Il caso Zangrillo, ecco la prova che ai dem prudono le mani

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Il caso Zangrillo, ecco la prova che ai dem prudono le mani

Una domanda: come mai mentre dal palco di Atreju, la festa di Fdi, è passato pratica- mente chiunque – da Enrico Letta a Matteo Renzi, fino a Fausto Bertinotti – senza particolari spargimenti di sangue o polemiche, alla festa del Pd di Torino il primo storico invitato di un governo di centrodestra deve uscire dalla sala tra fischi e insulti? Da notare che il soggetto al centro della gazzarra è Paolo Zangrillo, ministro di Forza Italia, ovvero un politico di posizioni moderate, non certo un polemista noto per le sue uscite estreme che possa prestare il fianco alla facile scappatoia “era lui che provocava”. Eppure il tentativo di rovesciare le responsabilità è già in atto, come dimostrano le parole del vicepresidente del Senato Anna Rossomando, presente al dibattito per confrontarsi con il forzista: «Il Centrodestra mostra un certo nervosismo». Il Centrodestra è nervoso. I Dem, belli rilassati, urlano e insulta no. La ricostruzione dei fatti la trovate nell’intervista di Pietro Senaldi a Zangrillo qui sopra. Riguardo invece alle ragioni di quanto successo, proviamo a ricavare un paio di considerazioni.

La prima: come su Libero evidenziamo da qualche tempo, il Pd sta scivolando precipitosamente verso sinistra. Questo nel tentativo di tenere incollate le truppe di Giuseppe Conte, il quale invece continua a prendere a pesci in faccia Elly e compagni, e di non lasciare spazi a Bonelli e Fratoianni, che invece continuano a crescere. Dopo la polemica su Charlie Kirk, Zangrillo è stato contestato anche per aver insistito sull’opportunità dello sgombero di un centro sociale di Torino, Askatasuna, noto per la sua vicinanza alla galassia No Tav. Sono queste le realtà che il Pd vuole difendere?

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Seconda considerazione: nel corso di questo scivolamento gli uomini di Schlein stanno perdendo il contatto con alcune basi dell’educazione democratica, per non dire dell’educazione e basta. Il confronto di idee che diventa rissa, la posizione altrui deformata in attentato alla democrazia, senza risparmiare il millesimo allarme fascismo. L’ombra del Duce incombe su chiunque si discosti di mezzo millimetro dalla linea del correntone di maggioranza Pd. Ed ecco che Zangrillo diventa quindi pericoloso, non un avversario politico ma un nemico cui urlare in faccia. Le feste Dem sono queste? Non stupisce che il Pd faccia ormai fatica a organizzarle, per mancanza di volontari, anche nelle piazze storiche. Degli eventi marginali sempre più rivolti a una cerchia di fedelissimi con le mani che prudono. L’esatto opposto di quel di cui parla Elly Schlein quando a Bologna descrive un partito «orgoglioso di tutte le sue storie e di tutte le sue culture. Una grande forza plurale».

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Autore
Libero Quotidiano

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