Il complesso rapporto tra Trump e Musk
- Postato il 5 giugno 2025
- Di Panorama
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Non è certo passata inosservata la tensione recentemente registratasi tra Donald Trump ed Elon Musk. Il Ceo Tesla ha infatti duramente criticato la legge di spesa, fortemente sostenuta dal presidente americano, definendola un “abominio disgustoso”.
Approvata il mese scorso dalla Camera, la norma è adesso al vaglio del Senato, dove alcuni esponenti repubblicani ne lamentano l’eccessivo costo. Il pacchetto prevede energici tagli fiscali e un aumento dei finanziamenti tanto al controllo della frontiera quanto alle forze armante. Contiene anche riduzioni della spesa pubblica per 1,6 trilioni di dollari: una cifra tuttavia che, secondo i repubblicani riottosi, risulterebbe troppo esigua. Nel complesso, costoro ritengono che il provvedimento aggraverebbe in modo eccessivo il già cospicuo debito pubblico statunitense: una critica, questa, che trova concorde Musk.
Tuttavia attenzione: la questione della legge di spesa è soltanto l’ultimo degli attriti verificatisi tra Trump e il Ceo di Tesla. Un paio di mesi fa, costui si era infatti lamentato dei dazi promossi dalla Casa Bianca contro l’Ue. E, in tal senso, aveva avuto delle tensioni anche con Peter Navarro: consigliere economico del presidente americano, da sempre favorevole a una linea drasticamente protezionista. Non è poi un mistero che, da capo del Doge, Musk avesse portato avanti una linea molto energica per il taglio alla spesa pubblica: circostanza, questa, che aveva irritato vari ministri. Ciò detto, non bisogna neanche dare per scontata una rottura totale tra Trump e Musk. Il rapporto tra i due si profila infatti piuttosto articolato. E, per comprendere al meglio la situazione, è necessario andare oltre i singoli dossier, per guardare al quadro complessivo. Ebbene, sotto tale aspetto si registrano due fattori strutturali: uno che divide e l’altro che avvicina i due protagonisti di questa vicenda.
Innanzitutto, bisogna sfatare un mito. Come noto, Musk, nei suoi tagli energici alla spesa pubblica, si è spesso ispirato a Javier Milei: una figura che talvolta in Italia è stata presentata come il “Trump argentino”. Ecco, le cose non stanno esattamente così. Senza dubbio il rapporto tra Trump e Milei è solido: i due giocano d’altronde di sponda su vari dossier (dalla lotta all’ideologia woke a una postura guardinga nei confronti della Cina). Ciononostante, sull’economia si tratta di figure differenti. Milei, che si definisce un anarco-capitalista, è un fautore dello Stato minimo: orientamento, quest’ultimo, che non si trova in Trump. Certo, l’attuale presidente americano è deciso a ridurre la spesa pubblica in determinati settori e agenzie (si pensi soltanto alle sue crociate contro il Dipartimento dell’Istruzione e Usaid). Dall’altra parte però, oltre a essere un fautore dei dazi come strumento negoziale, Trump deve di fatto gestire un impero, oltre a garantire fondi a sostegno della competizione statunitense con Pechino. E ciò lo porta a un atteggiamento contrario ai tagli generalizzati.
È dunque questo il nodo strutturale, venuto al pettine nel rapporto tra il presidente americano e Musk. Un nodo che, per quanto in modo apparentemente paradossale, ci introduce però all’elemento che tiene legate queste due figure. Musk, tramite SpaceX, vanta storicamente stretti legami con gli apparati della Difesa dell’impero americano. Dall’altra parte, il Pentagono fa molto affidamento sulla tecnologia elaborata dal magnate: non è un mistero che le alte sfere della Difesa statunitense vedano proprio in Musk un asset strategico nella competizione geopolitica e tecnologica con Pechino. In questo senso, è probabile ipotizzare che il rapporto tra Trump e lo stesso Musk si svilupperà in modo dialettico in futuro. Ma, al contempo, è anche vero che l’uno ha, per così dire, bisogno dell’altro. Il che lascia intendere che probabilmente, pur al netto di qualche fibrillazione, la relazione politica tra i due non deraglierà irreparabilmente, come suggerisce oggi qualcuno.