I sindaci contro Inwit, il colosso del 5g: “Non ci ascolta, decide le aree e il prezzo. Con il favore del governo”

  • Postato il 5 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Cova il malcontento dei Comuni contro Inwit e per placare gli animi, a Pederobba in provincia di Treviso, è scesa in campo la presidenza del Consiglio dei ministri con il dipartimento per la Digitalizzazione. Il regno del fratello d’Italia Alessio Butti, sottosegretario di palazzo Chigi. Inwit è la tower company con la missione di portare la rete 5g nelle aree poco popolate, insieme a Tim e Vodafone-Fastweb. I primi cittadini, specie in Veneto e Lombardia, contestano i modi “irrispettosi” della compagnia. Raccontano amministratori infuriati: Inwit pretende di decidere le aree dove installare le antenne, in deroga ai piani dei Comuni, strappando contratti da migliaia di euro e imponendo il canone unico da 800 euro. Sono almeno 250 i contenziosi tra Inwit e i municipi: l’uno per cento rispetto alle 25 mila torri gestite dal colosso. “Un livello fisiologico”, dice la compagnia.

La sfuriata del sindaco: “Arroganza, bluff e scorrettezze indicibili” – A dar battaglia è il primo cittadino di Pederobba, Marco Turato, dopo l’ultima proposta di Inwit: installare un traliccio di 30 metri all’ingresso del cimitero di Covolo, su un terreno privato, grazie all’accordo con il proprietario. Il sindaco è sbottato con una lettera pubblica il 27 febbraio: “L’arrembaggio selvaggio a suon di modifiche normative, si traduce sempre di più in un’arrogante comportamento degli emissari della società Inwit. Tralasciando di elencare le indicibili scorrettezze e i bluff che ho patito durante le fasi dell’accordo mettendo a disposizione un’area comunale, mi ritrovo ora con Inwit pronta a piantare la sua antenna praticamente all’ingresso del Cimitero”.

Giugno 2026, la scadenza dei fondi Pnrr per il 5g – Inwit deve installare 900 torri in 1.385 aree bianche. Quelle rurali, dove le imprese non arrivano perché pochi pagano il servizio. La scadenza è il 30 giugno 2026, per non perdere 345 milioni del Pnrr. Ma per installare le antenne serve l’autorizzazione dei sindaci: “Su 500 domande il 45% ha subito opposizioni di varia natura e solo il 5% è stato ottenuto nei tempi”, ha dichiarato il direttore generale di Inwit Diego Galli, il 5 marzo. Già due anni prima, il 5 aprile 2023, aveva allertato: “Solo il 20% del tempo viene impiegato per la realizzazione di una nuova torre, l’80% è per l’ottenimento dei permessi”.

Il freno dei negoziati, ma i sindaci chiedono dialogo – Inwit ha ragione ad avere fretta. Ma le antenne possono allarmare i cittadini e i sindaci invocano il tempo del dialogo e del negoziato. Per indurre Inwit ad ammorbidire i toni, la Provincia di Treviso ha promosso un incontro il 19 maggio a Sant’Artemio: da una parte il presidente Stefano Marcon, il vice Fabio Maggio, il sindaco di Pederobba Marco Turato e l’Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana; dall’altra Infratel e Contarina spa. La prima è la società pubblica incaricata di bandire le gare d’appalto per le antenne 5g. La seconda è la società che collabora con i Comuni trevigiani per individuare le aree dove installare le torri. Entrambe medieranno tra i municipi e le tower companies, Inwit in testa, per scegliere i siti nelle dieci aree bianche del trevigiano. Senza un “arbitro”, le divergenze rischiano di esplodere mettendo a rischio gli obiettivi del Piano 5g. Non solo in Veneto.

Leganet è una società di consulenza che assiste Comuni ed enti locali, anche nella definizione dei regolamenti e dei piani per le antenne. Segue oltre cento municipi, in tutta Italia: dove riceve incarichi, di frequente promuove incontri con sindaci e uomini di Inwit, per appianare divergenze e scongiurare guerre legali. “La società delle Torri, talvolta, prima sceglie le aree per le antenne aprendo le pratiche urbanistiche, poi avvisa i Comuni – dice il presidente di Leganet Alessandro Broccatelli – Conoscere in anticipo i piani di Inwit aiuterebbe nella mediazione con i sindaci”.

