Il cortocircuito dei Verdi di Bonelli: parte civile nel processo Ilva contro Vendola che ora candidano in Puglia

  • Postato il 10 settembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un cortocircuito in corso dentro Alleanza Verdi Sinistra in Puglia. Tutto ruota attorno a Nichi Vendola, Angelo Bonelli e l’Ilva di Taranto. Da un lato l’ex presidente della Regione e il co-portavoce di Europa Verde vanno a braccetto, con il secondo candidato a consigliere regionale e il primo che lo ha difeso strenuamente di fronte alla richiesta di Antonio Decaro di tenersi fuori dalla contesa elettorale.

Dall’altro, Bonelli – attraverso il suo partito – si è costituito parte civile, ha chiesto un risarcimento di 400mila euro e la condanna penale di Vendola nel processo Ambiente svenduto. Una storia vecchia, si dirà. Invece no: il processo, infatti, dopo l’annullamento delle condanne stabilite a Taranto in primo grado, è ripreso a Potenza e si trova al momento in fase di udienza preliminare. Vendola è imputato per concussione con l’accusa di aver fatto pressioni sull’ex dg di Arpa Puglia Giorgio Assennato, ritenuto troppo duro nei confronti del siderurgico all’epoca gestito dalla famiglia Riva.

E proprio in questa nuova fase, i Verdi hanno depositato lo scorso marzo – come ricostruito da La Gazzetta del Mezzogiorno – l’atto di costituzione di parte civile richiedendo “la conferma della penale responsabilità e la condanna di tutti gli imputati (Vendola, i Riva e i dirigenti, ndr) in solido tra loro, alla pena di giustizia per tutti i reati loto rispettivamente ascritti, nonché al risarcimento dei danni patrimoniali nella misura di euro 200mila e di euro 200mila per danni morali”.

La costituzione dei Verdi è molto dura e richiama anche uno dei diversi scontri che negli anni hanno visto Bonelli e Vendola come protagonisti: “Diverse e molteplici sono state le iniziative intraprese, anche coinvolgere direttamente il governo a mezzo di lettere inviate al Presidente del Consiglio Monti. Numerose volte, ha presentato richiesta al Presidente della Regione Puglia Vendola Nicola di autorizzare una indagine epidemiologica al fine di identificare le cause che hanno determinato un numero considerevole di tumori e decessi anche in età infantile; la risposta di Vendola – è scritto nel documento di costituzione di parte civile – arrivò attraverso i giornali dove definì Bonelli un ‘avvoltoio che diffama e fa terrorismo psicologico’”.

Del resto, quando arrivò la condanna nel processo di Taranto poi cancellato, Vendola si difese parlando di “carneficina del diritto” e Bonelli invece definì la decisione della Corte d’assise di Taranto una fotografia della “politica” che “non ha controllato l’inquinamento in quella città”. E sostenne: “Quello che dice Vendola lo trovo inaccettabile, soprattutto se detto da chi dovrebbe accettare una sentenza, difendersi, ma non alterare la verità. Vendola attacca la giuria del processo dichiarando di essere tra gli agnelli sacrificali, ma a Taranto sono stati i bambini ad essere gli agnelli sacrificali. Sentire che l’ex presidente della regione Puglia definisce la giustizia ‘malata’ e che accusa i giudici di aver commesso un delitto è un grave atto di delegittimazione della magistratura al pari di quello che fa la destra quando va sotto processo come accaduto con Salvini”.

La vicenda giudiziaria di Vendola è ancora aperta. Anzi, ha fatto addirittura un passo indietro. I Verdi hanno confermato tutte le loro richieste davanti alla corte, appena sei mesi fa, eppure in queste settimane Bonelli ha prepotentemente difeso la candidatura al consiglio regionale pugliese di Vendola, definendola una “questione di democrazia” minacciando Decaro di “non accettare veti”. E, soprattutto, ha sottolineato pochi giorni fa a Coffee Break su La7: “Vendola è un patrimonio politico e culturale per la Puglia e per il Paese, non un nome che possa essere liquidato con un veto personale”.

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