Il cambiamento climatico apre le porte alla rotta artica cinese?

  • Postato il 18 settembre 2025
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Una nave portacontainer cinese sta per salpare lungo la costa settentrionale russa con destinazione Europa, in un test che unisce ambizioni commerciali e rischi ambientali. Il cargo Istanbul Bridge partirà il 20 settembre dal porto cinese di Ningbo-Zhoushan diretto a Felixstowe, nel Regno Unito, in un viaggio di diciotto giorni attraverso la cosiddetta “North Sea Route”. Ma il viaggio non è fine a sé stesso, come gli altri già avvenuti in precedenza; esso mira bensì ad inaugurare un servizio regolare di transito Asia ed Europa.

“L’Artico si sta aprendo”, osserva per Politico Malte Humpert, senior fellow e fondatore dell’Arctic Institute di Washington, “vent’anni fa era ghiacciato, oggi invece qualcosa si sta schiudendo e c’è interesse. È la prima grande regione del pianeta in cui il cambiamento climatico sta ridisegnando la mappa geopolitica”. La prospettiva riguarda non solo le spedizioni commerciali ma anche l’accesso a risorse energetiche e nuove rotte. “Senza il cambiamento climatico non parleremmo di queste cose: la Russia non estrarrebbe petrolio e gas nell’Artico, e la Cina non invierebbe portacontainer lungo il Polo” aggiunge Humpert.

Finora i traffici globali hanno seguito i tradizionali snodi come Suez, il Mediterraneo o Singapore. Ma La rotta artica, circa il 40% più corta, rappresenta un’alternativa più che attraente, soprattutto nei periodi di domanda elevata. La Cina ci aveva già provato due anni fa, e adesso ci riprova con un progetto più strutturato: a differenza dei collegamenti “punto a punto” sperimentati in passato, il nuovo itinerario prevede quattro porti cinesi e poi scali a Felixstowe, Rotterdam, Amburgo e Danzica, replicando il modello delle rotte di linea.

Humpert vede nell’iniziativa un investimento di lungo termine: “Oggi il traffico attraverso il Canale di Suez è enorme. Ma tra trent’anni, con il ghiaccio ridotto del 40 o 50%, l’Artico potrebbe essere navigabile per sei mesi l’anno e diventare un’opzione interessante”. L’esperto segnala l’appetibilità di questo percorso per settori come quello automobilistico: “Caricare diecimila veicoli elettrici in Cina e scaricarli direttamente a Rotterdam o Amburgo, senza scali intermedi, potrebbe essere un’opzione tra dieci o quindici anni”.

Ma la prospettiva commerciale si accompagna a rischi elevati. L’Artico si scalda tre-quattro volte più rapidamente del resto del pianeta: meno ghiaccio significa più accesso, ma anche maggiore vulnerabilità. Il black carbon dei carburanti pesanti amplifica i danni quando si deposita su neve e ghiaccio; e un eventuale sversamento di petrolio avrebbe conseguenze devastanti, aggravate dalla lentezza dei soccorsi in acque remote.

Autore
Formiche

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