“I miei ingaggi non coincidono con l’inizio della relazione con Paolo Petrecca. Perché strumentalizzare una storia d’amore? Non cerco celebrità a tutti i costi”: la versione di Alma Manera dopo il comunicato Usigrai
- Postato il 21 novembre 2024
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Se proprio c’è un Paolo a cui Alma Manera sente di dover dire grazie è Limiti, che la scelse oltre vent’anni fa per il programma “Ci vediamo in tv” dando il via al suo percorso in Rai. Ai microfoni di FQMagazine la cantante e conduttrice radiofonica risponde così alle illazioni e al polverone sollevatosi dopo la nota di Usigrai che chiedeva conto del raddoppio degli impegni radiofonici di Manera, compagna del direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca in quota Fratelli d’Italia, su Radio 1. Una “promozione” che, secondo l’organizzazione sindacale rivolta ai giornalisti Rai, sarebbe andata a discapito di due podcast cancellati dal palinsesto in un momento in cui “nella redazione del Giornale Radio si riducono le trasferte per la copertura delle notizie. Ancora una volta – prosegue Usigrai – risorse pubbliche trasferite su contratti esterni mentre ai dipendenti vengono tagliati spazi di informazione e di prodotto”.
Negli ultimi giorni il suo nome è ovunque. Come si sente? Più delusa o ferita?
Sorpresa di tanta attenzione, delusa perché trovo ingiusto questo tipo di esposizione, ferita come donna, professionista e mamma con la responsabilità di una figlia piccola.
Usigrai ha diffuso una nota piuttosto dura in cui parla anche di tagli all’informazione per far posto a un “programma esterno” come il suo. Le trasmissioni da lei condotte non sono servizio pubblico?
Certamente, pieno servizio pubblico, con il rispetto della pluralità delle voci e al servizio dell’azienda. “Crossover – La musica a 360 giri!”, alla sua seconda stagione, offre uno spazio che va oltre il mainstream, dove giovani promesse della musica possono raccontarsi e fare ascoltare le loro canzoni in uno scambio generazionale con i veterani, e poi dedico all’alta formazione dei nostri Conservatori – come quello di Santa Cecilia di Roma – una vetrina dove far conoscere Maestri e allievi eccellenti, grande risorsa e realtà culturale italiana e modello nel mondo.
Ne “La notte di Radiouno” la scaletta è densa di rubriche e ospiti. Oltre a fare ascoltare musica contemporanea cerco di coinvolgere gli ascoltatori offrendo momenti di puro intrattenimento e un’informazione utile e di servizio. Nell’ultima puntata, ad esempio, insieme alla autorevole voce di Paola Severini abbiamo esplorato il mondo della disabilità, cercando di porre l’attenzione sul tema in cerca di soluzioni. Aggiungo “Art Lover”, il mio podcast realizzato prima della conduzione su Isoradio, dove racconto da appassionata di arte visiva un opera insieme ad un esperto o un artista.
A proposito de “La notte di Radiouno” ancora Usigrai sostiene che il programma sia stato inventato per lei in quanto compagna del direttore di RaiNews24. Nei giorni scorsi invece lei all’Adnkronos sembra aver rivendicato la maternità del format: come sono andate esattamente le cose?
Non ho rivendicato la maternità del format. Tempo fa avevo presentato un’idea per un programma notturno, tutto qui. Richiamo l’attenzione dell’Usigrai affinché verifichi le fonti, perché non è stato inventato nessun programma per me! Aggiungo, inoltre, che non sono l’unica conduttrice de “La notte di Radiouno” (il giovedì al microfono c’è Pamela D’Amico, ndr).
Quello che i detrattori non le “perdonano” parrebbe la tempistica delle due trasmissioni in radio da lei condotte proprio nell’anno in cui ha incontrato il suo partner.
Falso, i miei ingaggi non coincidono con la nascita della nostra storia d’amore, sono precedenti. Ma poi cosa dovrei farmi perdonare, mi scusi? Il mio primo contratto con la Rai risale al 2001, e ho debuttato su Rai 1 grazie agli ultimi provini utili in corso Sempione a Milano nel novembre del 2001, per la trasmissione “Ci vediamo in tv” di Paolo Limiti che mi scelse. Se c’è un Paolo a cui professionalmente sono e sarò sempre riconoscente è lui, il grande Paolo Limiti. Anche se non sarebbe sbagliato dover dire grazie alla persona che si ama, non trovo nulla di male nel sostegno reciproco in una coppia, soprattutto quando c’è qualità professionale e si desidera costruire una famiglia insieme come nel caso mio e del mio compagno.
