I raid degli agenti anti-immigrazione di Trump in chiese e ospedali terrorizzano la California: la vita sospesa degli irregolari

  • Postato il 11 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dispensa dalla messa della domenica. È quanto il vescovo di San Bernardino, Alberto Rojas, concede ai suoi fedeli. “C’è una paura reale che attanaglia molti nelle nostre comunità” spiega Rojas, che racconta di suoi parrocchiani prelevati dagli agenti dell’immigrazione la domenica, mentre andavano a messa. “Voglio che le nostre comunità di immigrati sappiano che la Chiesa è al loro fianco e cammina con loro in questo momento difficile”, continua Rojas, che lascia ai fedeli non in regola con il visto la possibilità di saltare la messa. È una decisione clamorosa, che dà il senso del terrore che i raid degli agenti dell’immigrazione stanno diffondendo in California e in vaste aree degli Stati Uniti. I migranti undocumented non escono più di casa. Non mandano più i loro figli a scuola. Evitano di farsi ricoverare in ospedale. Si tengono lontani dai centri commerciali. Ora sono dispensati dalla messa. Gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) si nascondono del resto ovunque. Potrebbero saltar fuori all’improvviso e arrestarli, incatenarli, deportarli nel giro di poche ore.

Con un milione e mezzo di fedeli, San Bernardino è la quinta diocesi cattolica negli Stati Uniti e la seconda, dopo Los Angeles, in California. L’area ha una nutrita popolazione ispanica. Nella contea di Riverside, dove sorge San Bernardino, il 52,5 degli abitanti è di origine ispanica. Rojas, che è nato e cresciuto ad Aguascalientes, in Messico, non è nuovo a prese di posizione in tema di immigrazione. Lo scorso giugno aveva parlato di azioni “contrarie al Vangelo di Cristo”, chiedendo il “rispetto di diritti umani e dignità” per persone che “hanno dato un contributo positivo alle loro comunità” e che non chiedono altro che di essere regolarizzate. Rojas non è solo nella sua battaglia. In maggio la diocesi di Nashville, Tennessee, aveva esentato i fedeli dall’obbligo della messa domenicale per la medesima ragione: gli appostamenti fuori delle chiese da parte degli agenti dell’ICE. La diocesi della contea di Orange, pur non avendo formalmente esentato i fedeli dalla messa, ha attivato un servizio di preghiere e comunioni a domicilio. E l’arcidiocesi di Los Angeles ha stilato un decalogo di cose che i migranti devono fare, se fermati. I suoi avvocati forniscono assistenza alle persone, nel caso di udienza di fronte a un giudice.

La Chiesa cattolica americana si attrezza, come può, per arginare le tattiche sempre più aggressive dell’amministrazione. La Corte Suprema, nelle ultime settimane, ha offerto a Donald Trump una serie di vittorie giudiziarie: dalla possibilità di espellere migliaia di persone che hanno sinora goduto di protezione umanitaria negli Stati Uniti al consenso alle deportazioni di migranti in Paesi terzi, dove violenze e tortura sono una realtà conclamata. Il via libera della maggioranza conservatrice della Corte ha incoraggiato le politiche anti-immigrazione. Raid e arresti da parte degli agenti dell’ICE si sono moltiplicati. Presi di mira sono appunto chiese, ospedali, scuole, centri commerciali ma anche le aziende agricole, la cui manodopera è in larga parte straniera. Si intensificano anche gli arresti davanti ai tribunali, dove i migranti si presentano per discutere i loro casi. Sino a qualche mese fa, l’ICE preferiva non intervenire davanti alle aule di giustizia, nel timore che gli illegali smettessero di presentarsi alle udienze ed entrassero nella totale clandestinità. Recentemente, sono iniziati gli arresti anche davanti alle corti. Agenti mascherati prelevano i migranti, per poi deportarli senza che si sia concluso il loro iter giudiziario. Di recente, davanti ai tribunali di San Francisco e Concord sono scoppiati incidenti tra la polizia e gli attivisti che cercavano di bloccare gli arresti. A San Francisco un SUV con a bordo un giovane migrante si è lanciato tra la folla, mentre gli agenti usavano manganelli e pepper spray.

La California resta per l’appunto l’area più calda. Se a Los Angeles, almeno per il momento, si sono placati proteste e disordini, il caos è esploso nelle fattorie. Sono aree dove, fino a un paio di mesi fa, gli agenti dell’ICE evitavano di avventurarsi. Ora i raid sono iniziati anche lì. La situazione è particolarmente grave nella Central Valley, da dove arriva il 40 per cento della frutta e della verdura che si consuma negli Stati Uniti e dove l’80 per cento dei lavoratori è undocumented. Molti di questi, per il terrore di essere arrestati, non vanno più al lavoro. Pesche, pesche noci, susine, albicocche marciscono sugli alberi, mentre crescono proteste e indignazione di molti imprenditori, colpiti nei loro affari e profitti dalle politiche di un presidente che, peraltro, molti di loro hanno votato. Le associazioni di farmers danno ai migranti una serie di suggerimenti per evitare l’arresto. Le aziende agricole sono luoghi ancora relativamente sicuri. Per entrarci, gli agenti hanno bisogno di un mandato, difficile da ottenere. La vera minaccia si nasconde per le strade, dove gli agenti attendono i lavoratori. Il consiglio è togliersi cappelli e bandane, che li identificano immediatamente come braccianti usciti. E ancora, modificare ogni giorno il percorso da e per il lavoro e viaggiare solo ed esclusivamente con persone conosciute.

Se ci si sposta dai campi di frutta e verdura alle università, cambiano i soggetti presi di mira, non le tattiche di dubbia legalità. Nel corso di un’udienza in una corte federale di Washington, un funzionario del Department of Homeland Security, Peter Hatch, ha affermato che l’immigrazione USA si serve dei dati presenti sul database online di Canary Mission per identificare studenti e professori stranieri da deportare. Canary Mission è un gruppo dal profilo piuttosto opaco. Non si sa chi sia a dirigerlo, da dove riceva i suoi finanziamenti, dove sia localizzato. Si conosce invece il suo scopo: rendere pubblici nomi, fotografie, dettagli personali di chi promuoverebbe “l’odio verso gli Stati Uniti, Israele e gli ebrei nei campus universitari nordamericani”. Dallo scorso marzo, Canary Mission espone pubblicamente chi nei campus manifesta contro la guerra a Gaza e che, essendo straniero, potrebbe essere deportato. Il sito nega di aver rapporti con il Department of Homeland Security, che comunque ha usato i suoi dati per procedere all’arresto di una mezza dozzina di ricercatori, bruscamente strappati alle loro case e università da agenti mascherati.

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