I video musicali più iconici degli anni Ottanta: Kate Bush, ZZ Top, Genesis…

  • Postato il 24 agosto 2025
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Oggi andremo alla scoperta del mondo dei video musicali. Ovviamente, la materia è esageratamente ampia, per cui ho deciso di concentrarmi sui video musicali più iconici degli anni Ottanta, cercando di esplorare il periodo in cui si è definito sempre più un linguaggio specifico per i video musicali, che hanno quindi acquisito un’identità propria a sé stante.

Come potete immaginare, la materia è comunque troppo ampia per le dimensioni di questo articolo, quindi sono certo che mi perdonerete se non ho incluso il vostro video preferito. Ho cercato di prediligere quei video che, a mio modo di vedere, hanno rappresentato in qualche modo un punto di svolta, mettendo le basi per lo sviluppo dei video musicali come forma d’arte.

Il rapporto tra musica e immagini è decisamente antico, forse è iniziato addirittura nella notte dei tempi. Ma, cercando di restringere il campo alle immagini in movimento, potremmo trovare un antesignano del video musicale nell’uso della lanterna magica per promuovere The Little Lost Child di Edward Marks e Joe Stern nell’America del 1894. La lanterna magica all’epoca era un dispositivo all’avanguardia, che noi oggi potremmo considerare una sorta di prototipo di un proiettore.

Negli anni Quaranta, con l’avvento del cinema sonoro, brevi filmati che includevano la musica furono prodotti per essere proiettati prima dei film. La portata promozionale di questo mezzo non passò inosservata. Già negli anni Cinquanta e Sessanta, accanto ai jukebox, era possibile trovare negli Stati Uniti gli Scopitone, ovvero dei jukebox con uno schermo per le immagini.

Negli anni Settanta era una pratica ormai piuttosto diffusa quella di girare video promozionali per le band. Nella maggior parte dei casi, si trattava di riprese della band che suonava in studio o dal vivo, il che rendeva indispensabile lavorare sul look degli artisti in modo che fossero immediatamente riconoscibili e che il messaggio che le acconciature e i vestiti passavano fosse in linea con la loro musica e le strategie promozionali.

La nascita di programmi televisivi dedicati alla musica, come Top of the Pops o The Old Grey Whistle Test in Gran Bretagna, all’inizio degli anni Settanta, fu di sicuro una spinta importante. Sebbene quei programmi prevedessero performance dal vivo delle band, erano ben disposte a trasmettere videoclip quando la presenza fisica degli artisti non fosse possibile. I più arditi, tra cui i Beatles, gli Who, Bob Dylan, cominciavano già a inserire elementi di narrazione accanto alla semplice immagine dei musicisti che suonavano.

Ma è negli anni Ottanta che arriva il vero boom, con la nascita delle reti televisive dedicate alla trasmissione di video musicali. La diffusione garantita dal mezzo televisivo rendeva i video uno strumento promozionale indispensabile e, tutto sommato, anche a buon prezzo. Il primo agosto del 1981 va in onda la prima trasmissione di MTV negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il corrispettivo italiano, che all’epoca era Videomusic, iniziò le trasmissioni il 2 aprile del 1984. Da quel momento ci fu un’esplosione di video musicali e, piano piano, i registi chiamati a realizzarli passarono dalla semplice ripresa del gruppo all’uso di effetti e tecniche sperimentali e all’avanguardia, fino ad arrivare a definire un linguaggio specifico per una forma d’arte a sé stante. Il formato del video musicale, da allora, ha cambiato il nostro modo di pensare, di guardare i film, forse anche di ascoltare la musica!

Menzioni speciali

Tra i video musicali che negli anni Ottanta hanno contribuito in maniera significativa a definire un nuovo linguaggio visivo-musicale, non si può non citare Thriller di Michael Jackson. Pubblicato nel 1982 come title track dell’album, Thriller era accompagnato non da un semplice video promozionale, ma da un vero e proprio cortometraggio con attori e danzatori, coreografie, montaggi che raccontavano una storia più o meno parallela al brano. È diventato un punto di riferimento per moltissimi video musicali successivi, ed è talmente noto che ho pensato che fosse superfluo riproporvelo qui.

Un altro video molto famoso che non troverete nell’elenco che segue è Money for Nothing dei Dire Straits, uscito nel 1985 per promuovere il singolo estratto da Brothers in Arms. Nel video, la band compare in uno schermo sullo sfondo, mentre davanti si svolgono scene realizzate con effetti ed animazioni grafiche, ovviamente molto anni Ottanta, in cui sono i protagonisti a cantare. Il video venne premiato come miglior video dell’anno nel 1986.

