Il Campidoglio dà il via libera allo studentato privato a partire da 600 euro. Le proteste: “Suite a prezzo pieno”
- Postato il 26 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Passa in Campidoglio la delibera per la maxi-riqualificazione degli ex Mercati generali a Ostiense: 90mila metri quadri di superficie, 2.056 posti letto, 544 dei quali a canone calmierato. Un piano del gruppo imprenditoriale Lamaro-Toti e dal fondo statunitense Hines, che investirà 380 milioni per un’opera definita di “interesse pubblico”, ma che, conti alla mano, produrrà utili per oltre un miliardo di euro nell’arco dei 60 anni di concessione. E proprio qui sta il nodo. “Con 32 milioni di incassi l’anno, il privato rientra dell’investimento in meno di vent’anni, poi ci sono altri 40 anni di rendita”, ha denunciato in Aula dall’opposizione il capogruppo di Fdi Giovanni Quarzo. “Parliamo di 1,1 miliardi di utile. E se dimezzasse i canoni calmierati a 300 euro? Perderebbe solo 100 milioni. Non è marxismo, è decenza”. Gli alloggi previsti per gli studenti avranno canoni da 600 euro al mese per i posti calmierati e 1.200 euro per i mini-appartamenti a mercato, tutto incluso: guardiani, utenze, condominio e Wi-Fi.
Un “campus di lusso”, che ricorda il caso dell’ex dogana, per l’opposizione e per i movimenti studenteschi, che da giorni presidiano l’Aula Giulio Cesare. “Noi non vogliamo un albergo per studenti danarosi ma residenzialità pubblica. Stanze accessibili, non suite a prezzo pieno. Non si può spacciare un fondo immobiliare privato per diritto allo studio” ha attaccato l’associazione Studenti alla Terza. E questo conduce a un altro punto controverso: la clausola, inserita da Hines nella manifestazione di interesse, in cui si precisa che gli alloggi sfitti potranno essere convertiti “all’uso ricettivo libero”. Un elemento che, per la consigliera comunale del M5s Linda Meleo, conferma la natura speculativa dell’intervento: “Parliamo di uno studentato privato che risponde a logiche di profitto. Stiamo drogando il mercato immobiliare romano”. Ancora più espliciti i consiglieri del centrodestra: “Una speculazione sul modello Sala”, ha attaccato il meloniano Stefano Erbaggi, richiamando il caso milanese delle residenze universitarie “travestite da hotel”.
Anche la Cgil ha preso posizione:“A Roma ci sono 200mila universitari, ma appena 3.000 posti letto pubblici. I fuori sede sono 70mila e affittare una casa è diventato un lusso. Oggi un letto privato costa in media 500 euro, spesso senza garanzie minime. Se questo studentato affitterà camere da 600 a 1.200 euro, come annunciato, l’impatto sarà devastante sul mercato e non si capisce come possa conciliarsi con la finalità di pubblico interesse riconosciuta al progetto” denuncia il sindacato. Per questo la Camera del Lavoro, assieme a Cgil Roma e Lazio, ha chiesto un tavolo con Comune e Regione, per “garantire il diritto allo studio e riportare il progetto alla sua originaria funzione pubblica”. Sotto accusa anche il fatto che, pur trattandosi di un progetto interamente finanziato da soggetti privati, il Comune abbia riconosciuto l’interesse pubblico, così da esentarlo da oneri urbanistici. Il Comune mantiene il diritto di superficie, ma solo tra 60 anni potrà rientrare in possesso dell’intero complesso, residenza inclusa.
Il fronte del no in Aula Giulio Cesare è stato compatto. Il centrodestra ha bocciato la delibera parlando di speculazione mascherata. “Si crea una rendita per pochi, non una risposta ai bisogni degli studenti. Nessuna trasparenza sulle clausole accessorie, e l’Anac ha già chiesto chiarimenti sulla sostenibilità economica” ha attaccato Fabrizio Santori della Lega. Dello stesso avviso l’ex sindaca Virginia Raggi: “Un altro studentato per benestanti, in una zona già satura. Diciamolo chiaramente: è turismo mascherato. Lo scrivono loro stessi, le camere sfitte saranno trasformate in strutture ricettive”. A difendere il progetto è rimasta solo parte della maggioranza capitolina. “Non è la soluzione perfetta, ma è l’unica strada oggi percorribile”, ha ammesso Giovanni Caudo (Roma Futura), già assessore all’Urbanistica con Marino. “Trent’anni di immobilismo ci consegnano un vicolo stretto. Ma meglio questo che altri vent’anni di abbandono”. E Antonio Stampete (Pd) ha ricordato: “La rescissione della convenzione con i privati avrebbe comportato milioni di penale e una paralisi giuridica. Abbiamo evitato un disastro”.
Il piano prevede, inoltre, 38mila metri quadri di piazze, 1.500 nuovi parcheggi liberi e altri 1.000 privati, oltre a spazi per cultura, tempo libero, commercio e ristorazione. Una “rigenerazione sociale e ambientale”, l’ha definita la dem Antonella Melito. Ma non basta a placare le proteste. Per Cambiare Rotta e Studenti alla Terza, in Campidoglio durante il voto, non bastano le rassicurazioni:“Ora servono fatti concreti. Il diritto allo studio non può essere trasformato in un business alberghiero. Servono case, non hotel” denunciano gli studenti.
Anche dentro il Pd si contano i malumori. Parte della maggioranza, pur votando sì alla delibera che impegna il sindaco Gualtieri a rivedere i canoni di locazione e ad ampliare la quota di alloggi calmierati, prevedendo il coinvolgimento di DiSCo Lazio per assegnare i posti secondo criteri di reddito e bandi pubblici, ha spinto perché l’ordine del giorno passasse. Ma resta la frattura: “Un’occasione mancata perché il Comune ha rinunciato ad avere voce in capitolo sull’assegnazione dei posti, e ha riconosciuto l’interesse pubblico a un fondo che fa profitti” dicono in privato alcuni consiglieri. A rendere più amaro il via libera, anche l’assenza di un parere dell’avvocatura comunale sull’eventuale recesso della convenzione. “Una mancanza grave in un progetto da centinaia di milioni” attaccano le opposizioni.
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