I ritorni "vincenti" nella storia dello sport: Vonn entra in una elite ristretta assieme a Foreman e Chechi. E non è finita...

  • Postato il 12 dicembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Quel che ha fatto Lindsey Vonn è qualcosa che nel mondo dello sport nessuno aveva mai fatto prima. Perché risulta difficile anche trovare un termine di paragonare: tornare a 6 anni dalla data del ritiro, riconquistare un podio al termine della stagione di rientro e poi, come d’incanto, conquistare una vittoria nella prima discesa libera di quella successiva è qualcosa alla quale nessuno avrebbe mai potuto e voluto credere, neppure il più inguaribile degli ottimisti. Eppure Vonn c’è riuscita: con una protesi in più al ginocchio (il motivo che l’aveva spinta ad abbandonare a 34 anni), con una ferocia e una classe cristallina che pure il tempo ha fatto rimanere intatte. E scomodare paragoni adesso è complicato, perché la fuoriclasse di Saint Paul ha davvero alzato l’asticella.

Brignone e Cuche superati, ma domani c’è un altro record in vista

“Lindsey c’ha portato tutte a scuole, inutile negarlo”: le parole dell’amica Sofia Goggia, quarta al traguardo a oltre un secondo di distacco, dicono tutto dell’impresa della sciatrice statunitense.

Che in un sol colpo ha cancellato due primati nel mondo dello sci alpino, diventando la prima atleta a conquistare una vittoria dopo aver compiuto 40 anni (nel suo caso fanno 41 anni, un mese e 24 giorni): quello di Federica Brignone in campo femminile, che pochi mesi fa era diventata la più “anziana” vincitrice in Coppa del Mondo a 34 anni e 8 mesi esatti detronizzando proprio l’americana (che aveva 33 anni, 4 mesi e 26 giorni quando vinse per l’ultima volta ad Are, in Svezia), ma anche quello di Didier Cuche, che a 37 anni, 6 mesi e 8 giorni era il più “anziano” vincitore di sempre di una gara di sci alpino, record conquistato nel supergigante di Crans Montana del 24 febbraio 2012.

Il problema maggiore per Vonn adesso sarà però un altro: Dovrò cambiare tutti i miei cappelli, perché c’è il numero 82, quello delle vittorie che avevo in Coppa del Mondo fino a qualche ora fa…”. Domani peraltro, nella seconda libera sulla “Corviglia”, Lindsey andrà a caccia di un altro primato: sarà infatti la gara numero 410 della sua carriera, una in più di Renate Goetschl, divenendo la primatista all time per numero di presenze al cancelletto di partenza.

Lindsey, emozione e veleno: “Chi mi critica mi rende più forte”

L’emozione della 41enne del Minnesota al traguardo è stata grande. Ho chiamato mio padre e l’ho sentito piangere come non mai. È una sensazione unica: debbo ringraziare chi ha creduto in me, perché è da questa estate che sentivo che stava succedendo qualcosa di unico e irripetibile.

Svindal è stato il primo a credere che tutto ciò potesse accadere: mi trasmette sempre grande calma, è una presenza preziosa e di questo gliene sono grata. Ora cosa farò? Intanto mi godrò le prossime due gare a St. Moritz, poi vediamo. Non pensavo di poter essere tanto competitiva, e magari dopo il giochi olimpici potrei decidere di continuare a correre…”.

Non è mancata nelle parole della fuoriclasse statunitense anche una frecciata verso coloro che l’hanno criticata dopo aver deciso di tornare nel circo bianco. “Questa gente non ha capito che più prova a ferirmi e più mi rende forte, mi motiva e mi spinge a dare il massimo. Spero solo che continuino a farlo, perché se questi sono i risultati potete capire che mi “sacrifico” ben volentieri…”.

Vonn come Foreman nella boxe: gli ultra 40enni di successo

Se nello sci Vonn ha praticamente riscritto ogni tipo di record, provare a tracciare un paragone con gli altri sport è impresa decisamente ardua. Forse il più calzante di tutti è quello con George Foreman, che a 27 anni decise di ritirarsi, due anni dopo aver perso il celebre incontro di Kinshasa con Muhammad Alì. Tornò 10 anni più tardi, ma è nel 1994, a 45 anni e 9 mesi, che ebbe la chance di tornare a combattere per il titolo mondiale, battendo a sorpresa Moorer e riprendendosi quella cintura che aveva lasciato poco meno di 20 anni prima.

L’Italia nel suo piccolo ha avuto Yuri Chechi come esempio di resilienza e… ritorno: oro ad Atlanta 1996 agli anelli, saltò Sydney 2000 per un infortunio, ma nel 2004 ad Atene volle tornare in pedana, anche per una promessa fatta a suo padre dopo che guarì da una malattia. Nella culla della civiltà ellenica Chechi (a 35 anni) conquistò una medaglia di bronzo tutt’altro che scontata, il modo migliore per chiudere la propria carriera.

Altri due sportivi sono tornati dopo aver chiuso con la propria disciplina e si sono mostrati vincenti, e sono entrambi americani (e di nome Michael): dopo un anno e 8 mesi di stop, nei quali si diede al baseball, Jordan vinse altri tre titoli con i Chicago Bulls, mentre dopo una pausa di simile entità Phelps tornò a gareggiare per partecipare ai giochi di Rio 2016, vincendo 5 medaglie d’oro e una d’argento. Ma erano entrambi molto più giovani di Vonn, anche se magari l’avranno ispirata. Come lei farà con le generazioni future.

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Virgilio.it

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