I video dell'Idf che mostrano le responsabilità dei civili di Gaza
- Postato il 21 febbraio 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni

I video dell'Idf che mostrano le responsabilità dei civili di Gaza
Questa mattina Hamas ha confermato le conclusioni dell'istituto forense israeliano secondo cui il quarto cadavere consegnato a Israele in cambio di terroristi vivi non era quello dell'ostaggio Shiri Bibas.Il gruppo jihadista ha affermato mentendo, che «i resti di Shiri Bibas si sono apparentemente mescolati a quelli di altri morti sotto le macerie, dopo che l'IAF ha colpito il luogo in cui si trovava». Secondo alcune indiscrezioni i suoi bambini sarebbero stati strangolati nel novembre 2023. Durante l'attacco del 7 ottobre 2023, i terroristi di Hamas hanno rapito 251 ostaggi, tra cui circa 30 bambini, e ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili.Più della metà degli ostaggi, comprese la maggior parte delle donne e dei bambini, sono stati liberati attraverso accordi di cessate il fuoco o negoziati. Le forze israeliane hanno salvato otto ostaggi e recuperato i corpi di decine di persone, alcune uccise nell'attacco iniziale, altre morte durante la prigionia. Durante tutte le cerimonie che si sono succedute fin qui nelle quali sono stati liberati gli ostaggi vivi e morti, non è mai mancata l’entusiastica partecipazione dei civili donne e bambini compresi.
Anche se i media mainstream ne parlano malvolentieri, alle stragi del 7 ottobre 2023 parteciparono centinaia di civili che a bordo di mezzi propri o rubati entrarono nei kibbutz attaccati da Hamas dove stuprarono, uccisero e rubarono tutto quello che potevano per poi tornare a Gaza con il bottino. Tutte cose che abbiamo sentito dalla viva voce degli abitanti del Kibbutz di Kfar Aza durante il nostro viaggio in Israele nel febbraio 2024. Cosi’ come ci venne raccontato che i jihadisti sapevano con esattezza quali erano le case piu’ facili da attaccare dato che avevano le cartine dei luoghi e delle case. E chi le aveva disegnate? I gazawi che lavoravano nei kibbuz. Ma il loro supporto non si è certo fermato qui dato che gli ostaggi rilasciati hanno raccontato di essere stati tenuti nascosti in case private, in strutture dell’UNRWA e nei tunnel. Ma non è tutto perché come si vede nei video che l’Idf ha pubblicato negli scorsi giorni, «i civili» hanno anche svolto le funzioni di carcerieri. Lo stesso vale per i sedicenti giornalisti che in realtà non sono altro che uomini di Hamas che girano con la pettorina con scritto «PRESS» per evitare di essere uccisi. Poi quando accade durate una guerra, ecco la notizia: «Uccisi giornalisti a Gaza mentre documentavano il genocidio». Esattamente come avvenne il 7 ottobre 2023 quando «i giornalisti palestinesi» documentarono le stragi. Quindi i civili di Gaza sono tutti colpevoli oppure sono delle vittime di Hamas? Forse è troppo presto per trarre conclusioni definitive ma è ora di aprire un dibattito serio non solo su questo ma anche sulla Croce Rossa, sull’Unicef oltreché sulle Nazioni Unite. Dopo aver partecipato a sette cicli di consegne di ostaggi a Gaza, la Croce Rossa sta subendo un grave danno alla propria reputazione di neutralità.
Ogni rilascio di ostaggi si è trasformato in una messa in scena propagandistica orchestrata da Hamas. Invece di trasferimenti discreti, il gruppo terroristico organizza spettacoli pubblici in cui i prigionieri israeliani, debilitati dalla prigionia, vengono costretti a ringraziare i loro carcerieri, mentre i corpi di bambini morti vengono esibiti in parate. I funzionari della Croce Rossa non restano semplicemente a guardare. Al contrario, stringono la mano ai rapitori e firmano "documenti ufficiali di rilascio", conferendo a queste macabre rappresentazioni un’apparenza di legittimità agli occhi della comunità internazionale. Domani Hamas prevede di rilasciare sei ostaggi ancora in vita in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi e ha annunciato che la prossima settimana restituirà quattro corpi, completando così la prima fase del cessate il fuoco. Dopo questi scambi, il gruppo terroristico deterrà ancora circa 60 ostaggi, tutti uomini, di cui si stima che circa la metà sia già deceduta. Hamas ha dichiarato che non rilascerà altri prigionieri senza un cessate il fuoco duraturo e un ritiro totale di Israele. Nel frattempo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, con il pieno sostegno dell’amministrazione Trump, ha ribadito l’intenzione di annientare le capacità militari e governative di Hamas e di riportare a casa tutti gli ostaggi, due obiettivi che molti analisti considerano difficilmente conciliabili.