Il Dalai Lama spegne 90 candeline e le voci sull'”ultimo Lama”: «Ci sarà un prossimo, ma nascerà fuori dalla Cina»
- Postato il 2 luglio 2025
- Di Panorama
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In occasione delle celebrazioni per il suo 90° compleanno, il Dalai Lama ha chiarito con fermezza che l’antica istituzione spirituale tibetana continuerà anche dopo la sua scomparsa, ponendo così fine a anni di incertezze e speculazioni su un possibile “last lama”. È la prima volta che Tenzin Gyatso, 14ª incarnazione del Dalai Lama, smentisce l’ipotesi che il suo sia l’ultimo ciclo di reincarnazione. «L’istituzione del Dalai Lama proseguirà», ha dichiarato in un messaggio registrato trasmesso durante le preghiere a Dharamshala, in India. Una posizione che, oltre ad avere un peso simbolico enorme, riaccende anche il delicato confronto con la Cina sul futuro del buddhismo tibetano.
Chi è il Dalai Lama
Tenzin Gyatso è stato riconosciuto come la reincarnazione del Dalai Lama all’età di due anni, nel 1937, e intronizzato ufficialmente nel 1940. È considerato la manifestazione terrena del bodhisattva della compassione, Avalokiteśvara, e rappresenta da secoli il massimo punto di riferimento spirituale per i buddhisti tibetani. Dopo l’invasione cinese del Tibet, nel 1959, è stato costretto a fuggire in India, dove ha fondato un governo in esilio con sede a Dharamshala. Da allora, ha condotto una battaglia pacifica per l’autonomia culturale del Tibet, promuovendo dialogo, non-violenza e diritti umani, che nel 1989 gli è valsa il Premio Nobel per la Pace. Oggi, all’età di 90 anni, è una delle figure religiose più rispettate al mondo.
L’annuncio al convegno religioso
Il messaggio sulla successione è arrivato durante un incontro spirituale alla vigilia del suo compleanno, davanti a monaci e leader buddhisti tibetani. Il Dalai Lama ha dichiarato che la scelta del suo successore dovrà avvenire «in accordo con le tradizioni buddhiste secolari» e che a supervisionare il processo sarà esclusivamente il Gaden Phodrang Trust, l’organizzazione fondata da lui stesso. Il riferimento è chiaro: nessuna autorità politica o statale, in particolare il governo cinese, potrà interferire nel riconoscimento della nuova reincarnazione. È un richiamo alla libertà religiosa, ma anche un tentativo di mettere le basi per un futuro spirituale solido e legittimato dalla tradizione.
Il successore nascerà fuori dalla Cina
Uno dei passaggi più rilevanti del discorso riguarda il luogo in cui nascerà il futuro Dalai Lama: secondo Tenzin Gyatso, sarà «fuori dalla Cina». Una dichiarazione netta, che ha lo scopo di prevenire ogni tentativo da parte di Pechino di insediare una reincarnazione “ufficiale” all’interno dei confini cinesi. «Solo una reincarnazione liberamente riconosciuta potrà essere accettata», ha affermato. Questa presa di posizione mira a proteggere l’integrità dell’istituzione dalla strumentalizzazione politica, garantendo che la guida spirituale sia scelta con criteri autenticamente religiosi e non imposti dall’alto.
Il contrasto con Pechino
Il governo cinese, che considera il Dalai Lama un separatista, ha reagito confermando la propria intenzione di esercitare il controllo sul processo di reincarnazione. Secondo la legge cinese, infatti, le autorità statali hanno il potere di approvare ogni reincarnazione religiosa riconosciuta pubblicamente. Si teme quindi che si possa verificare una doppia linea di successione: da un lato quella “ufficiale” sancita da Pechino e insediata in Tibet; dall’altro quella riconosciuta dal popolo tibetano in esilio e dalla comunità buddhista internazionale. Una frattura che potrebbe avere conseguenze geopolitiche, ma anche spirituali e identitarie molto profonde.