Il cavo spezzato, i freni e la cabina che precipita: l’incidente della funivia del Faito e le similitudini con il Mottarone
- Postato il 18 aprile 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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La fune traente che si spezza mentre il viaggio è quasi terminato in quota e i freni che per qualche ragione non funzionano: così la cabina sbatte a tutta velocità contro il pilone e si sgancia dal sistema di cavi precipitando nel dirupo. L’incidente della funivia che collega Castellammare di Stabia al monte Faito ricorda da vicino la dinamica vista sulla Stresa-Mottarone. Quattro morti, giovedì, in Campania, tredici vittime sulla sponda piemontese del lago Maggiore il 23 maggio di quattro anni fa.
Dall’inchiesta sulla tragedia nel Verbano è emerso che la fune si spezzò a causa del degrado, causato dalla cattiva manutenzione, e che il freno di emergenza non si attivò perché bloccato con dei “forchettoni”, un escamotage attuato poiché il sistema frenante non funzionava bene e faceva spesso fermare la funivia durante i viaggi. Cause che al momento non posso ovviamente essere associate all’incidente del monte Faito nel quale hanno perso la vita 4 persone, mentre una quinta versa in gravi condizioni. Anzi, secondo l’Eav, il gestore dell’infrastruttura, era stata effettuata manutenzione ordinaria e straordinaria nel periodo di inattività che ci si era concluso dieci giorni fa.
Tuttavia la dinamica richiama in pieno quella della funivia del Mottarone che come quella del Faito aveva riaperto da poco al pubblico. Nel 2021 e anche giovedì è stata la cabina più a monte ad avere la peggio: spezzatasi la fune traente, il vagone ha iniziato una corsa verso valle andando a schiantarsi contro un pilone per poi sganciarsi dall’infrastruttura precipitando al suolo. Anche scorrendo la nazionalità delle vittime – una coincidenza – si rintraccia una similitudine: in entrambi i casi alcune delle persone che hanno perso la vita o sono rimaste ferite erano israeliane. Toccherà ora alla procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso ricostruire le cause e le eventuali responsabilità dell’incidente.
L’inchiesta, ancora senza indagati, ipotizza i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Le stesse accuse – oltre ad attentato alla sicurezza dei trasporti – vengono contestate dalla procura di Verbania al titolare della società Ferrovie del Mottarone che gestiva l’impianto, Luigi Nerini, al direttore d’esercizio Enrico Perocchio, al caposervizio Gabriele Tadini e altre due persone. L’indagine è stata nuovamente chiusa dai magistrati con una richiesta di rinvio a giudizio dopo un primo braccio di ferro tra la procura e il giudice per l’udienza preliminare sui capi d’imputazione.
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