Iacometti: tutti in fuga dall'elettrico: tranne Tavares

  • Postato il 16 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Iacometti: tutti in fuga dall'elettrico: tranne Tavares

Avete presente la crisi dell'auto? Ebbene, nessuno nega che le cose non vadano per il verso giusto, ma c'è ancora qualcuno convinto che la corsa folle verso l'elettrificazione e lo scarsissimo entusiasmo dei consumatori verso la transizione non siano la causa. Ecco, allora facciamo un po' di chiarezza. Con l'aiuto del sito alvolante.it cerchiamo di capire cosa sta accadendo non in Italia e neanche in Europa, ma nel mondo. La casa inglese Aston Martin, quella di 007 per intendersi, avrebbe dovuto lanciare il prossimo anno la sua prima auto elettrica di nuova generazione. Lo scorso febbraio ha annunciato che l'uscita slitterà al 2026. «La domanda dei consumatori non è quella che pensavamo sarebbe stata due anni fa», ha dichiarato il presidente esecutivo Lawrence Stroll.

Più lungimirante il ceo dell'Audi, Gernot Döllner, che già alla fine del 2023 ha manifestato la volontà di voler rallentare l'ambiziosa strategia green, che prevedeva il lancio di soli modelli elettrici dal 2026. Il marchio non abbandonerà completamente i motori termici dal 2033. Stesso discorso perla Bentley. La sfida è partita nel 2020: a partire dal 2030 solo modelli elettrici. A marzo il piano è stato rinviato. Il marchio punterà sulle ibride. Durante l'estate, la Ford ha ridotto la spesa annuale pianificata per i veicoli elettrici dal 40 al 30%. E ha anche annunciato di rinunciare a un suv elettrico già pianificato e di rimandare una nuova versione a batteria di un pick-up. Qualche mese fa ha anche spiegato di stare riconsiderando il piano di vendere solo elettriche in Europa entro il 2030. A giugno General Motors ha diminuito le sue previsioni di produzione per le auto elettriche per il 2024. Il mese successivo, non ha confermato la volontà di sfornare 1 milione di veicoli a batteria in Nord America entro la fine del 2025.

Passiamo alla Mercedes. Obiettivo dichiarato: quota del 50% di veicoli elettrificati nel 2025. Il traguardo è stato spostato al 2030 e l'azienda tedesca ha rassicurato gli investitori sul fatto che si continueranno a produrre motori a combustione anche nel prossimo decennio. «La transizione sta richiedendo più tempo di quanto pensassimo», hanno dichiarato da Porsche, che ha rinunciato al target dell'80% di elettriche entro il 2030. Stessa data era stata indicata da Luca de Meo, capo della Renault, per arrivare al 100% di vendite green. Poi ha spiegato che per il prossimi 10 anni benzina e diesel continueranno ad essere prodotte. Identica marcia indietro è stata fatta da Volvo: la casa svedese non avrà in gamma solo auto elettriche dal 2030, come aveva annunciato in precedenza. Mentre il primo produttore di auto al mondo, la Toyota, ha annunciato solo qualche giorno fa di aver tagliato di un terzo i piani di produzione di veicoli elettrici per il 2026.

Anche la nostra Maserati ha rinviato a data da destinarsi il lancio della nuova Quattroporte completamente elettrica, che doveva essere presentata qualche mese fa. L'unica che ancora non ha fatto dichiarazioni ufficiali sui veicoli a batteria è la Volkswagen, che però ha denunciato il calo delle vendite di 500mila auto, la necessità di operare tagli al personale e, forse, di chiudere due fabbriche. È in questo scenario di catastrofe annunciata che si inserisce la bizzarra notizia di ieri. La tagliola del 2035 per lo stop della vendita di auto a diesel e benzina non è l'unico diktat della Ue. Dal 2025 scenderà il limite medio di emissioni di CO2 per chilometro dei veicoli venduti. Per rispettare gli obiettivi la Volkswagen dovrebbe già oggi avere una quota di elettriche del 36%, ne ha la metà. Stellantis dovrebbe essere al 26% e invece è al 13%. Il rischio è di una raffica di multe per i produttori che possono arrivare complessivamente a 15 miliardi. Per questo l'Acea sta chiedendo a Bruxelles di rinviare di due anni i nuovi vincoli.

Indovinate chi si è opposto? Il “nostro” Carlos Tavares. Per il capo di Stellantis, che se continua così dovrà iniziare a smantellare gli impianti, a partire da Mirafiori, «sarebbe surreale cambiare le regole adesso». Difficile capire cosa abbia in testa il manager, che nel primo semestre ha visto i ricavi calare del 14% e gli utili del 48%. «Il dogmatismo della Ue si è infranto contro il muro della realtà», ha spiegato. «Ma ora abbiamo le auto, ci siamo organizzati per effettuare le vendite necessarie, stiamo col fiato sul collo di Tesla e ci viene detto che ci saranno dei disastri. Ma dovevamo pensarci prima, giusto?». Sul pensarci prima è impossibile dargli torto. Ma vogliamo davvero credere che Tavares sia col fiato sul collo di Elon Musk? O, peggio ancora, dei cinesi?

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Libero Quotidiano

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