I vescovi contro la corsa agli armamenti: “Necessità di difesa non siano occasione per contribuire al riarmo globale”

  • Postato il 5 dicembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Le necessità della difesa non devono diventare occasione per contribuire al riarmo globale di questi anni, distraendo risorse dalla costruzione di una comunità più umana”. La Conferenza Episcopale Italiana torna a parlare di pace e mette in guardia dalla corsa al riarmo avviata dai Paesi europei (e non solo). Nella nota pastorale “Educare alla pace disarmata e disarmante“, approvata dall’assemblea generale che si è svolta ad Assisi, la Cei rilancia gli appelli di Papa Leone e richiama alla necessità di formare le coscienze per uscire dalla logica della guerra. Una nota nella quale i vescovi toccano diversi argomenti: dal web all’obiezione di coscienza – per una difesa non militare – fino al servizio civile obbligatorio. La Cei propone anche di rivedere la figura dei cappellani militari proponendo forme differenti “non legate” agli ambienti della forze armate.

“Un’altra strada è possibile”

I vescovi ricordano che l’Europa – che è stata “costruita in questi settant’anni non con rivendicazioni o sopraffazioni, ma come cammino condiviso” – “va coltivata espandendone tutte le potenzialità di pace”. Ma “appaiono invece contraddittorie rispetto a tale orizzonte”, scrive la Cei, “quelle proposte di pesanti investimenti sul piano degli armamenti e delle tecnologie militari che hanno fatto seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Per questo l’Europa deve ricordare le proprie origini e tornare alla sua essenza: “In un tempo in cui si tornano a invocare il conflitto e la guerra, guardando all’altro solo come nemico e minaccia, l’Unione Europea testimonia che un’altra strada è possibile, che la logica della violenza non è inevitabile”.

Obiezione di coscienza e servizio civile

“In un tempo in cui governi, attori politici e perfino opinioni pubbliche considerano la guerra come strumento privilegiato di risoluzione dei conflitti, occorre il coraggio di vie alternative per dare sostanza al realismo lungimirante della cura della dignità umana e del creato. Vale allora la pena – si legge nella nota pastorale – di far memoria di esperienze civili di grande spessore, cui i cattolici hanno contribuito. Una di queste è quella che ha portato a scoprire che la difesa della patria non si assicura solo con il ricorso alle armi, ma passa per la cura della civitas, attraverso l’obiezione di coscienza e il servizio civile”, scrive la Cei per la quale “un servizio civile obbligatorio sarebbe un investimento per dare alle prossime generazioni l’occasione di praticare la cura per la dignità della persona umana e per l’ambiente, per opporsi all’ineguaglianza che si fa sistema sociale, all’inimicizia come qualifica delle relazioni fra esseri umani e popoli, alla soggezione dell’altro alle proprie ambizioni”.

I cappellani militari

La Cei, tra le proposte concrete, parla anche dei cappellani militari e della necessità di pensare a figure alternative: “C’è anche una forma di difesa della patria che si compie nelle Forze armate ed essa non può lasciare indifferente la Chiesa: anche qui occorrono forme di assistenza spirituale che esprimano un’attiva sensibilità di pace”. Da qui la proposta di ” forme nuove di assistenza spirituale per le Forze armate, che tengano anche conto dei cambiamenti che hanno interessato il ruolo delle donne e degli uomini che compiono questa scelta”. “Ci chiediamo anche se non si debbano prospettare diverse forme di presenza in tali contesti, meno direttamente legate a un’appartenenza alla struttura militare: esse consentirebbero maggior libertà nell’annuncio di pace specie in contesti critici”, scrivono i vescovi.

Web, antisemitismo e islamofobia

Nella nota si parla an che di web e media “luoghi in cui la pace va coltivata quotidianamente”, secondo la Cei. “Portare nei social media una visione nonviolenta significa contrastare la polarizzazione, promuovere linguaggi rispettosi, educare al discernimento critico e aprire spazi di dialogo autentico. Le grandi potenzialità della comunicazione digitale possono così essere orientate all’incontro, alla ricerca comune della verità e alla costruzione di comunità più giuste, nelle quali la cura reciproca prevalga sulla logica dello scontro”, scrive la Conferenza episcopale nel documento. Infine i vescovi lanciano l’allarme sull’aumento della diffusione di “antisemitismo, islamofobia e cristianofobia“: “È drammaticamente cresciuto l’antisemitismo, che riprende antiche falsità contro gli ebrei e che viene oggi alimentato da una fallace identificazione della realtà ebraica con inaccettabili recenti pratiche dello Stato d’Israele” mentre con “l’islamofobia” “si alimenta l’idea confusa di una minaccia di islamizzazione dei popoli europei o di una ‘sostituzione etnica’, per instillare nella quotidianità paura”. “Nei due casi, slogan e campagne politiche favoriscono attacchi violenti contro le rispettive comunità“, denuncia la Cei.

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Il Fatto Quotidiano

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