“Il Comune di Bologna privatizza anche gli storici giardini di San Leo”. E la protesta blocca l’avvio dei lavori
- Postato il 16 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Manca solo un passo all’avvio del cantiere per la riqualificazione del Giardino San Leonardo a Bologna. È ufficialmente partito l’iter grazie a un patto di collaborazione tra Johns Hopkins University e Comune di Bologna, con il coinvolgimento del Quartiere Santo Stefano, della Fondazione per le Scienze Religiose e dell’Università di Bologna. L’intervento, curato dallo Studio Betarchitetti per conto di Johns Hopkins University – ateneo privato statunitense con sede europea a Bologna – si inserisce in una strategia di rigenerazione urbana del comparto San Leonardo. Il progetto, però, è ancora nel pieno delle polemiche degli ambientalisti che denunciano l’impatto su uno degli ultimi spazi verdi liberi del centro storico, frequentato quotidianamente da studenti, residenti, famiglie e associazioni. Ma anche sul verde esistente che verrà abbattuto per fare spazio all’ampliamento della caffetteria dell’università americana.
In tutto si tratta di tre allori tutelati che verranno rimossi e sostituiti con sei nuovi esemplari diversi. Cosí è nato un “Comitato contro la privatizzazione del Giardino di San Leonardo” che ha giá lanciato una petizione e organizzato proteste settimanali per chiedere il ritiro del progetto. Ma il patto di collaborazione è già stato firmato. Proprio a partire dall’impatto sulla comunità, il Comitato ha messo in fila le proprie richieste e le ha presentate pubblicamente. Tra i punti di polemica, la trasformazione di “uno spazio di socialità spontanea” in “uno spazio di consumo condizionato dal reddito”. Ma anche quella che viene definita una “privatizzazione strisciante” di un bene comune. «Il Giardino di San Leonardo – scrivono in un comunicato – è uno degli ultimi angoli verdi liberi del centro storico. È piccolo, imperfetto, ma vivo: un luogo di ombra, incontro, chiacchiere, bambini che giocano». Un giardino che rappresenta «memoria collettiva e comunità e resiste nonostante anni di incuria». Da ultimo, la denuncia di «un abbandono strumentale» dove «si lascia un giardino degradarsi per anni, così poi lo si dichiara “insostenibile” e si impone una trasformazione già decisa, senza un confronto vero».
Il progetto della Johns Hopkins prevede l’allargamento della propria caffetteria verso il giardino in cambio della riqualificazione dell’area verde. Saranno abbattuti 3 allori tutelati ubicati sul muro di confine con la Johns Hopkins, che verrebbero sostituiti da 4 betulle, uno storace e un pero. Il progetto include anche una riconfigurazione dello spazio con una piazza polifunzionale in grado di ospitare eventi e festival, l’abbattimento del muro di recinzione del Giardino per portarlo a livello strada e il rinnovo di tavoli, panchine e illuminazione. Una cittadella commerciale in una zona centrale che però non mette tutti d’accordo, a cominciare dagli abitanti del quartiere Santo Stefano. Il Comitato ha poi messo in discussione lo stesso procedimento seguito dal Comune per arrivare all’approvazione. Ritirare il progetto e aprire un tavolo pubblico vero è l’obiettivo degli ambientalisti. «Per la realizzazione del progetto – continua il Comitato – è necessario demolire parte del muro di confine per estendere dentro al giardino la caffetteria, con tavolini, plateatico, pavimentazione, gazebo. Uno spazio di socialità spontanea diventerebbe uno spazio di consumo condizionato dal reddito». E sulla promessa di “apertura” della Johns Hopkins: «nessun cittadino può entrare liberamente nella Johns Hopkins né usare le aule, i cortili, le biblioteche, i servizi interni. Quello spazio resta chiuso, riservato, controllato. E allora di quale apertura parliamo?».
Di tutt’altro avviso l’assessore all’urbanistica Raffaele Laudani: «Il giardino San Leonardo è un luogo molto amato dalla città, in molti lo abbiamo frequentato da studenti. Ma è indubbio che necessiti di lavori di manutenzione straordinaria», spiega Laudani alla stampa. «L’intervento della Johns Hopkins va visto in questo senso: come un modo di aprirsi e integrarsi maggiormente alla città, rendendo i due spazi più porosi e permeabili, oltre che un modo per restituire qualcosa alla comunità che da tanti anni la ospita». E la risposta ufficiale del Comune rilancia: «Il giardino San Leonardo è e resterà pubblico. Esattamente come oggi». Il Comune smentisce categoricamente che sia in atto una privatizzazione: «L’apertura dell’affaccio del bar dell’Università Johns Hopkins, già attivo per gli studenti dell’Università, rappresenta un presidio in più per il giardino, ma non inibirà l’uso del giardino in alcun modo. Per essere chiari: non sarà obbligatorio consumare alcunché, ed ognuno potrà liberamente fruire del parco, esattamente come oggi». La tensione è esplosa mercoledì 16 luglio con il blocco del cantiere da parte degli attivisti, che denunciano come gli scavi nell’area privata della Johns Hopkins stiano già devastando le radici degli allori e non siano autorizzati. «Giú le mani dal san Leo, fermiamo questa privatizzazione strisciante», è l’appello lanciato con l’intenzione di continuare a bloccare i lavori anche nei prossimi giorni.
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