I sonniferi impediscono al cervello di ripulirsi

  • Postato il 23 febbraio 2025
  • Di Focus.it
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Dormire bene è fondamentale: una buona notte di sonno è associata a un sistema immunitario più forte, un cuore più sano e un cervello che funziona meglio; al contrario, riposare troppe poche ore è causa (tra le altre) di obesità, emicrania e carenza di desiderio sessuale nel breve termine, e di malattie neurodegenerative e demenza precoce nel lungo termine.. Ricorrere all'aiuto dei farmaci per lasciarci andare alle braccia di Morfeo, però, potrebbe non essere una buona idea: secondo uno studio condotto sui topi e pubblicato su Cell lo Zolpidem, un farmaco usato per combattere l'insonnia il cui principio attivo è presente nella maggior parte dei sonniferi in commercio, impedirebbe al cervello di ripulirsi dalle tossine durante la notte.. Pulizie notturne. Quando dormiamo, in particolare durante la fase di sonno profondo chiamata NREM, si attiva il cosiddetto sistema glinfatico: nei vasi sanguigni cerebrali scorre un liquido chiamato fluido cerebrospinale, che ripulisce la mente dalle tossine accumulate durante il giorno. Osservando il cervello di sette topi, gli studiosi hanno scoperto che quando aumentano i livelli di una molecola specifica chiamata norepinefrina (o noradrenalina) i vasi sanguigni cerebrali si restringono, diminuendo il volume di sangue che scorre e permettendo al fluido cerebrospinale di passare nel cervello; al contrario, quando i livelli di norepinefrina diminuiscono i vasi sanguigni si espandono, respingendo il fluido cerebrospinale.. Sonno meno ristoratore. Per capire che effetti avessero i sonniferi su questo processo, gli studiosi hanno quindi somministrato a sei topi lo Zolpidem. Dopo un rapido addormentamento, il cervello dei topi aiutati dal sonnifero «non è stato ripulito così bene», spiega Maiken Nedergaard, una degli autori. Rispetto al gruppo di controllo il flusso del fluido cerebrospinale è sceso in media del 30% circa, perché lo Zolpidem ha inibito la produzione di norepinefrina.. Nonostante sia prematuro dire se questi risultati possano valere anche per gli umani, secondo Laura Lewis del MIT è probabile che almeno alcuni di questi meccanismi si applichino anche a noi, visto che il circuito cerebrale dei topi studiato in questa ricerca è uguale a quello umano. Se questo legame tra pillole per dormire e qualità del sonno dovesse essere confermato, dovremo sviluppare nuovi farmaci sedativo-ipnotici che non interferiscano con il sistema glinfatico: «Il rischio», conclude Nedergaard, «è quello di peggiorare i problemi del sonno e la salute del cervello»..
Autore
Focus.it

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