Il 25 aprile del ministero della Cultura: così “sobrio” che sono sospesi tutti gli eventi degli Archivi di Stato
- Postato il 24 aprile 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nei giorni del lutto nazionale record, caduto proprio nel periodo dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, e della “sobrietà” richiesta dal governo, c’è anche chi è più realista del re. Ieri, 23 aprile, sono stati d’improvviso rinviati o annullati tutti gli eventi previsti negli Archivi di Stato fino al 26 aprile, giorno dei funerali del Papa. Lo ha deciso ieri mattina il direttore generale archivi del ministero della Cultura, Antonio Tarasco, “in segno di cordoglio per la morte di Sua Santità Papa Francesco”, come ha scritto in una comunicazione interna inviata a tutti gli istituti. Comunicazione che estende, di molto, gli obblighi imposti dal lutto nazionale deciso dal governo.
Molti degli eventi coinvolti nel divieto (alcuni programmati già per ieri pomeriggio, e saltati poche ore prima) riguardano, per forza di cose, il 25 aprile, la resistenza e la liberazione. Per questo subito sui social, man mano che i vari istituti comunicavano il rinvio di conferenze e inaugurazioni di mostre è montato lo stupore degli utenti, mentre nelle chat correva il malessere dei dipendenti ministeriali: gli Archivi di Stato non sono certo teatro di feste e balli anche se, notano i più malevoli, in questi anni aperitivi, cene e matrimoni occasionali – finiti al centro delle polemiche – per nulla sobri non sono mancati. Ma non era questo il caso degli eventi annullati tra il 23 e il 26 aprile. Come le conferenze “Nonostante il pericolo: donne partigiane della Resistenza anconetana”, “i caratteri della resistenza a Genova”, l’inaugurazione della mostra “Grido di libertà” a Cosenza, e altri simili in tutta Italia, da Roma a Venezia.
Peraltro poche ore prima di mandare a tutti gli istituti la richiesta di rinviare gli eventi in programma, lo stesso direttore generale aveva mandato una nota stampa rivendicando il ruolo degli Archivi nei giorni della Liberazione, come “luoghi vivi di coscienza, conoscenza e cittadinanza”. “Che a celebrare la memoria rinunci chi la deve proteggere è un pessimo segnale che si presta peraltro a interpretazioni spiacevoli e crea disagio agli istituti” ha scritto su Facebook Federico Valacchi, docente universitario e presidente dell’Aidusa, l’associazione dei professori di archivistica.
Il ministero della Cultura non ha ancora diramato comunicati a riguardo, lasciando che siano i singoli istituti a comunicare i rinvii o gli annullamenti. Il divieto di eventi ad oggi riguarda solo gli archivi di stato. Ma il ministro fa sapere di essere stato a conoscenza della scelta del direttore generale, e di aver dato indicazioni volte a rispettare la sobrietà richiesta dal lutto.
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