Nel primo giorno di trasmissione di MTV, i video inseriti nel palinsesto erano circa 200, anche se alcuni venivano ripetuti a rotazione: troviamo, tra gli altri, gli Who, gli Iron Maiden, David Bowie, gli Specials, accanto a Phil Collins, Rod Stewart, Robert Palmer, Todd Rundgren ed Elvis Costello. In moltissimi casi, ovviamente, si trattava di video in cui la band suonava in uno studio, o su uno sfondo variamente colorato, oppure di riprese di un concerto. In alcuni video, si cominciavano ad inserire elementi narrativi, spesso inframezzati alle inquadrature del gruppo.

Alcuni esempi facevano però eccezione. I Pretenders comparivano con più brani nel palinsesto, ma il video di Brass in Pocket si differenziava dagli altri, perché non presentava la band che suonava, ma una mini storia all’interno di una tavola calda su una polverosa strada americana. Tusk dei Fleetwood Mac, invece, era girato all’interno di uno stadio con majorettes e figuranti in costume che si preparavano a una parata suonando parti della canzone. I Rainbow, in Can’t Happen Here, scelsero di inframezzare le immagini relativamente statiche della band che suonava con filmati di repertorio.

Nel 1984, i Twisted Sisters accompagnavano il loro inno We’re Not Gonna Take It con un divertente racconto di come il rock possa liberare i figli oppressi dai padri bigotti. L’anno successivo, i Cock Robin pubblicavano il video di The Promise You Made, in cui la storia raccontata dal testo viene resa in immagini. Ancora nel 1984, i Tears for Fear realizzavano il video di Shout, girato per metà sulle scogliere del Dorset e per metà in studio, coinvolgendo una folla eterogenea nel ritornello. Dello stesso anno è il video di The Riddle di Nik Kershaw, che, al di là di quanto molti pensano, è stato a suo modo uno sperimentatore: qui veniamo immersi in un’atmosfera quasi da sogno, con riferimenti al testo, ma soprattutto con la costruzione di un’atmosfera enigmatica.

Ancora del 1984 è uno dei video che hanno segnato l’infanzia di chi ha vissuto quegli anni: Smalltown Boy dei Bronski Beat non avrebbe avuto probabilmente il successo che ha avuto se non fosse stato per il video, in cui si mostravano le vicissitudini di un ragazzo del proletariato inglese che se ne andava di casa per cercare di vivere la sua vita e la sua sessualità liberamente. Tim Pope, che diventerà poi il regista preferito per i video dei Cure, nel 1984 gira il video per It’s My Life dei Talk Talk, montando spezzoni di documentari sulla natura della BBC con il cantante dei Talk Talk sovraimpresso: dietro la sperimentazione apparentemente un po’ naive, si cela una presa di posizione contro la banalità del lip-synching.

Nello stesso anno esce anche il video di When Doves Cry di Prince, diretto dallo stesso Prince, con immagini tratte dal suo film Purple Rain. Ma già prima della metà del decennio c’erano dei segnali inequivocabili. I Devo, nei video di Whip It e di Freedom of Choice, entrambi del 1980, erano già andati oltre la semplice ripresa di una band che suona. E anche gli Ultravox, per il video di Vienna del 1981, avevano scelto un’ambientazione in bianco e nero con una storia che si svolgeva parallelamente alla musica.

Persino i Depeche Mode, nel video di Everything Counts del 1983, alternavano le riprese della band con immagini di commento. E sempre nel 1983 usciva il visionario video di Rockit di Herbie Hancock, con manichini e pupazzi che si muovono a tempo con la musica. Un video che ebbe particolare fortuna è quello realizzato nel 1985 per Addicted to Love di Robert Palmer: qui cinque modelle fanno finta di suonare con espressioni impassibili dietro Palmer che canta. Questo è diventato un modello per molti video e parodie successive.

Verso la fine del decennio, vale la pena nominare Welcome to the Jungle dei Guns n’Roses (1987), in cui le immagini della band dal vivo si alternano a quelle che raccontano le esperienze di un ragazzo di campagna che arriva nella grande città ed è travolto da violenza, truffatori e via dicendo. E per finire, vi segnalo il video di Dear God degli XTC, uscito nel 1988 e tutto incentrato sull’immagine centrale di un albero. Come vedete, è molto difficile essere concisi con questa grande quantità di materiali… e allora passiamo all’elenco dei video che ho scelto per voi.

