Il “costo” Landini. No ai rinnovi contrattuali, scioperi continui: così il segretario svuota le tasche degli iscritti alla Cgil
- Postato il 13 dicembre 2025
- Di Il Foglio
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Il “costo” Landini. No ai rinnovi contrattuali, scioperi continui: così il segretario svuota le tasche degli iscritti alla Cgil
Ogni iscritto alla Cgil (sono oltre 5 milioni di persone) dovrebbe inserire nel suo personalissimo bilancio un “costo Landini”. Ovvero quanto la leadership del segretario sta pesando contro gli stessi interessi economici degli iscritti al sindacato. Lo sciopero generale di ieri ne è stata un’ulteriore prova (per ogni giorno di sciopero il lavoratore perde una parte del salario). Ma i grandi ammanchi derivano dai continui no che Landini persiste a reiterare da quando c’è questo governo. Si va dalle ostruzioni sulla scuola alla sanità, passando per la ricerca e le funzioni centrali. In questo modo la Cgil si è opposta alla distribuzione di risorse che per i propri iscritti potevano superare il miliardo di euro all’anno.
In origine era stato il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo a denunciare, lo scorso marzo, come la Cgil bloccasse “20 miliardi di euro di aumenti ai lavoratori della Pa”. Quella trattativa è poi andata a buon fine, firmata da tutte le sigle tranne Cgil e Uil, e ha previsto aumenti medi di 165 euro lordi al mese per tutti i dipendenti. Non è noto il numero degli iscritti alla Fp Cgil nel comparto “funzioni centrali” ma secondo una stima conservativa che pone il numero di iscritti molto in basso, attorno alle 20 mila unità sulle 195 mila totali, si tratta comunque della rinuncia a circa 43 milioni di euro all’anno destinati ai propri iscritti. Così come la stessa sigla (mentre la Cisl ha detto di sì) ha rinunciato a firmare un altro accordo, quello per i dirigenti delle funzioni centrali, con un aumento medio lordo mensile di 558 euro per tredici mensilità, con punte di 980 euro per la prima fascia dirigenziale e 545 euro per la seconda. E il riconoscimento di arretrati di circa 9.400 euro fino a ottobre 2025. Non è tutto: perché al ministero della Pa stanno già imbastendo le trattative per i rinnovi nel triennio 2025-2027, a cui sono già stati destinati 5,5 miliardi. La Cgil, però, continua a remare contro.
Altri due corni importanti su cui ci sono state importanti novità in termini di rinnovi contrattuali sono gli ambiti medico e sanitario, in cui la Cgil vanta una cospicua rappresentanza. Per i dirigenti medici il rinnovo contrattuale stipulato all’Aran e a cui la Cgil ha detto di no ha previsto aumenti di 491 euro al mese per 13 mensilità e di arretrati medi per 6.500 euro, rivolti a oltre 137 mila medici dirigenti. Gli iscritti alla Fp Cgil Medici secondo gli ultimi dati disponibili (inizio 2017) sono oltre 7 mila. Facendo un calcolo si scopre che la Cgil si è opposta alla redistribuzione di oltre 90 milioni di euro all’anno ai suoi iscritti. Per quel che riguarda il comparto sanitario, invece, a giugno scorso il governo ha rinnovato con le principali sigle i contratti per il triennio 2022-2024: 172 euro in più per 13 mensilità. La Fp Cgil sanità (sempre secondo gli ultimi dati disponibili) ha circa 67 mila iscritti, il primo sindacato per indice di rappresentatività. Vuol dire essersi opposti a quasi 150 milioni di euro annuali destinati alla propria base. Anche in questo caso è una stima conservativa perché nel caso dei sanitari che lavorano nei pronto soccorso gli aumenti sono stati ancor più cospicui: oltre 520 euro al mese. La Cgil ha comunque negato la sua autorizzazione. Per quel che riguarda il comparto scuola e ricerca, invece, si è provveduto a un altro rinnovo contrattuale, per il triennio 2022-2024, che ha riguardato una platea di un milione e 286 mila dipendenti (oltre 800 mila dei quali docenti). In questo caso una categoria che aspettava da anni i rinnovi ha visto riconoscersi aumenti di circa 150 euro medi mensili per 13 mensilità, con punte di 185 euro medi mensili per gli insegnanti, calcolati in base all’anzianità di servizio, e 240 euro medi mensili per ricercatori universitari e tecnologi. La Flc Cgil è stata l’unica sigla a opporsi (le altre cinque hanno tutte firmato). In questo caso non è possibile calcolare gli aumenti per le diverse fattispecie lavorative all’interno del comparto, ma siccome gli iscritti alla Flc Cgil superano le 200 mila unità, la Cgil è come se avesse remato contro i circa 390 milioni di euro (come minimo) ogni anno destinati ai propri iscritti.
Ieri la Cgil ha esultato parlando di “mezzo milione di persone in tutte le piazze” e di adesione al 68 per cento (anche se nella Pa l’adesione è stata solo dell’8 per cento). E lo stesso Landini, riferendosi al governo, ha detto: “Fanno bene ad avere paura perché non ci fermano. Andremo avanti fino a quando questa battaglia l’avremo vinta”. Peccato che questi rifiuti abbiano rischiato di pesare (anche solo per aver ritardato e ostacolato il buon esito delle trattative, che poi c’è stato nonostante Landini) nelle tasche degli iscritti alla Cgil quasi un miliardo di euro all’anno. Prima o poi qualcuno di loro chiederà conto al segretario di questa opposizione a oltranza.
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