I veri costi delle rose della Serie A: il Napoli di Conte è la più ricca
- Postato il 5 settembre 2025
- Di Panorama
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C’è un nuovo panorama nel calcio italiano, certificato non solo dal finale della scorsa stagione con lo scudetto al Napoli ma anche da un’estate in cui il club di Aurelio De Laurentiis ha completato il salto di qualità, trasformandosi nell’ape regina del campionato. Comanda Napoli e ora il vento nuovo è anche nei numeri. Il mercato aggressivo dei partenopei ha prodotto due risultati concreti: mettere a disposizione di Antonio Conte una rosa profonda e ricca di qualità, ideale per azzannare anche l’Europa oltre all’Italia, e scrivere una nuova gerarchia nei costi e valori delle squadre ai nastri di partenza della stagione.
Unendo il monte ingaggi (lordo) per giocatori e staff al peso degli ammortamenti a bilancio degli investimenti sui cartellini, senza dimenticare i prestiti con varie formule, si ottiene la reale fotografia di quanto una società abbia speso per dare corpo alle proprie ambizioni sportive. Il costo della rosa è anche il parametro utilizzato in sede Uefa per controllare la sostenibilità dei bilanci, dunque non esiste altro fermo immagine che sia più funzionale a stabilire chi ha investito tanto e chi meno, chi deve puntare al bersaglio grosso e chi può considerarsi un outsider.
Serie A, la classifica dei costi delle rose delle big
A mettere in fila numeri e valori è stato il sito specializzato Calcio e Finanza. Un database che svela senza rischio di smentita il nuovo ranking della Serie A, profondamente diverso rispetto alla tradizione e anche al recente passato. Attraverso la filigrana dei numeri è possibile anche comprendere meglio le strategie dei diversi club. Ad esempio, l’opera di investimento sui giovani dell’Inter del fondo Oaktree che risponde prima di tutto alla necessità di riequilibrare i pesi di ammortamenti e ingaggi, consentendo così di avere un asset di calciatori da valorizzare dopo anni di mercato con i parametri zero per tamponare l’emergenza finanziaria.
In testa alla classifica delle big della Serie A per costo di rosa c’è il Napoli di Aurelio De Laurentiis: 240,5 milioni di euro, superando le grandi del Nord Italia e posizionandosi sul podio sia per valore dei cartellini (prima con 130,4 milioni) che per monte ingaggi (110 alle spalle di Inter e Juventus). Il Napoli è, insomma, ufficialmente una corazzata del calcio italiano da qualsiasi parte si voglia approcciare la graduatoria. Rosa profonda e ricca, costruita per dare seguito allo scudetto 2025 e dominare in Italia facendo bene anche in Champions League.
Rispetto all’anno scorso l’indicatore è cresciuto del 23% (da 195 a 240 milioni), ma la verità è che l’accelerazione era già cominciata nell’estate 2024 con un altro salto avanti di una cinquantina di milioni. Tradotto: già l’anno scorso Conte guidava una fuoriserie calibrata alla perfezione per una stagione con il solo campionato da affrontare. Paragoni con le altre non avevano senso e i numeri lo svelano in maniera chiara.
Ecco la classifica delle squadre della Serie A per costo delle rose (tra parentesi i valori degli ammortamenti e quelli del monte ingaggi):
Napoli – 240,489 milioni di euro (130,412 e 110,077)
Juventus – 235,216 milioni di euro (112,254 e 122,961)
Milan – 197,447 milioni di euro (92,948 e 104,499)
Inter – 194,719 milioni di euro (53,227 e 141,492)
Roma – 163,467 milioni di euro (55,932 e 107,535)
Atalanta – 132,144 milioni di euro (74,199 e 57,945)
Fiorentina – 111,493 milioni di euro (50,648 e 60,845)
Lazio – 107,591 milioni di euro (37,712 e 69,879)
Juventus, costo della rosa stabile (per colpa di Vlahovic)
I conti in tasca al mercato dei club svelano anche un’altra verità: la Juventus di Comolli ha lavorato molto per riparare i guasti delle precedenti gestioni e il campo dirà se c’è riuscita dal punto di vista della competitività della squadra. A livello di bilancio, invece, il costo della rosa consegnata a Igor Tudor è sostanzialmente stabile rispetto a quella costruita per Thiago Motta un anno fa dopo un mercato faraonico per investimento: erano 233 milioni di euro e sono diventati 235.