The Buggles, Video Killed the Radio Star

Video Killed the Radio Star è il primo singolo pubblicato dai Buggles nel 1979 e incluso poi nel loro album di debutto The Plastic Age del 1980. Il video venne prodotto nel 1979 come video promozionale: in effetti, venne trasmesso su Top of the Pops al posto della più usuale esecuzione dal vivo della band. Ma l’importanza storica del video sta soprattutto nel fatto che è stato il primo video in assoluto ad essere trasmesso, il primo agosto del 1981, dalla neonata rete televisiva MTV. Nella stessa giornata, venne trasmesso anche il video di Living in the Plastic Age, traccia di apertura dell’album.

Kate Bush, Babooshka

Traccia di apertura dell’album Never for Ever, pubblicato da Kate Bush nel 1980, Babooshka racconta la storia di una donna gelosa fino alla paranoia, che scrive lettere al marito fingendosi una giovane avvenente per scoprirne la reazione. Alla fine rovinerà la relazione, divenendo lei stessa vittima della propria trappola. Kate Bush è un’artista poliedrica, sempre maniacale nel lavoro di messa in scena, delle coreografie, di ogni piccolo dettaglio delle sue esibizioni. In molti dei suoi video, la vediamo nel ruolo di ballerina: ad esempio in Running Up That Hill del 1985, o in Wuthering Heights, tratta dall’album di esordio del 1978 The Kick Inside e inclusa nella rotazione della prima giornata di programmazione di MTV in Gran Bretagna. Il video di Babooshka è però più metaforico, con Kate Bush che sembra interpretare il ruolo sia della moglie gelosa che della ragazza inventata, e un contrabbasso a simboleggiare il partner.

ZZ Top, Sharp Dressed Man

Sharp Dressed Man è inclusa nell’ottavo album degli ZZ Top, Eliminator, l’album che portò la band al successo internazionale. Da quella produzione vennero estratti tre singoli, Gimme All Your Lovin’, Sharp Dressed Man e Legs, tutti accompagnati da video costruiti in modo da formare una sorta di trilogia, con il tipico tema delle belle macchine e delle belle donne. Le tre donne che escono dalla macchina con il logo degli ZZ Top, la Eliminator, aiutano ogni volta a risolvere una situazione di ingiustizia e sopruso e costituiscono un leitmotiv di tutti e tre i video, insieme alla macchina e alle chiavi, che vengono date dai barbuti ZZ Top al protagonista di turno come un oggetto magico, in grado di cambiare il destino delle persone.

Tom Petty and the Heartbreakers, Don’t Come Around Here No More

A metà degli anni Ottanta, i video musicali non erano più solo un luogo di sperimentazione, avevano ormai fissato un vero e proprio linguaggio autonomo. Il video di Don’t Come Around Here No More di Tom Petty and the Heartbreakers ne è un perfetto esempio. Registrata nel 1985 e inclusa nell’album Southern Accents, la canzone è da molti considerata una delle migliori produzioni di Tom Petty, forse anche grazie al contributo di Dave Stewart degli Eurythmics. Il video crea un’ambientazione e racconta una storia parallela a quella della canzone, ma perfettamente sovrapponibile. In una scenografia onirica da Alice nel paese delle meraviglie, il personaggio di Alice si ritrova in un’esperienza che potrebbe essere paragonata a un trip psichedelico, finendo per trasformarsi in una torta, tagliata e mangiata a fette dagli altri personaggi.

Genesis, Land of Confusion

Land of Confusion è la terza traccia di Invisible Touch, l’album che nel 1986 ha segnato per molti il definitivo passaggio dei Genesis al mondo del pop. Il video che accompagnava il brano, ironico e divertente, ha avuto una parte importante nella popolarità della canzone ed è divenuto iconico per l’uso delle caricature della band, oltre che del presidente degli Stati Uniti Ronald Regan, in forma di pupazzi, realizzati dai creatori di un popolare programma televisivo inglese, basato appunto sulle caricature di personaggi famosi in forma di pupazzi.

The Cars, You Might Think

You Might Think è il singolo estratto dall’album Heartbeat City dei Cars, pubblicato nel 1984. Il video che accompagnava l’uscita del brano era ironico, visionario e innovativo, essendo stato tra i primi a utilizzare la computer graphics. Ma soprattutto è stato il primo video a vincere il premio istituito da MTV proprio nel 1984 per il migliore video musicale dell’anno.

