I piani del Mur per andare oltre il contratto di ricerca. Scontro con Macron sul piano per attrarre cervelli in fuga

  • Postato il 5 maggio 2025
  • Di Il Foglio
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I piani del Mur per andare oltre il contratto di ricerca. Scontro con Macron sul piano per attrarre cervelli in fuga

La freddezza o per meglio dire l’irritazione del governo italiano per il movimentismo del presidente francese Emmanuel Macron questa volta passa dal campo della ricerca. Oggi, dopo che il governo francese a margine della conferenza “Choose Europe for Science” organizzata a Parigi ha annunciato un piano da 100 milioni per attrarre ricercatori in fuga dalle politiche di Donald Trump negli Usa, la risposta del governo italiano non si è fatta attendere. Il commento del ministro dell’Università Anna Maria Bernini sull’iniziativa francese è stato un laconico: “Mentre gli altri annunciano, l’Italia ha già agito”. E quindi mentre il presidente transalpino lanciava in pompa magna il nuovo progetto alla presenza anche di Ursula von der Leyen, dalle parti di viale Trastevere si faceva notare il bando da 50 milioni di euro aperto lo scorso 7 aprile e lanciato dal governo proprio per attrarre cervelli in fuga dalle università americane. Ma l’irritazione del Mur si è spinta pure oltre: “E’ un incontro che promuove l’attrattività dell’Europa o della Francia come recitava inizialmente il titolo dell’iniziativa? E se come sarebbe giusto l’obiettivo è l’Europa, perché è stato organizzato all’Università La Sorbona di Parigi?”, sono alcune delle domande che si sono posti al ministero. Che ripone molta più fiducia nel Consiglio Competitività e Ricerca, in programma il 23 maggio a Bruxelles, considerata la vera sede per avere una strategia europea. Al Mur la conferenza ha destato qualche sospetto anche perché era stata annunciata in fretta e furia lo scorso venerdì. E in effetti l’iniziativa francese guarda molto da vicino l’esempio italiano. Per questo l’alta tensione registrata oggi viene vissuta più come un fattore “di merito” che di rapporti diplomatici o politici. Non è, insomma, uno strascico dell’iperattivismo mostrato da Macron pure in Vaticano il giorno del funerale di Papa Francesco. Ciò detto, in rappresentanza dell’Italia non c’era Bernini ma l’ambasciatrice italiana a Parigi, Emanuela D’Alessandro. Fatto sta che sempre sul fronte della ricerca, gli ultimi giorni sono stati significativi all’interno della maggioranza per cercare di sbloccare l’impasse legato alla permanenza, nel contesto universitario italiano, del solo contratto nazionale di ricerca.

 

Come abbiamo raccontato in più occasioni sul Foglio, l’entrata in vigore del nuovo regime (predisposto all’epoca del governo Draghi) ha reso complicata la vita a centinaia di ricercatori che non disponendo di forme contrattuali più flessibili (è stato accantonato il precedente assegno di ricerca) vedono ridursi le opportunità accademiche. Per questo la scorsa settimana è stato depositato un emendamento al dl Mim-Pnrr in discussione in commissione Istruzione al Senato, a firma del senatore forzista Mario Occhiuto e della senatrice a vita Elena Cattaneo, che vorrebbe cercare di correggere le principali storture del solo contratto nazionale. Accompagnando quest’unico strumento contrattuale ad altre due fattispecie: per i post-doc e per i post-laurea. Gli incarichi post-doc avrebbero durata almeno annuale e possono essere prorogati fino a una durata complessiva di tre anni. Quelli post laurea, chiamati ‘incarichi di ricerca’, destinati a giovani studiosi in possesso di titolo di laurea magistrale o a ciclo unico da non più di quattro anni e di un curriculum idoneo all’assistenza allo svolgimento di attività di ricerca hanno una durata minima di un anno e massima, compresi eventuali rinnovi o proroghe, di tre anni, anche non continuativi. In questo caso si dispone che il termine massimo è derogabile unicamente al fine di dare attuazione a specifici programmi di finanziamento alla ricerca dell’Unione europea nell’ambito delle azioni legate al programma Marie Skłodowska-Curie. Una possibile soluzione che è stata concordata con il Mur, anche in seguito alla campagna d’ascolto avuta con le associazioni che rappresentano i ricercatori e i dottorandi. Si tratta di strumenti che potrebbero servire anche a dare piena attuazione al piano per attrarre cervelli in fuga da Trump. E per non farsi scippare, a questo punto, ricercatori da Macron e dalla Francia.

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Autore
Il Foglio

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