I prezzi del petrolio potrebbero aumentare di un altro 30% se l’Iran bloccasse lo Stretto di Hormuz. L’avvertimento Goldman Sachs
- Postato il 23 giugno 2025
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- Di Forbes Italia
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I prezzi del petrolio potrebbero raggiungere livelli massimi pluriennali se l’Iran dovesse rispondere agli attacchi statunitensi bloccando un punto nevralgico fondamentale per l’energia globale. Lo ha avvertito Goldman Sachs, dicendo che questo complicherebbe ulteriormente la lotta all’inflazione che dura ormai da anni.
Fatti principali
- I prezzi del Brent, il punto di riferimento internazionale per il petrolio, erano stabili a 77 dollari al barile alle 10 del mattino (ora di New York) durante una seduta volatile, al primo giorno di contrattazioni da quando gli Stati Uniti hanno colpito l’Iran.
- Questo porta l’aumento del Brent nelle ultime due settimane al 15%. Ma potrebbero esserci ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi del greggio, secondo un’analisi di Goldman Sachs guidata da Daan Struyven, co-responsabile globale della ricerca sulle materie prime per la banca d’investimento.
- Secondo Goldman, i prezzi del Brent potrebbero salire oltre i 110 dollari al barile se l’Iran decidesse di chiudere lo strategico Stretto di Hormuz. Uno scenario che ipotizza un calo del 50% del flusso di petrolio attraverso questa rotta marittima per almeno un mese.
- Questo rappresenterebbe un aumento del 30% rispetto ai già alti livelli di lunedì, portando il Brent al suo prezzo più alto dal luglio 2022, quando gli Stati Uniti e i loro alleati sanzionarono il petrolio russo dopo l’invasione dell’Ucraina.
Cos’è lo Stretto di Hormuz?
Lo Stretto di Hormuz è l’unico passaggio marittimo che collega il Golfo Persico all’oceano aperto. È una rotta fondamentale per la regione ricca di energia, e nel 2024 vi è transitato l’equivalente di circa il 20% del consumo mondiale di petrolio, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. “Esistono pochissime alternative per far uscire il petrolio dallo stretto in caso di chiusura”, ha scritto il Dipartimento dell’Energia in un post la scorsa settimana.
Dopo gli attacchi statunitensi, i media di stato iraniani hanno riferito che il parlamento del Paese ha sostenuto l’idea di chiudere il passaggio. Almeno due superpetroliere dirette verso lo stretto hanno invertito la rotta lunedì, secondo quanto riportato da Reuters. L’Iran è il nono produttore di petrolio al mondo, ma la sua vicinanza allo Stretto di Hormuz – che gestisce anche circa la metà delle esportazioni dell’Arabia Saudita, il maggior produttore non statunitense – conferisce a Teheran un’influenza significativa sull’energia del Medio Oriente.
Prezzi del petrolio più alti significheranno inflazione più alta?
Sì. Secondo gli economisti di J.P. Morgan, che la scorsa settimana hanno avvertito che un prezzo del Brent superiore ai 75 dollari per tutta l’estate potrebbe contribuire a un aumento del 2% dell’indice globale dei prezzi al consumo. La prospettiva di un aumento dei prezzi dell’energia preoccupa gli Stati Uniti, che stanno già affrontando avvertimenti da parte degli economisti su una possibile nuova ondata inflattiva causata dai dazi.
La critica principale
L’ex presidente Donald Trump ha lanciato un monito ai produttori di petrolio in un post sui social media di lunedì:
“FERMATE TUTTI, TENETE BASSI I PREZZI DEL PETROLIO. VI STO TENENDO D’OCCHIO! STATE FACENDO IL GIOCO DEL NEMICO. NON FATELO!”
Citazione cruciale
In un sviluppo forse sorprendente, la reazione degli investitori nei mercati obbligazionari e azionari è stata contenuta lunedì, nonostante l’aumento del rischio geopolitico. Lo S&P 500, indice di riferimento del mercato azionario statunitense, è salito di circa lo 0,3%, mentre i rendimenti dei Treasury decennali sono scesi di quattro punti base sotto il 4,35%, indicando un leggero rally delle obbligazioni.
“Per quanto riguarda le implicazioni per i mercati, tutto dipende dal fatto che il regime iraniano decida o meno di usare il petrolio come arma,” ha scritto lunedì Jim Reid, stratega di Deutsche Bank.
L’articolo I prezzi del petrolio potrebbero aumentare di un altro 30% se l’Iran bloccasse lo Stretto di Hormuz. L’avvertimento Goldman Sachs è tratto da Forbes Italia.