I regali dei premier italiani: da Renzi ai progressisti, la restituzione col contagocce

  • Postato il 8 maggio 2025
  • Di Panorama
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Chi ha passato ai giornali la risposta all’interrogazione di Italia Viva sui regali ricevuti da Giorgia Meloni nei suoi incontri istituzionali pensava di mettere in difficoltà la premier. Ma la mossa si sta trasformando in un clamoroso autogol, dal momento che sta emergendo come in passato la restituzione dei doni fosse una prassi poco diffusa. Per esempio, il 3 novembre 2016, Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, fa tappa alla Colnago, tempio delle biciclette da corsa con quartier generale a Cambiago, nel Milanese. Gira per lo stabilimento, stringe mani, sorride alle maestranze. Poi arriva il regalo: una citybike confezionata su misura. Verniciatura viola, omaggio alla Fiorentina, la squadra del cuore del premier. Quella bicicletta non risulta nell’elenco dei beni ricevuti dal capo del governo durante l’esercizio delle proprie funzioni e conservati nei depositi del cerimoniale di Palazzo Chigi (destinazione obbligata per i doni di valore superiore ai 300 euro). Forse perché un anno dopo è stato lo stesso Renzi a mostrarla orgoglioso su Twitter. Ha pubblicato la foto della bici parcheggiata con sopra il sellino una maglietta celeste. Con tanto di didascalia: «Bici fantastica, maglia storica, ma le salite di Rignano sembravano il Mortirolo. Avanti (ma oggi avanti piano). Buona domenica». Dunque pure un po’ di pubblicità alla Colnago.

La Meloni e i regali da record

Ma veniamo all’autogol dei renziani. Meloni, in poco più di due anni e mezzo di governo, ha riempito i depositi di Palazzo Chigi come nessuno prima di lei. Con 278 doni ufficiali ricevuti e inventariati in 925 giorni, ha una media da record: un regalo ogni 3,3 giorni. Una frequenza dieci volte superiore rispetto a quella dei premier che l’hanno preceduta. Dal governo Monti a quello Draghi, in 3.993 giorni complessivi di incarico, i primi ministri italiani hanno lasciato negli archivi istituzionali appena 129 regali, ovvero uno ogni 30,9 giorni. Mario Monti 19 in 528 giorni (con una media di una restituzione ogni 27,8 giorni); Enrico Letta quattro in 300 giorni (la sua media è la peggiore, una restituzione ogni 75 giorni); Renzi 15 in 1.023 (una riconsegna ogni 68.2 giorni, a un francobollo da Letta); Paolo Gentiloni 12 in 535 (con una media di 44,6 giorni); Giuseppe Conte, nonostante la crisi pandemica, ne ha restituiti 59 in 987 giorni (16,7); Draghi, 20 in 617 (30,8). Tutti insieme, non raggiungono nemmeno la metà del «bottino» della Meloni.

La nuova pratica dei regali

Una sproporzione che non si spiega con l’attivismo diplomatico, né con i mutati scenari geopolitici. Si spiega solo con il fatto che con l’attuale capo del governo ogni dono ricevuto è stato trattato per ciò che è: un bene dello Stato, non un souvenir personale. Qui parlano i numeri. E raccontano una storia diversa da quella narrata dai commentatori da salotto. Le regole sono lì da quasi 20 anni. A scriverle fu il governo di Romano Prodi, il 20 dicembre 2007. Un decreto del presidente del Consiglio mise ordine ai regali ricevuti dai ministri e dai loro familiari. Li chiamano «doni di rappresentanza». Se valgono più di 300 euro non possono finire nelle vetrinette di casa: vanno consegnati al cerimoniale di Palazzo Chigi. Restano di proprietà dello Stato. Ma la vera questione è un’altra: quei cadeaux devono essere inventariati, catalogati uno per uno. Ed è proprio l’inventario, che La Verità ha potuto consultare, a fare da cartina al tornasole: per anni è rimasto semi-vuoto.

Nei giorni scorsi i media progressisti hanno scoperto il pozzo di San Patrizio dei regali ricevuti dai premier in carica. E hanno squadernato la lista dei regali, dalle scarpe pitonate al foulard che la Meloni ha ricevuto dal premier albanese Edi Rama, lasciando immaginare che quei doni non richiesti potessero rappresentare un’utilità personale. In realtà quegli oggetti sono rimasti a Chigi e, quanto alla loro eccentricità basta dare un’occhiata agli omaggi del passato per comprendere che la tipologia dei doni è più o meno sempre dello stesso genere. Si tratta di preziosi, di monili esotici, a volte kitsch, ma di certo simbolici. Come conferma il primo regalo ricevuto da Monti. Il 9 febbraio 2012, durante la sua visita a Washington, la leader dem Nancy Pelosi, lo omaggiò di un piatto con la raffigurazione dell’Apoteosi di George Washington. L’ex premier ha ricevuto anche orologi, incisioni, quadri, pennini con calamaio d’argento, monete commemorative, vasi, calici e perfino un orologio Bulgari da donna. Nell’elenco anche un costume arabo ricamato e un fossile di pesce in una scatola di legno che gli consegnò direttamente il primo ministro del Libano Nagib Mikati.

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Panorama

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