La verità, però, è che il nuovo manager francese ha tagliato molto e ricucito con pazienza fin dove ha potuto, perché sul conto finale pesa la permanenza di Vlahovic che da solo costa 41 milioni di euro (il 17% del totale): allontanare il serbo a un anno dalla scadenza del contratto è stata un’impresa impossibile, ma questo dato significa che nel complesso la Juventus ha ridotto e razionalizzato le sue spese. Tra dodici mesi potrà godere dei benefici dell’opera di Comolli.
Costo della rosa, Inter e Milan con numeri a sorpresa
A sorpresa, invece, la fotografia che emerge dai bilanci delle due milanesi. L’estate delle grandi cessioni da parte del Milan di Furlani e Tare e del tesoretto a disposizione di Marotta e Ausilio, queste le attese e il racconto dei mesi del mercato, ha partorito un verdetto sorprendente.
Pur con un saldo di mercato positivo e plusvalenze che hanno coperto per la prossima stagione i mancati ricavi da Champions League, il Milan ha aumentato il costo della propria rosa rispetto all’anno scorso di circa 7 milioni di euro (+3,4%). La ragione? Gli ultimi colpi di agosto hanno alzato il dato dei maggiori costi sopra la soglia dei minori scaricati attraverso le operazioni di cessioni di molti esuberi che erano rimasti a carico dei rossoneri. E’ sceso il monte ingaggi, che è il quinto della Serie A alle spalle di Inter, Juventus, Napoli e Roma, mentre è rimasto alto il conto degli ammortamenti.
L’Inter ha finito, invece, con il risparmiare abbassando il costo della rosa di 5 milioni di euro (-2,5%), pur in presenza di un’indicazione di chiudere il saldo di mercato con il segno meno davanti. I colpi mancati di Lookman e Koné pesano perché avrebbero spostato il bilancio definitivo. A Marotta e Ausilio è rimasto in canna un tesoretto che potrebbe essere speso a gennaio oppure riportato sulla prossima estate. Interessante la fotografia per voci del totale del costo: a livello di cartellini l’Inter è solo sesta in Serie A dietro anche ad Atalanta e Roma e poco sopra Fiorentina e Lazio. Significa che nelle prossime sessioni i dirigenti saranno chiamati ad acquistare calciatori facendo qualche investimento in più per prenderli e, magari, con maggiore attenzione agli stipendi.
Il paradosso della Roma dei Friedkin
Per chiudere il paradosso della Roma dei Friedkin. La proprietà americana continua a mettere soldi in un club che fatica ad avvicinarsi alla sostenibilità economica, anche a causa del mancato raggiungimento della Champions League, territorio proibito dal 2019. Dal 2020 al 2024 i giallorossi hanno accumulato perdite per 792 milioni di euro finendo anche sotto la lente di controllo della Uefa.
Il mercato della prima Roma di Gasperini è stato condizionato dai paletti imposti dal settlement agreement firmato con Nyon, e non ancora concluso, ma il risultato è che il costo della rosa è aumentato e non diminuito: più 23 milioni di euro (+16%). Non un buon segnale per la dirigenza giallorossa che deve accelerare le operazioni di taglio e razionalizzazione dei costi e allo stesso tempo sperare che il Gasp riesca a ottenere quel piazzamento nelle prime quattro sfuggito sempre per qualche dettaglio.