Queen, I Want to Break Free

I Queen hanno spesso associato la loro musica alle immagini, dalla colonna sonora di Flash Gordon a quella di Highlander, passando ad esempio per il video di Radio Gaga, che utilizzava scene prese dal film Metropolis. Quello di Radio Gaga, tra l’altro, fu uno dei primi video nel palinsesto di Videomusic in Italia nel 1984, nel primo giorno di trasmissione dell’emittente. Ma il video probabilmente più iconico e rappresentativo della band è quello che accompagnava I Want to Break Free, brano scritto dal bassista John Deacon e inserito nell’album The Works del 1984. Nel video, girato a Leeds, i musicisti della band sono travestiti da donne, e più precisamente sono una parodia dei personaggi femminili della soap opera Coronation Street.

The Clash, Rock the Casbah

Quarta traccia dell’album pubblicato dai Clash nel 1982, Combat Rock, Rock the Casbah era accompagnata da un video irriverente, divertente, ma che allo stesso tempo smascherava le ipocrisie dei potenti, a Occidente come a Oriente. Il giorno dell’inaugurazione dell’emittente Videomusic in Italia, il 2 aprile del 1984, il video di Rock the Casbah compariva nell’elenco dei video trasmessi.

A-ha, Take on Me

Ovviamente, nessun discorso sui video musicali più iconici può prescindere dal video di Take on Me dei norvegesi A-ha, che era il brano di apertura del loro album di esordio Hunting High and Low del 1985. In realtà, il brano era già uscito come singolo, con un sound leggermente diverso, l’anno prima, ma senza ottenere particolare successo. Era anche accompagnato da un video promozionale in cui la band suonava su uno sfondo blu. È difficile pensare che Take on Me avrebbe avuto lo stesso successo senza la realizzazione del secondo e famosissimo video, in cui le immagini reali e i disegni interagiscono, con tecniche di animazione che all’epoca erano all’avanguardia. I video degli altri due singoli estratti dall’album, The Sun Always Shines on T.V. e Train of Thought, riprendono la storia dalla fine del video di Take on Me, proseguendo in una sorta di sequel.

Peter Gabriel, Sledgehammer

Tra i video che hanno sicuramente segnato un punto di svolta nella storia dei video musicali, Sledgehammer di Peter Gabriel merita un posto d’onore. Il brano è incluso nell’album So, pubblicato nel 1986. Il video che ne accompagnava l’uscita come singolo è stato premiato ben nove volte agli MTV video awards del 1987 e sembra essere, ancora oggi, il video più trasmesso in assoluto su MTV. Si tratta di una produzione che utilizzava tecniche all’avanguardia per quel periodo e che cercava di ottenere un effetto ironico attraverso l’uso di creazioni di creta animate e di tecniche di stop motion.

Talking Heads, Road to Nowhere

Scritta da David Byrne, Road to Nowhere è la traccia conclusiva dell’album del 1985 Little Creatures dei Talking Heads. Il video è stato girato dallo stesso David Byrne insieme a Stephen Johnson, lo stesso regista che un anno dopo avrebbe vinto il premio per il miglior video dell’anno con Sledgehammer di Peter Gabriel. In effetti, anche il video di Road to Nowhere andrà molto vicino ad aggiudicarsi il titolo di migliore video nel 1986, superato solo da Money for Nothing dei Dire Straits. Tutti video, questi, in cui la sperimentazione e l’uso di tecnologie all’avanguardia trovano ampio spazio.

The Cure, Close to Me

I video dei Cure hanno quasi sempre quel tono fobico, da incubo che li accomuna: basti pensare al famoso video di Lullaby che nel 1989 ci ha terrorizzati tutti come se fossimo intrappolati nella tela del ragno insieme a Robert Smith. In effetti, quasi tutti i video dei Cure sono stati girati dallo stesso regista, Tim Pope, che sembra essersi specializzato nella raffigurazione delle fobie umane. Nel 1985, Close to Me era un brano incluso nell’album The Head on the Door. E già all’epoca, il video che lo accompagnava era piuttosto claustrofobico, con i componenti della band chiusi in un armadio che, man mano che il brano cresceva di intensità, rotolava giù da una scogliera, finendo in mare e lasciando entrare acqua mentre Robert Smith e compagni continuavano a cantare. Decisamente una storia e un’ambientazione parallela al brano e sovrapponibile, per quanto inquietante…

 

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Autore
Blitz

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