Il Comitato Olimpico Statunitense esclude gli atleti transgender dalle competizioni femminili: accolta la direttiva di Trump

  • Postato il 23 luglio 2025
  • Di Virgilio.it
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Alla fine è passata la linea dettata da Donald Trump: il Comitato Olimpico e Paralimpico Statunitense (USOPC) ha infatti comunicato alle federazioni di nuoto e atletica leggera (e ad altre “minori”, ma comunque coinvolte dal procedi,mento) di rispettare l’obbligo esecutivo emesso dal tycoon, con il quale ogni atleta di sesso maschile dovrà essere escluso da qualsiasi competizione femminile. Un provvedimento che mira a colpire quegli atleti transgender che hanno generato tanti malumori all’interno di numerosi comitati, dal momento che la casistica ha visto molti uomini diventati donna dominare le competizioni nelle gare femminili.

Fondi negati e rischio esclusione per chi non si allinea

Trump non è nuovo a certe sparate, anche in ambito sportivo (si pensi alla querelle legata alla denominazione delle franchigie di Washington nel football e Cleveland nel baseball, tacciate di aver rinnegato le proprie origini abbandonando i vecchi appellativi di Redskins e Indians su invito di alcune organizzazioni pro nativi d’America).

La crociata contro gli atleti transgender però parte da lontano e ha avuto una sorta di accelerazione a seguito dei record ottenuti di recente da Lia Thomas, la prima atleta transgender a conquistare un titolo di NCAA Division I. Proprio una lettera inviata dalla NCAA aveva innescato il caso: chiedeva agli atenei di cancellare ogni record fatto registrare da Lia Thomas, e pertanto è diventata una sorta di casa di giurisprudenza per tutti gli altri atenei americani.

Trump ha colto la palla al balzo e ha deciso di emettere un ordine esecutivo col quale obbliga tutte le università a rispettare il nuovo regolamento che mira a escludere atleti transgender. Chi non osserverà la direttiva rischia di perdere fondi consistenti per lo svolgimento delle attività correnti, col rischio anche di vedere alcune organizzazioni escluse dalle competizioni stesse. Insomma, linea dura fino in fondo, e senza sconto alcuno.

Le ragioni dell’USOPC e la protesta dei movimenti transgender

L’USOPC ha già avviato una serie di colloqui con i funzionari federali per cercare di assecondare le richieste fatte dal governo repubblicano. “Come organizzazione a statuto federale, abbiamo l’obbligo di rispettare le direttive uscite in ambito federale”, si legge in una nota dell’AD dell’organizzazione olimpica americana, Sarah Hirsland, firmata anche dal presidente Gene Sykes.

“La nostra politica sottolinea l’importanza di garantire ambienti di competizione equi e sicuri per le donne. Tutti gli organi di governo nazionali sono tenuti ad aggiornare le proprie politiche applicabili in linea con le nuove disposizioni”.

Il National Women’s Law Center ha immediatamente rilasciato una dichiarazione in cui condanna la decisione attraverso la presidente e amministratore delegato dell’organizzazione Fatima Goss Graves: “Cedendo alle richieste politiche, l’USOPC sta sacrificando le esigenze e la sicurezza delle proprie atlete”. Ma in tanti hanno applaudito alla decisione fortemente voluta da Trump. Il problema negli USA è molto sentito e tanti sportivi hanno deciso di volerci vedere chiaro.

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