“I laici del Csm sono avvocati di partito”: bufera sul segretario dell’Anm Maruotti. Lui si scusa, la destra: “Deve dimettersi”
- Postato il 17 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Un tempo i partiti eleggevano come componenti del Consiglio superiore della magistratura personalità di rilievo: Giovanni Fiandaca, Carlo Federico Grosso, Vittorio Bachelet… potrei fare un elenco infinito. Andate a leggere i nomi degli attuali consiglieri del Csm, ditemi se ne conoscete qualcuno. Ditemi se conoscete il loro curriculum, cosa facevano prima, che storia hanno, cosa hanno scritto nella loro vita, di cosa si sono occupati, o se semplicemente facevano l’avvocato della Lega, di Forza Italia o del Partito democratico“. È bufera sul segretario dell’Associazione nazionale magistrati Rocco Maruotti per le parole pronunciate lunedì a un convegno dell’Unione giuristi cattolici ad Assisi (Perugia), spiegando i pericoli del sorteggio dei membri togati del Csm, previsto dalla riforma sulla separazione delle carriere. Secondo Maruotti, pm a Rieti ed esponente della corrente progressista di Area, lo “svilimento” dell’organo di autogoverno delle toghe si deve (anche) alla scarsa autorevolezza dei componenti “laici” selezionati negli ultimi anni dal Parlamento, figure sempre meno istituzionali e sempre più legate ai partiti: il primo pensiero non può che andare al vicepresidente Fabio Pinelli, eletto in quota Lega, già avvocato dell’ex spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi, e dell’ex sottosegretario del Carroccio Armando Siri. Ma al Csm siede pure Claudia Eccher, storica legale di Salvini, e – fino a poco fa – ne faceva parte Rosanna Natoli, militante di Fratelli d’Italia e amicissima del presidente del Senato Ignazio La Russa, costretta a dimettersi dallo scandalo che l’ha travolta come membro della Sezione disciplinare. Nella scorsa consiliatura invece il vicepresidente era David Ermini, traslocato a palazzo Bachelet direttamente dal ruolo di deputato del Pd, mentre Forza Italia scelse Alessio Lanzi, già avvocato di David Mills e di Fedele Confalonieri.
Maruotti non fa nessuno di questi nomi, ma si limita a dire che – in un quadro del genere – lo svilimento del Consiglio “diventerà ancora più forte quando la politica continuerà a nominare i suoi consiglieri, invece i magistrati verranno sorteggiati secondo la logica “uno vale l’altro“. Perché il condominio lo facciamo amministrare da uno che ne capisce di conti e di appalti, il Consiglio superiore, cioè la carriera, la vita, il disciplinare dei magistrati, lo facciamo amministrare da chi capita“. Un ragionamento assai comune tra gli oppositori della riforma, che moltissimi magistrati ripeterebbero in privato. Il video dell’intervento però inizia a circolare tra i consiglieri, che non la prendono affatto bene: così l’apertura della seduta di mercoledì si trasforma in un processo pubblico al numero due dell’Anm, con moltissimi eletti a chiedere la parola per stigmatizzare le sue frasi. A dare il la è Isabella Bertolini, ex deputata berlusconiana eletta in quota Fratelli d’Italia: Maruotti, accusa, “ha offeso pubblicamente il Parlamento e i cittadini italiani e dovrebbe dimettersi. Non siamo dei buffoni, siamo stati eletti con la stessa dignità di chi ci ha preceduto e pretendiamo almeno rispetto personale”. Claudia Eccher parla di “parole usate come proiettili con precisa volontà diffamatoria“: “Mi riservo di agire in tutte le sedi opportune per tutelare la mia onorabilità”, annuncia. Ernesto Carbone, laico in quota Italia viva, dice di sentirsi “offeso come cittadino, perché i nostri nomi sono stati votati dal Parlamento”. Tra i togati durissimo l’intervento dell’indipendente Andrea Mirenda, che parla di parole “inaccettabili, irricevibili e offensive della sovranità popolare”. Marco Bisogni, dei “moderati” di UniCost, cita invece Nanni Moretti: “Le parole sono importanti, facciamo tutti un passo verso un linguaggio migliore”.
Dopo un lunghissimo dibattito, intorno all’ora di pranzo arrivano le scuse pubbliche – con retromarcia quasi totale – del segretario: “Le mie parole, per come pronunciate, non corrispondono al mio pensiero. Non era in ogni caso mia intenzione offendere nessuno e mi scuso se ciò è avvenuto. Le stesse scuse le ho rivolte, nel corso di una conversazione telefonica avvenuta nella giornata di ieri, al vicepresidente Pinelli, a cui ho chiesto di porgere le mie scuse a tutti i consiglieri che si sono sentiti offesi da quelle parole, con le quali, nel contesto di un ragionamento più ampio, non intendevo certamente fare riferimento a nessuno in particolare. Mia intenzione era piuttosto porre l’accento sul rischio di perdita di rappresentatività che potrebbe correre il nuovo Consiglio superiore della magistratura dopo l’approvazione della riforma costituzionale di cui si stava discutendo in quel convegno. Ho grande rispetto del lavoro dei consiglieri laici del Consiglio superiore della magistratura, che sono stati eletti dal Parlamento per la loro riconosciuta autorevolezza, e che svolgono il loro delicato incarico nell’interesse del Paese“, scrive in una nota. Dopo poco si esprime anche il presidente dell’Anm Cesare Parodi, esponente di Magistratura indipendente: “Posso confermare che l’Anm ha la massima stima da sempre nei confronti dei consiglieri del Csm come istituzione e come singoli. Auspico che ci possa essere un chiarimento tra tutti e che si possa continuare a lavorare con rispetto e stima reciproca”. Ma per la corrente conservatrice non finisce qui: gli eletti nel Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” dell’associazione, annunciano di voler “porre la questione” alla prossima seduta “affinché si affronti una seria discussione in merito“, parole che preludono a una sorta di sfiducia nei confronti di Maruotti. “Il ruolo apicale ricoperto da Maruotti in Anm impone, innanzitutto, il rispetto di elementari regole di reciproco rispetto e continenza, anche e soprattutto nel dialogo con i nostri interlocutori istituzionali. Non crediamo che tutto sia sempre superabile con scuse postume”.
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