Il cucciolo di mammut Yana, ritrovato in Russia, ha 50mila anni

  • Postato il 1 aprile 2025
  • Di Panorama
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Si tratta forse dell’autopsia sull’essere vivente più antico della storia. L’hanno eseguita scienziati della North-Eastern Federal University di Yakutsk, città della Siberia, su un cucciolo di mammut di 50mila anni fa. L’esemplare, soprannominato “Yana”, è stato scoperto straordinariamente ben conservato perché il permafrost ha agito come una capsula del tempo naturale, preservando il suo corpo nella maggior parte dei dettagli.

Il permafrost è un suolo perennemente ghiacciato tipico delle zone artiche. Oggi si sta sciogliendo a un ritmo allarmante a causa del cambiamento climatico, ma nel contempo ci sta regalando l’emozione di vedere quasi intatti esemplari preistorici ben conservati, dai mammut ai leoni delle caverne fino agli antichi lupi. Sebbene queste scoperte offrano straordinarie intuizioni sugli ecosistemi del passato, sollevano anche preoccupazioni sui rischi ambientali e biologici associati allo scioglimento del permafrost.

I tessuti molli di Yana, la pelle, i peli, gli organi interni, e persino il contenuto dello stomaco, sono rimasti intatti. Di solito, quando una carcassa emersa dal permafrost inizia a scongelarsi, i saprofaghi (animali che si nutrono di carogne) ne cominciano a divorare i tessuti molli. Ma nel caso di Yana questo non è avvenuto. Solo le zampe posteriori sono quasi del tutto mancanti per i morsi di uccelli e piccoli mammiferi. I risultati preliminari dell’autopsia suggeriscono che Yana aveva meno di un anno quando è morta annegata in un fiume o in una palude. Poi il suo corpo sarebbe stato rapidamente sepolto nei sedimenti che ne avrebbero impedito la decomposizione. L’analisi del contenuto del suo stomaco ha rivelato tracce del latte della madre, insieme a materiale vegetale e terra. Ciò corrobora l’ipotesi che i giovani mammut, come i moderni cuccioli di elefante, integravano la loro dieta con piccole quantità di vegetazione.

Uno degli aspetti più entusiasmanti della scoperta di Yana è che c’è una possibilità concreta che potremo estrarne il suo Dna. Già altri genomi di mammut sono stati sequenziati per capire come i loro geni hanno contribuito ad adattamenti unici di questa specie, come la folta pelliccia e la resistenza al freddo dell’era glaciale. Sullo sfondo il sogno di utilizzare il Dna dei mammut per “resuscitare” questi giganti dei ghiacci tramite l’ingegneria genetica. Inserendo tratti simili a quelli dei mammut negli embrioni di elefante asiatico, gli scienziati sperano di creare una specie ibrida che un giorno potrebbe nuovamente vagare nella tundra artica. Per quanto questa idea sia controversa, è probabile che il genoma ben conservato di Yana potrebbe rivelarsi di aiuto negli sforzi di de-estinzione dei mammut. L’autopsia di Yana è quindi più di un semplice esame di un animale del passato: è una finestra su un mondo perduto, quello dell’era glaciale. Ogni scoperta di un animale ben conservato di quell’epoca ci aiuta a comprendere quali forze hanno plasmato gli ecosistemi di quell’era ma anche i fattori che hanno portato all’estinzione di queste maestose creature.

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Panorama

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