I sette scioperi più pazzi della Storia
- Postato il 10 gennaio 2025
- Di Focus.it
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Tutto cominciò attorno al 1150 a.C., quando nell'antico Egitto il faraone Ramses III dovette fare i conti con il malcontento dei costruttori del tempio di Tebe, che al 18 del mese non avevano ancora ricevuto i pesci e i legumi promessi come paga.
Da allora, passando per la secessione dei plebei romani del 494 a.C. contro i soprusi dei patrizi fino ad arrivare ai moderni blocchi dei trasporti, persone di ogni epoca e classe hanno utilizzato l'arma dello sciopero per ottenere importanti conquiste e così migliorare vita e mestiere, ancora prima che specifiche leggi fissassero come inderogabili alcuni diritti dei lavoratori. Leggi come per esempio l'italiana numero 300 del 1970, meglio conosciuta come "Statuto dei Lavoratori".
Nel tempo, insomma, di proteste importanti ce ne sono state tante e, organizzandole, spesso i lavoratori hanno sorpreso i loro "capi" con ingegno e originalità. Ecco, allora, una carrellata degli scioperi più curiosi della Storia, dall'alba dei tempi ai giorni nostri.. 195 a.C. Sciopero del sesso. Quando i tempi sono difficili, bisogna fare sacrifici. È giusto. Se però a sacrificarsi sono soltanto alcuni per tutti, allora non va più bene. È il caso della Lex Oppia, promulgata a Roma nel 215 a.C. e che in tempi di Guerre puniche limitò il lusso femminile per destinare più soldi alla spese militari. Alle matrone fu vietato di indossare monili e abiti molto colorati e anche di viaggiare in carrozza. Le romane (mal) sopportarono per vent'anni questa legge, finché nel 195 a.C. (a guerra ormai finita) scesero in strada, minacciando lo sciopero del sesso e della procreazione se non fosse stata abolita la norma, come proposto da due tribuni della plebe che però avevano incontrato una forte opposizione. Tanto fecero che la legge fu abrogata.. 311 a.C. Buonanotte ai suonatori.... Nell'antica Roma i flautisti erano indispensabili per lo svolgimento delle funzioni religiose e dei sacrifici rituali. Guai, quindi, a farli arrabbiare. Lo capì a sue spese il censore Appio Claudio Cieco quando, nel 311 a.C., proibì loro di partecipare al banchetto più importante dell'epoca, in programma nel tempio di Giove. I musicisti, indignati, fecero i bagagli e si trasferirono nella vicina Tivoli, lasciando la capitale senza suoni e suonatori. Dopo averle provate tutte per farli tornare, compresi trucchi poco leciti, il senato dovette non solo abbonarli in perpetuo alla festa tanto desiderata, ma pure riconoscere loro tre giorni di licenza all'anno. Ma, attorno al cibo, questa non fu l'unica volta che si scatenò la protesta degli antichi Romani.. 1768 Il London strike. Il primo sciopero generale moderno è comunemente considerato quello organizzato sul Tamigi da un gruppo di marinai nell'aprile del 1768. Gli scioperanti chiedevano paghe più alte agli armatori, anche a fronte dell'aumento del costo del pane. Al grido di "Strike!" (verbo inglese che vuol dire "ammainare", e da allora "scioperare"), nel porto di Londra passarono di nave in nave ammainando le vele e bloccando, così, imbarcazioni e commerci. Il "London Strike!" portò a un aumento delle paghe e, con il passare dei giorni, coinvolse minatori, mugnai, tessitori, cappellai e altre categorie di lavoratori.. 1848 Sciopero della sigaretta. Le gloriose "Cinque giornate di Milano" e la conseguente, temporanea liberazione della città dal dominio austriaco dal 18 al 22 marzo 1848, ebbero come prologo uno sciopero particolare. L'1 e il 2 gennaio di quell'anno, infatti, i milanesi smisero all'improvviso di fumare, boicottando pesantemente le casse austriache, detentrici del monopolio tabacchi. Volevano l'indipendenza e rinunciare a sigari e sigarette era una sfida in piena regola, da ostentare in strada praticamente in faccia ai soldati. Che non la presero bene e che anzi, perfino contro il volere del generale Radetzky, andarono per le vie fumando a tutto spiano davanti agli italiani.
Addirittura si racconta che lo stato maggiore austriaco, per rispondere alla provocazione, rifornì le caserme con nuove casse di tabacco e perfino esortò i militari a provocare i cittadini, distribuire manganellate e far scattare qualche manetta. E in effetti così successe, con scontri (diversi), feriti (53) e pure morti (6).. 1920 Tre giorni bestiali. Tra i tanti scioperi che in tutta Italia segnarono il cosiddetto "Biennio Rosso" che va dal 1919 al 1920, ce ne fu uno di particolare impatto scenico: quello organizzato il 20 agosto 1920 nella pianura reatina, tra il Lazio e l'Umbria, dal leader contadino e socialista Florido D'Orazi. Per rivendicare miglioramenti nel lavoro e nella paga a favore della sua gente, D'Orazi contro i mezzadri fece manifestare i… bovini. Tutto il bestiame della pianura fu infatti portato nelle vicine città e lì "abbandonato" per tre giorni, senza foraggio ma sorvegliato a distanza dai contadini. L'improvvisa e bestiale invasione fruttò agli scioperanti i diritti richiesti.. 1944 Attaccati al tram. «Si vedono per Milano tram condotti da giovinastri volontari delle forze armate nazi-fasciste provocare gravi incidenti con morti e feriti. Viva i tranvieri milanesi!». L'emittente radiofonica statunitense "La Voce dell'America" raccontò così lo sciopero dei conducenti di Milano del marzo 1944 che, al grido di "Via i tedeschi!", paralizzarono per tre giorni il traffico cittadino.
Costretti con la forza dagli squadristi a lavorare, gli scioperanti abbandonarono infatti i tram per le strade, spesso sabotandoli. Seguirono scontri, arresti e perfino deportazioni, ma per ben tre giorni le uniche vetture in giro per Milano furono proprio quelle guidate dai militanti fascisti. Autisti davvero improvvisati, se è vero che fracassarono 166 vetture ferendo passeggeri e pedoni.. 1975 Belle anche di giorno. Stanche delle occhiatacce, delle battutine, dello sdegno mattutino di chi invece era cliente di notte, il 2 giugno del 1975, a Lione, più di 70 prostitute occuparono la chiesa di Saint-Nizier per mettere fine all'ipocrisia generale e depenalizzare la professione. Lo sciopero durò dieci giorni, le ragazze furono portate via a forza e il loro gesto non diede risultati concreti. Ebbe però un forte valore simbolico e l'eco della loro protesta contribuì alla nascita del movimento delle lavoratrici del sesso nel mondo..