Il “diavolo” va in pensione…e diventa Megadirettore Galattico: il futuro di Anna Wintour
- Postato il 13 luglio 2025
- Di Panorama
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Dame Anna Wintour, dopo 37 anni, lascia la carica di direttrice di Vogue America. Un terremoto, la fine di un’era, si apre un altro conclave. La papessa della moda, 75 anni, che ha dedicato la sua ultima copertina a Laura Sánchez Bezos, ha regnato con il polso di ferro e uno stakanovismo esemplare. Davanti a tale notizia, il mondo social percosso e attonito posta: «Leggenda», «Iconica. Onore e rispetto a una grande donna», «Senza di lei Vogue non ha più senso», «Anche il diavolo va in pensione», «Quarant’anni a guardare la moda in occhiali neri».
Ebbene sì, quegli occhiali scuri, che non si tolse neanche davanti alla Regina Elisabetta, servivano, come aveva dichiarato: «A nascondere cosa sto pensando». Il “bob” più famoso del mondo (la prima volta che si tagliò i capelli a caschetto con la frangia fu a 14 anni e da lì non cambiò mai. La cosa la dice lunga). Autorevole come un generale, gelida, impenetrabile come si addice a chi è nato sotto il segno dello Scorpione, di cui è proprio il potere di sorprendere e di pungere, di avvelenare e distruggere. “Nuclear Wintour” la chiamavano
in redazione per come sapeva fare saltare il banco, cacciare il vecchiume, imporre gli stilisti preferiti (americani, inglesi e il protégé John Galliano). L’inglese che per quasi mezzo secolo ha dettato il ritmo della moda iniziò la sua carriera a Vogue America nel novembre del 1988 con una cover dove una modella indossava un paio di jeans da 50 dollari (mai prima di allora) e una maglia di Christian Lacroix da 10 mila dollari. Tout se tient, alto e basso. Ogni outfit, così british, stivali pitonati, abitini a fiori longuette, collanone e spille catarifrangenti, furono osannati, copiati e ricopiati.
Si alzava all’alba per giocare a tennis, la sua passione. Alle feste si fermava 20 minuti esatti (genio) giusto il tempo del primo sbadiglio. A letto tutte le sere alle 22,15. Miranda Priestly ossia Meryl Streep in Il diavolo veste Prada l’aveva iconizzata, sua santità della moda, riuscendo, senza imitarla, a rendere il personaggio potente e detestabile. E ora che sta per arrivare il sequel sui social c’è chi dice: «Ha già spoilerato la seconda parte prima dell’uscita del film». E poi qualche acidità piove sul suo mirabile cappotto celeste pallido, quello dell’ultimo Met Gala: «Era la Margaret Thatcher della moda», «Direttrice per 37 anni: è una dittatura», «Assolutamente brava, ma basta però», «Una strega», «Era ora che andasse in pensione».
Veramente proprio in pensione non va. Nella migliore tradizione si ritira, restando. Sarà la responsabile dei contenuti globali di Condé Nast e direttrice editoriale globale di Vogue. Insomma un po’ come il Megadirettore Galattico di Fantozzi, uno e trino. Ma chi prenderà il suo posto? Non ci sono dubbi: sarà Jacqueline Follet, naturalmente.