Iacometti: Bankitalia, l'uno-due di Mattarella Panetta demolisce il catastrofismo di sinistra
- Postato il 1 novembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Iacometti: Bankitalia, l'uno-due di Mattarella Panetta demolisce il catastrofismo di sinistra
Ricordate i tentativi di sindacati e opposizioni di negare i record sull'aumento dell'occupazione, di sminuire la crescita del Pil e di snobbare la resistenza delle nostre imprese? Ebbene, dimenticate tutto. È bastato qualche piccolo segnale di frenata per rendere di nuovo i dati attendibili e inoppugnabili. Di più, la prova provata che il governo Meloni nonne azzecca una e sta trascinando il Paese nel baratro.
Peccato che il contrordine compagni sia arrivato proprio nei giorni in cui due pezzi da novanta come Sergio Mattarella e Fabio Panetta, capo dello Stato faro della sinistra antigovernativa il primo, autorevole e mai discusso governatore di Bankitalia il secondo, hanno deciso di mandare in frantumi la narrazione declinista dell'opposizione politico-mediatica-sindacale con parole che sembrano uscite da un videomessaggio di Giorgio Meloni. Ad aprire le danze è stato un paio di giorni fa il presidente della Repubblica. «Se consideriamo gli ultimi cinque anni, il Pil nazionale è aumentato percentualmente più di quelli francese e tedesco. L'occupazione cresce, e così i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le esportazioni italiane continuano a registrare dati positivi, a sostegno del prodotto nazionale. Merito ulteriore di quelle aziende che sono state capaci di affrontare i rischi e le opportunità della globalizzazione», ha detto Mattarella durante la cerimonia di premiazione dei nuovi Cavalieri del lavoro (tra cui Marina Berlusconi). Un abbaglio? Un discorso preparato con troppo anticipo e non tempestivamente corretto? Già, perché proprio mentre il capo dello Stato parlava, l'Istat diffondeva le sue stime preliminari sul Pil del terzo trimestre registrando una crescita piatta, a +0,4% anno su anno.
Ieri, però, è andata in scena la seconda puntata. E la musica non è affatto cambiata. Malgrado non solo i dati sul pil del giorno prima, ma anche quelli sull'occupazione, con l'Istat che ha segnalato, dopo tre mesi di crescita intensa, una leggera battuta d'arresto dell'occupazione, con una perdita di 63mila occupati e il tasso sceso dal 62,2 al 62,1% (quello sulla disoccupazione è rimasto stabile al 6,1%, sotto la media Ue). Non solo. Sempre ieri e sempre per mano dell'Istat, si è appreso che l'industria è ancora in sofferenza, con un fatturato sceso ad agosto dello 0,1% rispetto al mese precedente e un saldo negativo anno su anno del 4,6%. Numeri catastrofici di cui il governo si deve assumere la responsabilità, come hanno iniziato a sbraitare le opposizioni prendendo per oro colato quelle cifre che quando avevano il segno più erano considerate tarocche? Non per il governatore di Bankitalia che, intervenuto alla Giornata mondiale del risparmio, con Mattarella presenta in platea, ha ribadito con convinzione lo spot per cui il governo è stato per mesi deriso. Stavolta ci sono anche i numeri. «Negli ultimi anni l'economia italiana ha mostrato incoraggianti segni di miglioramento. Dal 2019 (includendo anche i dati del terzo trimestre 2024, ndr) il nostro Pil è cresciuto del 5,5%, a fronte del 4,1 della Francia e dello 0,2 della Germania», ha detto senza esitazioni né imbarazzi Panetta.
E ora, chi glielo dice alla sinistra che la storia dell'Italia che corre più delle principali economie europee non è una bufala della maggioranza, ma un dato di fatto confermato dai numeri? Certo, le ultime rilevazioni non consentono di festeggiare né di abbassare la guardia. Ma il problema della crescita fiacca, come ha ben spiegato ieri Panetta, riguarda più l'Europa che l'Italia. Di qui le bacchettate alla Bce. Dopo i tagli di giugno, settembre e ottobre fino a raggiungere il 3,25%, per il governatore non è il caso di rallentare. «Le condizioni monetarie rimangono restrittive, e richiedono ulteriori riduzioni», ha detto Panetta. Altrimenti «si correrebbe il rischio di spingere l'inflazione ben sotto l'obiettivo» del 2%, una situazione che «la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata».
Questo ovviamente non significa che l'Italia debba restare con le mani in mano. Anzi. Il governo, ha spiegato il governatore, deve «realizzare gli investimenti e le riforme previsti dal Pnrr, ridurre l'incidenza del debito pubblico e affrontare con decisione i nodi irrisolti»: ossia la «scarsa capacità innovativa delle imprese». «Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti», è la risposta del ministro dell'Economia, «le ultime aste evidenziano che in nostri titoli di Stato godono di salute robusta, lo spread si è ridotto in modo significativo e i mercati e le agenzie di rating promuovono l'operato del governo». Quanto alla frenata del Pil, ha concluso Giorgetti, «abbiamo messo in conto anche lo scenario meno favorevole e quindi non cambiano le previsioni di finanzia pubblica».
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