Amministratori infuriati, la mail all’Anci paventando contenziosi e minori investimenti – In Veneto e in Lombardia non si contano i primi cittadini infuriati. Inwit spedisce in municipio anche ingegneri e architetti di società terze, incaricate di spuntare le aree al minor prezzo. “Ci trattano da deficienti – racconta una funzionaria del Comune di Resana – Arrivano in Comune come se fossero i padroni’”. Dicono gli amministratori: Inwit pretende di pagare il Canone unico da 800 euro (strappando contratti di locazione fino a 20 mila euro) e vuole imporre le aree idonee, paventando contenziosi e la rimozione delle antenne.

Un tono simile si esprime in una mail spedita ad Anci, a luglio 2021. L’associazione dei Comuni aveva suggerito ai municipi di alzare le tariffe sulle antenne, nella Nota introduttiva allo schema di regolamento del “Canone unico”. Inwit, preoccupata, avvisa l’Anci via posta elettronica: l’aumento “esponenziale” porterebbe “conseguentemente numerose criticità in capo agli enti locali”. Ad esempio, “disincentiverebbe gli investimenti per la copertura radiomobile dei piccoli borghi (…) e incentiverebbe un aumento del contenzioso tra i Comuni e le Tower companies”.

La replica di Inwit: “Dialogo e rispetto della legge, norme nazionali non rispettate da enti locali” – La compagnia, al Fatto, garantisce di promuovere sempre il dialogo e rispettare la legge. Cita 2 protocolli d’intesa con gli enti locali. Il primo con Uncem (Unione nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti Montani). Il secondo – sul Piano Italia 5G del PNRR – con Anci, Infratel, Dipartimento per la Trasformazione Digitale e gli altri operatori. Inwit punta il dito sui Comuni: “Le semplificazioni normative adottate a livello nazionale non sempre vengono rispettate a livello locale”. I municipi non terrebbero in considerazione le necessità delle compagnie, secondo la società: “Spesso le uniche aree consentite sono cimiteri o discariche, luoghi che non consentono di soddisfare le esigenze di copertura previste”, dice Inwit al Fatto.

Il Dipartimento di palazzo Chigi e le “pressioni” sul sindaco – A Pederobba, Inwit ha firmato un contratto con il propietario di un terreno privato, per installare una torre davanti l’ingresso del cimitero. La colpa del Comune? Aver offerto una locazione da 16 mila euro l’anno. “20 volte superiore a quanto previsto dalla legge”, ha dichiarato Inwit, convinta di dover pagare il canone unico da 800 euro, malgrado le sentenze siano discordi e l’orientamento prevalente dica il contrario.

Il 26 febbraio il sindaco Turato ha sospeso i lavori per la torre. Ma è capitolato dopo la telefonata da Roma, Dipartimento per la trasformazione digitale di palazzo Chigi. “Su pressante sollecitazione della presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comune ha accettato che il tutto avvenga sull’area di questo privato, purché l’impianto arretri di 70 metri per non costituire un impatto totale sul contesto”, ha dichiarato il primo cittadino a TrevisoToday.

La replica del dipartimento di palazzo Chigi – Nessuna “pressione”, dice il Dipartimento al Fatto Quotidiano, ma un intervento di routine per “consentire una rapida esecuzione del Piano 5g”. Lo scopo è “sensibilizzare i Comuni”, sul “carattere strategico” delle antenne e sulle “serrate scadenze imposte dal Pnrr”. Ne sono al corrente, i sindaci. Per accelerare sul 5g, alle aziende è concesso violare i piani comunali, espropriare le aree previa autorizzazione “dell’autorità competente”, pagare le aree il 90% in meno (stima Ifel). Ma chi sensibilizza Inwit sui bilanci dei Comuni falcidiati dai tagli di Meloni?

A Pederobba la trattativa prosegue: la giunta è fiduciosa di chiudere oggi o nei prossimi giorni. Inwit dovrebbe accettare di spostare la torre di circa 80 metri, rispetto all’ingresso del cimitero. Intanto, ha depositato ricorso al Tar: neppure questo accelera la pratica del 5g.

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Il Fatto Quotidiano

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