I giovani stanchi di Tinder non hanno mai sperimentato la fatica sentimentale

  • Postato il 2 agosto 2025
  • Di Il Foglio
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I giovani stanchi di Tinder non hanno mai sperimentato la fatica sentimentale

Quando l’ho letto non ci volevo credere: adesso basta, la misura generazionale è colma. Tinder e le sue sorelle stanno chiudendo le serrande, le persone si dichiarano stanche delle app di incontri, troppe fregature, ora hanno la fatica sentimentale digitale, non ce la fanno più, lo stress di selezionare persone decenti per uscire a cena e magari fidanzarsi più avanti è davvero troppo. Non è possibile vivere così – dicono. Ci vogliono più garanzie, più sicurezze, la gente online tende a deludere, non è cosa. Bocciate le app procuratrici di incontri. Ma non si è capito poi bene queste app come dovevano essere per funzionare meglio, serviva il codice etico? Ci sono i casi umani. Ma di quelli è pieno il mondo: tutti siamo il caso umano di qualcun altro. Si legge sottotraccia l’ingenua pretesa degli amori che dovrebbero arrivare facili, indovinati al primo colpo. La vita come una credenza di marmellatine, dove le relazioni facciano clamorosa eccezione all’andamento generale delle fortune e delle buone riuscite: te le devi sudare, e parecchio, pure. C’è un limite. Un limite previsto per i nostri culi pesanti di pararsi ulteriormente. Non è possibile non avere le forze per strappare un filo d’erba.


Dating app fatigue, si diceva. Ve la racconto io, la fatica sentimentale. Vi dico io com’erano le miniere dove si scavava l’amore fino a poco tempo fa, l’altroieri, nel limitare degli anni 2000, quelli in cui procurarsi le possibilità significava come prima cosa aprire il portone di casa. Prendete un ermo colle nel 1999, metteteci una ventenne con indole triste e tendente agli innamoramenti sventurati e vedete che succede. La parte più difficile di qualsiasi amore, a parte farlo durare, è trovarlo. E più di tutti chiedete a noi, cresciuti nelle province minuscole e che siamo stati giovani tanti troppi anni fa.  Uscivi e andavi al convento a chiedere: che passa? Niente, il convento non passava niente. Incontravi sempre gli stessi, eravate dodici, tornavi a casa più afflitto di prima. Soluzioni per vedere persone nuove? Prendi la macchina il sabato sera insieme alle amiche, vai a Napoli, tangenziale, parcheggia – e nel frattempo ti era passata la voglia e si era fatta l’una di notte. Si elevi alla seconda potenza lo strazio se poi bisognava incontrare qualcuno per disfarsi di un altro, lo schiaccia chiodo era ancora più raro da trovare. Questo era, il lavoro di incontrare qualcuno. 

Andò così per tutti fino al 2015 circa. Poi, il miracolo. Le app di incontri. Le agenzie matrimoniali unlimited. Potevi metterti online come un HR e stare in chat con centocinque candidati come ai colloqui di lavoro per verificare dignità, indizi di intelligenza, compatibilità. Potevi usare foto venute bene e riposarti in pigiama sul divano. Potevi uscire con tre contemporaneamente e aspettare la statistica: aumentato il campione in esame, una percentuale di decenza umana si trova.  Schizzinosissimi, i nuovi giovani, dicono che no, non funzionano queste app di incontri. Le chat si incagliano, non ci si può fidare, c’è lo schifo, i cattivi, i narcisisti. Via, via, buttare. La cosa, quella sì, tragicamente deprimente nella scena del corteggiamento digitale è la pigrizia degli operatori. Ma cosa credevate? Ma che vi viene in mente, di rinunciare alle app di dating? A cosa vi affiderete, in questi anni di divertimento indoor, di gente che sta chiusa in casa a guardare le serie? Alla serendipità? Agli incastri casuali? E dove, dove li fanno questi incastri casuali? Le feste non esistono più, i cinema stanno chiudendo, le discoteche sono fallite, al bar ognuno si fa i fatti suoi. Vi incontrerete per strada? In ufficio? Siete pazzi? Chi si fidanza in azienda fa la fine di quelli dei Coldplay, kaput.


Ah certo, le dating app hanno la forma dell’abbondanza ma producono deserto, il logorio della vita sentimentale moderna, ma insomma, come vi passa per la testa di rinunciare? Non facciamoci venire inutili soprassalti d’umanità, vorrete mica rimpiangere il tempo in cui conoscere qualcuno voleva dire esserci davvero col corpo? Vorrete mica contare sugli imprevisti piacevoli? Chiedete a chiunque, quanti ne capitano in tutta una vita. Due, e ti deve andare di lusso.

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Autore
Il Foglio

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