I Ministri infiammano il palco di Hiroshima Mon Amour a Torino
- Postato il 7 novembre 2025
- Spettacolo
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Un ritorno necessario, quello dei Ministri ad Hiroshima Mon Amour, ieri sera e questa sera, per un doppio sold out che riporta prepotentemente sulla scena la storica band alt rock milanese.
Prima di loro a scaldare il pubblico, sul palco, “I Boschi Bruciano” power duo di Cuneo, formato dai fratelli Pietro e Vittorio Brero, con un potente mix di rock, punk e alternative, con testi che trattano temi come la rabbia e le insicurezze dei giovani. Bello vedere band di spessore dare spazio a gruppi emergenti in contesti, comunque, così importanti.
Ma è verso le 22.30, che forti del nuovo album “Aurora popolare”, come sempre intriso dei temi che per loro contano, la rabbia e l’impegno sociale, salgono sul palco i Ministri. Davide “Divi” Autelitano, capitano della nave, la fragorosa chitarra di Federico Dragogna con il supporto di Michele Esposito alla batteria e Marco Ulcigrai alla chitarra, hanno letteralmente incendiato il palco di HMA, come da tempo non capitava.
Nell’ormai lontano 2016 un tour celebrò il decimo compleanno del primo album dei Ministri, “I soldi sono finiti”. Quasi dieci anni, un percorso ricco di riscontri e soddisfazioni, una eterogenea fanbase crescente, nel fermento della scena indie alt rock, un nuovo punto di riferimento grazie alla schiettezza dei testi ed alla forza travolgente dei suoni. Di tutto si può dire di loro, tranne che non ti facciano saltare e vibrare il sangue nelle vene. Ora che è trascorso quasi un altro decennio, i Ministri sono ancora cresciuti, maturati, sono diventati un’istituzione, un power trio, esperto, affiatato, con un suono specifico e riconoscibile, citato spesso come fonte d’ispirazione da altre band, che ancora vogliono fare rock, quello con gli strumenti.
C’erano giovani ma anche boomer infoiati, si pogava, si saltava e si surfava. Da quanto tempo non si vedeva stage diving ad HMA?
Una scaletta di oltre venti pezzi, equilibrata tra i nuovi lavori (“Aurora popolare”, “Poveri noi”, “Squali nelle bibbia”) e tra i grandi classici super acclamati (“Il sole (è importante che non ci sia)”, “La nostra buona stella”,” Comunque”, “Tempi bui”). Pescano un po’ ovunque nella loro ormai corposa discografia che conta otto album in studio, tra vecchi brani ed estratti dal nuovo album i Ministri costruiscono un vero muro sonoro, un impatto e potenza che ormai pochi sanno sostenere. Qualche introduzione, qualche spiegazione, ma soprattutto tanta, tantissima energia, da spettinare anche quelli nell’ultima fila, ma anche qualche momento intimo come su “Vestirsi male”, che Divi canta in mezzo al pubblico, seduto attorno a fare i cori con lui.
Ma sul finale si riparte, si va verso l’esplosione finale, “Diritto al Tetto”, “Bevo”, “Una Palude”, “Spingere” e “Abituarsi alla fine”, un crescendo unico, tra pogo ed il surf sul pubblico di Divi con il canotto. Ci volevano loro, per scuoterci un po’ (un bel po’) dentro. Per i fortunati stasera si replica.
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