I partigiani pro-Pal questa volta si sono scordati delle infami leggi naziste contro gli ebrei
- Postato il 16 settembre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
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I partigiani pro-Pal questa volta si sono scordati delle infami leggi naziste contro gli ebrei
I sempre vigili gendarmi della memoria sono sembrati stranamente appisolati, i maestrini sono rimasti con la penna rossa insolitamente a mezz’aria, i moralisti abituati ad agitare il ditino all’insù hanno nascosto la mano senza neanche lanciare pietre. I portatori d’acqua del politicamente corretto e della partigianeria di partito hanno lasciato scivolare via in un silenzio omertoso il 15 settembre, anniversario tondo (novanta anni esatti) da quella vergogna senza tempo per l’intera umanità che va sotto il nome di Leggi di Norimberga.
L’annuncio venne fatto ufficialmente da Adolf Hitler, nel 1935 al settimo raduno annuale del partito nazista, assieme alla convocazione straordinaria del Reichstag per approvare due provvedimenti che davano veste legale alla discriminazione e alla persecuzione degli ebrei. Qualcosa che andrebbe invece ricordato soprattutto adesso che i violenti rigurgiti antisemiti, mascherati dal falso spirito libertario intriso di manipolazione e strumentalizzazione del passato e del presente, evocano quei tempi spalancati sull’abisso dell’orrore. Ma autoproclamati gendarmi, maestrini, moralisti e politicamente corretti sempre dalla parte giusta (la loro), sono troppo in orgasmo pro Pal, in apprensione pro Flotilla e in lacrime pro Gaza svincolate da quelle del 7 ottobre, per ricordare cosa erano e cosa significarono le immonde Leggi di Norimberga.
Un ripassino per i negazionisti di ieri e di oggi, per i relativisti di oggi e gli schierati-tifosi di oggi e di domani. Gli ebrei non vennero perseguitati per la religione che professavano, ma in quanto tali. In mancanza di qualunque base scientifica, che se pure fosse esistita sarebbe ignobile come criterio di differenziazione, gli ebrei erano considerati tali per sangue, quindi inferiori; indegni della cittadinanza tedesca di cui erano privati per legge, indegni di esercitare professioni e mestieri, indegni di “contaminare” la razza ariana con il matrimonio o con rapporti sentimentali che diventavano illecito penale. Indegni di vivere. Fu l’inizio della “tempesta perfetta” che porterà nel 1942 alla Soluzione finale della Conferenza di Wannsee dove verrà stabilito il principio del genocidio di 11 milioni di ebrei europei censiti dai nazisti.
Alla fine ne stermineranno 6 milioni, più della metà. Gli ebrei sopravvissuti giureranno per i vivi e per i morti finiti in fumo nei camini dei campi di sterminio e quelli brutalmente assassinati e gettati in fosse comuni, che quello che era accaduto non si sarebbe mai più ripetuto. Israele non nasce per risarcimento di quell’orrore, altrimenti sorgerebbe in un pezzo di Germania, e neppure per compensazione della diaspora voluta dall’imperatore Tito e di duemila anni di persecuzioni, ma per una precisa scelta di dignità degli ebrei, nella terra da cui erano stati cacciati.
Chi gioca con le parole e delira di genocidi, faccia mente locale, se proprio non riesce a riflettere sulla terminologia e sul significato. Chi fa numeri di prestigio con antisemitismo e antisionismo, chi trucca le carte su cause ed effetti, chi pensa che sono passati novanta anni da quel 1935 e occorre guardare oltre, forse è bene che guardi indietro, per rivedere magari il palestinese gran Muftì di Gerusalemme allearsi con Hitler e aizzare i musulmani contro gli ebrei, e i cristiani.
Il 15 settembre 1935 è una data spartiacque. Si riproporrà ogni anno perché è scritta a lettere di sangue sul grande libro della storia. E se i maestrini l’hanno omessa ideologicamente dalla narrazione nell’anno di (dis)grazia 2025 dimostrano solo di essere cattivi maestri.
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