I monaci benedettini lavoravano nei campi?

  • Postato il 26 gennaio 2025
  • Di Focus.it
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Della vita di san Benedetto sappiamo solo ciò che si trova nei Dialoghi di san Gregorio Magno, papa e fan dei benedettini.Ecco le tappe della sua carriera: la nascita intorno al 480 in un'agiata famiglia di Norcia (aveva anche una sorella, Scolastica, altra futura santa), il deludente soggiorno di studi in una Roma in declino (era stato già deposto Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d'Occidente, segnando l'inizio del Medioevo e aprendo la strada all'era dei regni barbarici), quindi il ritiro presso l'odierna Affile e poi a Subiaco, nel Lazio, per darsi alla vita eremitica e alla guida spirituale di comunità monastiche.. Vita comunitaria. Benedetto in un testo di ben 73 capitoli aveva regolamentato ogni minimo aspetto della quotidianità nel suo monastero: quando e che cosa mangiare, come vestirsi, e soprattutto quante ore dedicare alla preghiera e quante al lavoro, secondo il celebre motto – che però non compare nella Regola – "ora et labora". A proposito delle attività dei monaci c'è un mito da sfatare: Benedetto non pensava affatto che dovessero svolgere, se non in situazioni di emergenza, il lavoro dei campi. Per questo nell'abbazia di Montecassino (FR), fondata nel 529, c'era abbondanza di servi e salariati agricoli. Sotto la cocolla di lana del monaco (l'abito dei benedettini), piuttosto, c'erano letterati, studiosi e retori. Il loro lavoro era dunque in prevalenza intellettuale, di amanuensi e trascrittori dei testi antichi.. Com'era la giornata di un benedettino? Pesante: la Regola scandiva ogni istante di vita nel chiostro medievale, in un equilibrato alternarsi di preghiera comunitaria e individuale, lettura e lavoro manuale. Ecco come erano suddivise le ore... ORA PRIMA (1-3 di notte) La sveglia: a seconda della stagione e del calendario liturgico, il monaco benedettino doveva alzarsi tra l'una e le tre del mattino e recarsi in chiesa per la recita del nocturnus, o ufficio delle vigilie, cioè l'insieme delle preghiere e letture dei Salmi recitate prima dell'alba. Questa attività lo impegnava per circa un'ora e mezza. A seguire, un'intensa lettura della Bibbia che durava fino al momento di intonare le lodi mattutine, ossia le preghiere dell'aurora. La domenica e durante altre festività solenni l'intera mattina era dedicata alla Lectio e alla messa. In tutti gli altri giorni con le prime luci iniziava il lavoro di lettura e scrittura. ORA TERZA (ore 9) Il lavoro era interrotto due volte ogni mattina per la preghiera comune. ORA SESTA (ore 12) L'ora di pranzo variava a seconda delle stagioni, preceduta da un preghiera. ORA NONA (ore 15) Altro ufficio di preghiera, poi si tornava al lavoro fino al Vespro. VESPRO e CENA Coincidevano con il tramonto (grosso modo le 16 in inverno e le 18 in estate). Seguivano un'altra Lectio divina e, da Pasqua a settembre, la cena. D'inverno, e nei giorni di digiuno, nei monasteri si beveva soltanto acqua con un po' di pane. COMPIETA (ore 20) Dal latino compiere ("concludere") significava "giornata compiuta". Era l'ultimo appuntamento con la preghiera, che concludeva le ore canoniche prima del sonno..
Autore
Focus.it

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