Il caso Garofani: la tavolata tra romanisti, la mail anonima e i dubbi sulla registrazione. Cosa sappiamo (e cosa no)
- Postato il 20 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo venti minuti di colloquio al Quirinale tra Meloni e Mattarella la parola d’ordine che, in serata, si triangola da Palazzo Chigi, Colle e Fratelli d’Italia è una: “Il caso è chiuso“. Si capirà nei prossimi giorni se la tregua si tradurrà in pace dopo il caso delle frasi pronunciate (e pubblicate da La Verità) dal consigliere del Capo dello Stato Francesco Saverio Garofani. Intanto i contorni della vicenda vengono pian piano chiariti ma rimangono ancora molti dubbi, a partire dalla fonte dell’articolo pubblicato dal giornale diretto da Maurizio Belpietro. Ma anche la possibile esistenza di una registrazione audio di quelle frasi sul presunto “piano anti-Meloni” che ha provocato la reazione di Fratelli d’Italia e l’immediata replica irritata del Quirinale.
Il convegno e la cena romana
Mercoledì, in un’intervista al Corriere della Sera, Garofani ha confermato le sue parole anche se ha cercato di minimizzare: “Era una chiacchierata in libertà tra amici”. Ma dove e quando è avvenuta? Il contesto è un ristorante della Capitale, Terrazza Borromini, con affaccio su piazza Navona. Vicino al consigliere di Mattarella per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa c’erano tre o quattro persone, intorno altri 4-5 tavoli in una sala interna, non riservata. Una cena alla quale hanno partecipato alcune delle persone che avevano poco prima preso parte a un evento di solidarietà organizzato da Luca Di Bartolomei, per l’associazione intitolata a suo padre Agostino (ex campione della Roma), che offre borse di studio ai giovani in difficoltà, per farli studiare e praticare sport. Tanti i volti noti che hanno partecipato al convegno al Tempio di Adriano. Come riporta Repubblica, c’erano il conduttore di Di Martedì Giovanni Floris, il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, manager e giornalisti. C’era anche Lando Maria Sileoni, recentemente intervistato da Panorama – diretto, come La Verità, da Belpietro – e presentato come “indiscusso leader della Fabi, il più potente sindacato dei bancari italiani”.
La tavolata tra romanisti
“Ma quale complottone contro il governo… Io sono anni che lavoro in contesti prossimi alla politica e so riconoscere quando una discussione fa un salto di scala, diventa sensibile. Invece ho letto delle cose campate in aria, costruite in maniera totalmente artificiosa. Sono stati estrapolati pezzi di conversazione, anche di soggetti diversi”, commenta in un’intervista a Repubblica Luca Di Bartolomei, l’organizzare la cena che si dice “amareggiato” per la polemica scaturita da quell’evento. Definendola “solo una tavolata tra vecchi amici romanisti” Bartolomei sottolinea: “Sappiamo tutti chi è Francesco, a cui sono legato da molti anni da affetto e stima. Quale sia il suo stile. È la persona più moderata e più istituzionale che abbia mai conosciuto. Uno cui non ho mai sentito dire una parolaccia in vita, per dare un’idea del tipo. Figuriamoci i complotti”, aggiunge.
La mail anonima inviata ai giornali di destra
Alla base dell’articolo pubblicato da La Verità vi sarebbe una segnalazione anonima. Una e-mail, firmata da tale Mario Rossi, e inviata domenica nel primo pomeriggio ad alcuni quotidiani di destra. L’ha ricevuta, di certo, il Giornale di Alessandro Sallusti, come da lui stesso confermato. Ma quel messaggio di posta elettronica anonimo inviato dall’indirizzo stefanomarini@usa.com viene cestinato dal quotidiano di Sallusti. La Verità, invece, pubblica integralmente l’intero testo (senza alcuna modifica) e lo firma con la pseudonimo Ignazio Mangrano, giornalista che non esiste. Il titolo in prima pagina è: “Il piano del Quirinale per fermare la Meloni”, accompagnato da un articolo dello stesso direttore Belpietro.
“Conosciamo la fonte, non è un Mario Rossi”
Ma come mai La Verità ha dato credito al contenuto di una segnalazione anonima? Garofani “era al ristorante e una persona vicina a noi ha sentito tutto”, sottolinea il condirettore de La Verità Alessandro De Manzoni – ospite di Un giorno da pecora, sui Rai Radio1 – che polemizza con il quotidiano di Sallusti: “Pensa che avremmo fatto tutto questo sulla base di una lettera anonima? E se fosse vero, come mai il Giornale non c’è andato dietro?”. “Conosciamo la fonte“, ribadisce De Manzoni, “non è un Mario Rossi. Temo ci sia un po’ di invidia in quel pezzetto del Giornale”.
La registrazione audio
Rimane poi un ultimo dubbio. Il sospetto che possa esistere un registrazione audio di quelle dichiarazioni del consigliere del Colle pronunciate nel ristorante romano. Il condirettore del La Verità non lo esclude, anzi: “È possibile…“, risponde De Manzoni a Un giorno da pecora. È uno dei tasselli mancanti di questo caso che ha provocato uno scontro inaspettato tra Quirinale e Palazzo Chigi.
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