Il civismo non si esaurisce con le liste civetta. L’intervento di Vaiani

  • Postato il 8 agosto 2025
  • Politica
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Un intervento del prof. Pino Pisicchio, intitolato “Il trionfo delle liste civiche non ha nulla di civico” apparso su Domani, ci ha spinto ad alcune riflessioni sull’importanza cruciale del civismo nella nostra storia democratica e costituzionale.

Ricordiamo che in tutta la Repubblica, nelle elezioni comunali e regionali, la presenza di liste civiche locali, nel senso lato di formazioni prive di simboli di partito, è un fenomeno antico e consolidato, semplicemente incomprimibile, espressione del diritto-dovere costituzionale dei cittadini di attivarsi per scegliere i propri amministratori locali.

Questa presenza civica non è in crescita solo perché i partiti stessi promuovono liste civiche che in realtà sono liste civetta dietro le quali essi nascondono la propria impopolarità, quelle che Pisicchio chiama liste “ancillari” di uno dei due campi in cui si vorrebbe polarizzata la vita politica italiana.

Sta crescendo piuttosto un civismo libero e autonomo, in gran parte indipendente se non in aperta polemica con le piramidi politiche del centrosinistra e del centrodestra. E questa è una buona notizia. Un civismo che, sia chiaro, se dalla crisi dei due poli rinascesse una piramide politica di “centro”, sarebbe indipendente anche da essa. Un civismo che sarebbe quanto meno ingeneroso liquidare come espressione di “potentati locali”.

Il civismo migliore è espresso da candidati liberi e autonomi che emergono e talvolta, almeno in ambiti territoriali ristretti, riescono a scardinare il bipolarismo, perché sono portatori di valori, culture, competenze e soluzioni ai problemi della propria comunità locale.

Poiché non esistono soluzioni “italiane” ai problemi dei tanti e diversi territori italiani, questo civismo locale è indispensabile.

I media ci bombardano con gli slogan agitati da pochi capi politici italiani, per uno dei quali dovremmo “tifare”, ma nessuno di questi slogan, da diversi decenni, produce buona politica per risolvere i problemi che si accumulano nelle periferie. Intendiamoci: di tifosi i capi politici italiani ne hanno ancora parecchi, ma ormai la rottura con questa politica italiana e i suoi slogan generici, per due cittadini su tre, è profonda e, al momento, appare irreversibile.

Il civismo di cui parliamo non è riportato dalla “piena” dell’antipolitica o del populismo. Ha radici culturali e politiche molto profonde: l’autonomismo antifascista ed europeista ispirato dalla Carta di Chivasso del 1943 (quello che i leghisti e i loro alleati hanno incredibilmente tradito); il fiume carsico, che potremmo chiamare “olivettiano”, dei civismi laici sempre in cerca di innovazione e bellezza, sensibili al richiamo della “campana” della humana civilitas, che risuona in ogni territorio; il socialismo autonomista di Giacomo Matteotti; la passione civile per le autonomie locale tipica del cristianesimo-sociale.

Il civismo che ha tali radici può generare nuove autonomie personali, sociali, territoriali, in Italia e in Europa, per noi e per le generazioni future.

Mi permetto di contraddire Pisicchio su un ultimo punto: con leggi elettorali più giuste, alcuni esponenti di questo civismo migliore potrebbero davvero riuscire a partecipare alla politica italiana ed europea, come indipendenti e come innovatori.

Noi di Autonomie e Ambiente ci crediamo e per questo siamo in dialogo e al lavoro con altre reti del civismo, della solidarietà, del rilancio della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Autore
Formiche

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