Chi invece si è espresso a suo favore è stato il direttore di Radio 1. Le ha fatto piacere il suo sostegno?
Ringrazio il direttore Francesco Pionati per la risposta puntuale che va a difesa delle sue scelte editoriali innanzitutto, e che ha ricordato la mia competenza e professionalità. Grazie a chi ha saputo cogliere l’ingiusto affronto e mi ha dimostrato la sua solidarietà.
Non è la prima volta che viene tirata in ballo per questioni che hanno a che fare con la sua relazione. Era successo già questa estate in occasione del Festival delle Città Identitarie. Pensa che se fosse legata a un personaggio di diverso orientamento politico non ci sarebbe lo stesso clamore?
Non entro nel merito delle appartenenze politiche, sono questioni più grandi di me, trovo tutto molto ipocrita, questo è un tema che non mi riguarda. Il focus è: perché utilizzare e strumentalizzare una storia d’amore? Quali sono i fini? Non sono io il soggetto al quale chiederlo. Preciso che la mia partecipazione al Festival delle Città Identitarie non era una novità, avevo già fatto parte del cast artistico in altre edizioni precedenti.
Nella sua biografia dice di avere un modo di essere “un po’ da outsider, non competitivo, piuttosto condivisivo e inclusivo”. Le è stato più d’aiuto o si è rivelato essere un punto debole in questi anni di lavoro?
Non ho mai sgomitato e inseguito la celebrità a tutti costi, con la consapevolezza di svolgere un lavoro a volte incerto. Sarà d’accordo con me che “Carmina non dant panem” (le poesie non danno il pane, ndr). Ho sempre cercato di mettere a frutto le mie passioni, ma mai fino a perdere l’anima. Trovo quello che è successo surreale, voler cercare a tutti i costi uno scandalo che non c’è. Quello che mi auguro è che non diventi una scusa.
Il suo curriculum è pieno di progetti su diversi fronti. Sta già lavorando a qualcosa di nuovo per il 2025?
Mi è stato chiesto di vestire ancora una volta i panni di Maria di Nazareth nell’omonima opera-musical della quale sono stata interprete principale, con le musiche del maestro Stelvio
Cipriani, che ebbe un debutto straordinario in Aula Nervi in Vaticano, mi farebbe molto piacere, vedremo. Ho da poco realizzato insieme a Merita Halili, la più grande cantante di musica popolare albanese, un brano in arbëreshë: “Moj e bukura more” che ho presentato in Albania e dove tornerò con il nuovo anno. Sono attualmente in studio di registrazione per la realizzazione del mio nuovo singolo e a dicembre sarò nel cast del “Concerto di Natale” in onda su Canale 5. E poi c’è il mio impegno con la radio.
Negli anni ha avuto modo di collaborare con veri e propri miti, inclusi Carla Fracci e il maestro Beppe Menegatti. Che cosa sente di avere imparato da quelle esperienze?
Gli spettacoli che ho avuto l’onore di interpretare con Carla, diretti dal maestro Menegatti, mi hanno lasciato un’eredità artistica importante, che conservo con rispetto e amore. Mi mancano immensamente. Sono stati per vent’anni un punto di riferimento umano e professionale, ho imparato a vestire di sobrietà il mio talento, ma anche ad accendere il mio carattere. Il maestro Menegatti che avevo “conquistato” come la vetta più alta di una montagna, e che aveva compreso bene la mia natura, mi diceva: “Urla, fatti sentire se non ti rispettano, prenditi la luce che meriti”, Carla diceva che siamo sempre dei precari a vita, e mi ha incoraggiata a non mollare. Nei momenti d’intimità il ricordo va ad un buon bicchiere di vino rosso ed un buon dolce condiviso. Il maestro è scomparso da poco, pensi che mentre si presentavano i palinsesti Radio Rai io ero al suo funerale dove ho cantato per lui. So che mi sono vicini anche da lassù.
Foto di Andrea Chiarucci
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