Il bluff di Hamas sulla tregua: cosa nasconde davvero la “svolta” a Gaza
- Postato il 5 luglio 2025
- Di Panorama
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Hamas ha comunicato di aver accolto con favore l’ultima proposta per una tregua nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi detenuti. In una nota ufficiale, il movimento ha affermato di aver concluso le proprie consultazioni interne, insieme alle altre fazioni palestinesi, sulla recente iniziativa presentata dai mediatori, finalizzata a porre fine all’offensiva militare contro Gaza. «Hamas ha trasmesso la propria posizione ai mediatori fratelli, e si tratta di una risposta improntata alla positività», si legge nel comunicato, che prosegue: «Siamo pienamente disposti, con grande serietà, ad avviare immediatamente un processo negoziale per definire i dettagli attuativi di questo piano».
In precedenza, il canale qatariota Al-Arabi aveva riferito, citando fonti informate, che il gruppo aveva espresso consenso verso la proposta di cessazione delle ostilità e rilascio dei prigionieri. Un dirigente di Hamas, contattato da Reuters, ha confermato che l’organizzazione ha inviato la propria risposta alla proposta, specificando che si tratta di una posizione favorevole e potenzialmente utile a raggiungere un’intesa. Una fonte interna alle organizzazioni armate palestinesi aveva dichiarato ad Al Arabiya che Hamas avrebbe dato il proprio riscontro entro la serata di venerdì e che esisterebbe un’ampia convergenza tra i vari gruppi armati a favore di una tregua provvisoria della durata di 60 giorni. Durante questo periodo, si prevede l’avvio di trattative sul termine definitivo dei combattimenti e sul completo ritiro delle forze israeliane da Gaza.
Nel frattempo, secondo quanto riferito da Kan 11 News, ci si attendeva che Hamas accogliesse in linea di massima i contenuti principali dell’accordo, pur mantenendo riserve su tre punti cruciali che desidera rinegoziare quindi parlare di accettazione dell’accordo è fuorviante.
Il primo riguarda la ripresa del vecchio schema di distribuzione degli aiuti umanitari, che permetterebbe a Hamas di esercitare nuovamente un certo controllo sull’ingresso delle merci nel territorio. Il secondo nodo è la richiesta che, qualora i colloqui con Israele non conducano a un’intesa entro il limite di 60 giorni, il cessate il fuoco venga prolungato automaticamente anziché lasciar spazio alla ripresa delle operazioni militari. Infine, Hamas punta a rivedere le modalità e l’estensione del disimpegno dell’esercito israeliano dalla Striscia.
Giovedì, Reuters ha riportato — citando una fonte israeliana — che Tel Aviv starebbe ultimando i preparativi per convalidare un’intesa sul cessate il fuoco. Il giorno precedente, nuovi elementi relativi alla bozza dell’accordo erano stati rivelati. Un articolo pubblicato dal New York Times, basato su informazioni fornite da un rappresentante della difesa israeliana e da un esponente vicino a Hamas, ha descritto le linee guida del piano: il rilascio di dieci ostaggi ancora in vita e la restituzione delle spoglie di diciotto altri detenuti da Hamas. Entrambi gli interlocutori, coinvolti direttamente nelle trattative, hanno parlato in forma anonima vista la delicatezza del dossier.
Rispetto alla proposta avanzata da Washington a maggio, uno degli elementi di maggiore novità è il calendario scaglionato dei rilasci: invece di procedere alla liberazione entro la prima settimana di tregua, come previsto in precedenza, il nuovo piano prevede la suddivisione in cinque fasi distribuite lungo l’intero arco dei 60 giorni.
In aggiunta, il nuovo testo vieterebbe ad Hamas di organizzare cerimonie pubbliche — e trasmesse in diretta televisiva — per la consegna degli ostaggi, una prassi già adottata durante la pausa di due mesi cominciata a gennaio, e condannata dalla comunità internazionale.