Il caso Lavia scuote il volley tra indennizzi ai club e lo "spettro" di clausole per non andare in nazionale

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Di Virgilio.it
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L’infortunio di Daniele Lavia ha aperto il vaso di Pandora. Perché tutti nell’ambiente del volley sospettavano che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato: su chi deve ricadere la “colpa” e il peso economico di un infortunio procurato nel corso di un ritiro estivo con la nazionale? Questione spinosa, peraltro mutuata in qualche modo anche dal mondo del calcio (che l’affronta in maniera differente: poi spieghiamo come), e che di fatto rende molto complessa una dinamica che negli anni a venire potrebbe anche portare a decisioni clamorose, come appunto la “clausola” che vieterebbe ai giocatori di rispondere alle convocazioni delle nazionali.

La seconda operazione, i tempi di recupero incerti (e più lunghi)

In questo caso la parte lesa è l’Itas Trentino, che da campione d’Italia si ritrova orfana del suo schiacciatore titolare (in coppia con Michieletto) e che con ogni probabilità non lo riavrà per tutta la stagione. Perché la seconda operazione alla mano destra alla quale il giocatore si è dovuto sottoporre (le ossa del mignolo non si sono ricalcificate bene, e pertanto s’è reso necessario un secondo intervento) di fatto obbligherà Lavia a star fermo fino a gennaio, e soltanto allora si potrà capire come ricominciare gradualmente la preparazione.

Pensando al fatto che la stagione dei club si chiude nella prima metà di maggio, rischiare di riportarlo in campo frettolosamente sarebbe quanto di più sconsigliato possa esistere al mondo. Chiaramente però l’Itas vuol far valere le proprie ragioni: il contenzioso aperto con la FIPAV è destinato ad avere ancora più terreno fertile, con la società decisa ad andare fino in fondo per ottenere quello che ritiene essere “un giusto risarcimento”. Perché Lavia s’è infortunato durante un allenamento di preparazione al mondiale, e secondo lo staff tecnico di Trento non avrebbe dovuto rischiare di farsi male in un esercizio in palestra definito “troppo rischioso”.

Il calcio ha fatto scuola: gli indennizzi di FIFA e UEFA

Anche il calcio in passato s’è ritrovato a fare i conti con uno scenario simile. La FIFA e la UEFA, dal 2012, hanno adottato un protocollo che prevede che in caso di infortuni sono previste delle “tariffe” di indennizzo per i club. Si può arrivare al massimo a 7,5 milioni di euro, calcolando un risarcimento giornaliero “proporzionale” che è pari a 20.548 euro per ogni giorno di allenamento saltato dopo i primi 28 giorni di invalidità (di fatto, se un giocatore s’infortuna in nazionale e sta fermo un mese non c’è alcun indennizzo: scatterebbe a partire dal 29esimo giorno).

Risarcimento che si basa sullo stipendio fisso che ogni club paga al singolo giocatore infortunato. Non importa se l’infortunio sia avvenuto in partita o allenamento: fa fede la data di arrivo in ritiro durante la finestra delle nazionali.

L’incentivo… al contrario: più soldi per non andare in nazionale?

Il mondo del volley potrebbe mutuare presto questa norma e farla sua, con tutte le dovute accortezze legate ad aggiustamenti economici e quant’altro. Al momento però la FIVB non prevede forme di indennizzo, e per questo l’Itas Trentino ha deciso di “vedersela” con la FIPAV per provare a trovare una soluzione.

Ma Bruno Da Re, dirigente con una visione sempre a lungo termine e piuttosto illuminata, in qualche modo avrebbe già cominciato a delineare una nuova via: quella di poter invogliare i giocatori a rinunciare ad aggregarsi alle selezioni nazionali semplicemente inserendo un’apposita clausola all’interno del contratto, e naturalmente pagandola quanto dovuto. Una sorta di incentivo “a non andare”: per preservare l’investimento effettuato su determinati giocatori, ci si sobbarca qualche spesa in più pur di evitare il rischio di perderlo per mesi, o addirittura per una stagione intera come nel caso di Lavia (per il quale, va detto, c’è chi teme addirittura una fine anticipata della carriera).

Un’ipotesi estrema, ma che potrebbe realmente diventare realtà in un mondo, quello del volley, dove i costi sono in espansione, anche in ragione di un’attenzione sempre maggiore. Trento s’è ritrovata una “bomba” deflagrata in casa: sul mercato non ci si sono schiacciatori liberi in grado di sopperire all’assenza di Lavia, e la partenza a rilento in Superlega (l’Itas è quinta a -6 dalla capolista Verona, con due gare vinte e due perse) è una prima conseguenza diretta della mancanza di un titolare di tale peso (e c’è pure Sbertoli alle prese con un problema alla spalla rimediato sempre in nazionale).

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Virgilio.it

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