“I giovani vogliono ‘uccidere’ gli anziani, ma accade solo in musica. Fuori non c’è ricambio generazionale. Il primo pensiero oggi? Mia figlia”: così Ernia

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Per Soldi e Per Amore” di Ernia, in uscita venerdì 19 settembre, è lo specchio dei trentenni di oggi. Della visione di una generazione alle prese con l’incomunicabilità famigliare, con le amicizie e con l’amore. I brani inediti scavano a fondo con una penna efficace, diretta e senza fronzoli. Non solo si può definire l’album della maturità di Ernia, ma anche e soprattutto un viaggio esistenziale e introspettivo sincero. Una piccola curiosità: anche l’attore James Franco ha voluto prendere carta e penna per recensire in un video il disco. A FqMagazine il cantautore e rapper, che è diventato papà di Sveva lo scorso luglio, ha raccontato il suo nuovo progetto discografico.

Ne “Il gioco del silenzio” “dopo anni di domande voglio stare dove so”. Dove sta Ernia oggi?
È una canzone che si riferisce di una mia vecchia relazione amorosa. Dove so in questo momento è con la mia attuale compagna, con mia figlia, con i miei affetti più stretti… Sono tutti temi di questo disco, sono tutti lì dentro.

Ci sono almeno tre canzoni che parlano della tua famiglia (“Per i loro occhi”, “Per te” e “Berlino”). “La casa delle favole ha una perdita alle tegole”. La famiglia perfetta non esiste?
No. La famiglia perfetta non esiste, ma in ogni famiglia ci sono questioni private e di relazioni, proprio perché siamo esseri umani. Questa cosa non è che svanisce nel collettivo, anzi forse va solo ad aumentare, quindi…No, la famiglia perfetta non esiste. Ma se proprio dobbiamo dirla, non è una cosa propriamente negativa, se pensiamo alla famiglia del Mulino Bianco… Due palle (ride, ndr).

Nella tua famiglia c’era un problema di comunicazione dei sentimenti. Alla lunga ti ha segnato?
Sicuramente mi ha segnato nel percorso formativo, nel trattare i sentimenti, nel trattare le emozioni. Io non sono uno particolarmente caloroso, devo dire la verità. È un tratto caratteristico della mia personalità, ma è proprio l’esempio che ho avuto io, di come ho vissuto io la vita in famiglia. Quindi non conosco un’alternativa.

E ora che sei padre è cambiato qualcosa?
Mia figlia è nata a luglio ed è ancora presto per dire che tipo di rapporto avremo. Dobbiamo ancora un po’ ‘rodarci’, però diciamo che già esserne cosciente può portare delle migliorie e a volte mi chiedo cosa si fa in questi casi.

C’è un qualcosa di diverso dentro di te?
Io ho pensiero fisso adesso: so che devo tornare a casa, dalla bambina…

“Non piangere” racconta di una telefonata intensa con un tuo amico in carcere. Che sensazioni hai provato in quel momento?
È stato difficile perché non era ancora stato espresso il giudizio del giudice francese, quindi noi non sapevamo ancora quanto lui sarebbe rimasto lì. È un ragazzo del quartiere che è cresciuto insieme a me. Ha fatto la sua ‘cavolata’ in Francia e ha pagato con la giustizia francese. Tutto sommato poi è andata bene. Diciamo che si è fatto un anno di Erasmus in Francia, ora sa parlare la lingua. Comunque in quel momento è una cosa che ti spiazza, perché senti un vuoto e dici ‘ma adesso cosa si deve fare? Io cosa faccio e lui cosa fa?’. Perché lui è là, non parla neanche, non ha idea di cosa gli stia succedendo perché il francese non lo capisce. Non me l ‘aspettavo, c’eravamo visti qualche giorno prima, non mi ha informato di niente…

A proposito del panorama attuale e musicale, tu in ‘Mi ricordo’ fai una distinzione tra chi ha il fuoco dentro e chi è invece un piromane e pure arrogante. C’è un cambiamento nelle nuove generazioni?
È la società che richiede questo, richiede l’arroganza per farlo. Le generazioni precedenti di rapper, nella maggior parte dei casi, erano rapper che venivano da famiglie più agiate dei rapper di adesso. Oggi i rapper arrivano dalle classi sociali più svantaggiate, dunque la musica è l’unico modo che vedono per far casino e farsi sentire. Non c’è un ascensore sociale. Loro dicono ‘se non mi ascoltate, non esisto, allora farò casino’. Ora poi quella barra in particolare è più rivolta a quelli della mia generazione che a quelli più piccoli.

Loro allora sono esenti dalle critiche?
Prendersela con le generazioni più piccole per me è una cosa un po’ inutile perché in realtà parlano il loro linguaggio, che io non lo riesco a comprendere appieno ed è giusto anche così per un 15enne. Ormai faccio questo lavoro da quasi 10 anni, un 15enne aveva 5 anni quando io ho cominciato a fare questo lavoro come professionista. È un po’ giusto che lui mi voglia uccidere, metaforicamente.

È il forte desiderio del ricambio generazionale?
Sì ed è rimasto forse solo nell’ambiente musicale, mentre in tutti gli altri settori non si vuole uccidere la generazione che ci ha preceduto, questa cosa secondo me è sbagliata… Devi sognare di uccidere, chi è più anziano, Ripeto parlo per metafore. Anche io a 20 anni avevo un senso di rivalsa nei confronti di chi mi aveva preceduto. Un sentimento che provavo anche quando facevo altri lavori. Quindi giudicare male le nuove generazioni non porta a niente, anzi se loro hanno il loro pubblico vuol dire che loro stanno parlando un linguaggio che da qualcuno viene compreso, ed è giusto che lo continuino a fare così. Un 15enne oggi si sente giustamente più rappresentato da un 20enne che da me. Io ho quasi 32 anni ed è giusto che i ragazzini dicano ‘Ernia però è per vecchi’.

Per cosa sei grato oggi?
Ho delle amicizie molto solide, sono persone che non si sono legate a me nel momento del successo. Io ho continuato a frequentare i miei amici di sempre e da sempre, anzi frequento forse troppo poco l’ambiente lavorativo. Poi sono grato per la mia famiglia, i miei affetti, questo disco parla di questo.

Hai in mente il Festival di Sanremo 2026?
Un bell’evento, ma non ci sarò nemmeno quest’anno. E anzi sono anche quasi certo che faranno a meno di me anche nel 2027. Andare troppo più avanti è difficile, non posso assicurare niente, ma so che non è il mio contenitore musicale.

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