I giudici svizzeri: “Credit Suisse è fallita ma i manager hanno diritto al bonus”
- Postato il 14 maggio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Credit Suisse non esiste più ma i suoi ex manager sono vivi e combattivi. La banca svizzera, fallita sotto il peso delle conseguenze di una lunga serie di operazioni finanziarie avventate, a volte illegali, è stata assorbita dalla concorrente Ubs nel marzo del 2023. In quell’occasione una dozzina di alti dirigenti di Credit Suisse si sono visti cancellare i bonus retributivi. La decisione fu presa dal governo elvetico che ebbe un ruolo chiave nel salvataggio, mettendo a disposizione centinaia di miliardi dei contribuenti per garantire la buona riuscita dell’operazione.
Come ricorda l’agenzia Bloomberg, il ministero delle finanze emise un’ordinanza intimando a Credit Suisse di azzerare i bonus per i membri del consiglio esecutivo, di ridurli del 50% per i dirigenti di un livello inferiore e del 25% per i dipendenti di due livelli più in basso. Ma i manager hanno dato battaglia e si sono rivolti ai giudici che ora hanno dato loro ragione: la banca è fallita ma a loro i premi spettavano comunque. Una decisione che potrebbe aprire la strada a nuove cause legali da parte di centinaia di altri dipendenti per compensi non pagati.
L’ammontare complessivo dei bonus assegnati da Credit Suisse per il 2022, il suo ultimo anno da banca indipendente, ammontava a 2,7 miliardi di franchi svizzeri (circa 3 miliardi di euro). Una cifra poi drasticamente ridotta dal crollo del prezzo delle azioni (spesso i bonus sono stock options, ndr) della società durante l’acquisizione. Alla fine il provvedimento del governo è intervenuto su un totale di circa 67 milioni di franchi in premi.
Il Tribunale Amministrativo Federale ha stabilito che la decisione del governo era errata. La legge bancaria svizzera non prevede misure di indennizzo come sanzioni per comportamenti scorretti da parte dei dipendenti di una banca che riceve aiuti statali, e ciò rende la responsabilità di tali dirigenti non “giuridicamente rilevante”, ha affermato la Corte. Inoltre né il Ministero delle Finanze né UBS “hanno potuto dimostrare che anche uno solo dei dodici dirigenti interessati avesse causato rischi eccessivi e messo a repentaglio la situazione finanziaria del Credit Suisse attraverso le proprie azioni od omissioni illecite”.
Nella sentenza si afferma quindi che la decisione di azzerare i premi non solo era errata nell’applicazione della normativa bancaria, ma era anche sproporzionata. Il ministero svizzero valuta il ricorso alla Corte Suprema svizzera contro la decisione. UBS ha dichiarato di aver preso atto della decisione, rifiutandosi di rilasciare ulteriori commenti. UBS o il ministero hanno 30 giorni di tempo per presentare ricorso.
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