I genitori di Ilaria Sula: “Nessun perdono”. Cosa non torna, dall’ora della morte ai possibili complici
- Postato il 11 aprile 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Flamur, Genzine e Leon Sula, rispettivamente padre, madre e fratello di Ilaria, la studentessa brutalmente uccisa da Mark Samson, hanno incontrato i giornalisti nello studio del loro legale, l’avvocato Giuseppe Sforza. Un momento intenso, silenzioso, dove il dolore si è fatto voce attraverso frasi brevi ma forti. L’occasione ha permesso loro di esprimere la totale chiusura verso ogni tentativo di giustificazione da parte dell’assassino. Alla domanda su cosa pensassero della lettera di scuse scritta da Samson, Flamur ha risposto senza esitazioni: “Ha perso tempo, non perdoniamo. Troviamo inappropriata questa lettera di scuse. Avrebbe dovuto pensarci prima. Diceva di amarla: io amo mia moglie e allora che faccio la uccido? Troppo comodo chiedere poi scusa”.
Verità e speranza nella giustizia
Mentre proseguono le indagini, resta il dubbio che Samson non abbia agito da solo. Su questo, Flamur si mostra cauto ma determinato: “Non voglio essere io a puntare il dito contro qualcuno, i poliziotti e i magistrati stanno lavorando bene. La verità verrà fuori”.
Tra le ombre, anche le bugie del ragazzo sul proprio percorso universitario, che pare fosse pressoché inesistente. I familiari, però, scelgono di non commentare, mantenendo il riserbo. Ringraziano invece le istituzioni e le persone che hanno mostrato vicinanza: “Il sindaco di Terni e i tanti che ci sono vicini in questo momento”, concludono.
I dubbi sugli aiuti ricevuti dopo l’omicidio
Sebbene per gli inquirenti non ci siano dubbi su chi sia l’assassino di Ilaria, il grande interrogativo resta: chi ha aiutato Mark Samson a far sparire il corpo della giovane? Le indagini proseguono serrate, anche alla luce delle osservazioni del gip. La Polizia Scientifica ha già compiuto almeno quattro sopralluoghi in via Homs, l’appartamento dove si è consumato il delitto, alla ricerca di tracce biologiche, impronte e altri indizi che possano svelare la presenza di persone diverse da Mark. La madre del ragazzo, dopo aver negato, ha ammesso di aver aiutato a ripulire l’abitazione dalle macchie di sangue: è indagata per occultamento di cadavere in concorso. Il sospetto è che non abbia agito da sola. Anche il padre, ha fornito versioni contrastanti su dove si trovasse al momento del delitto. Altri familiari sono stati ascoltati dagli inquirenti.

I movimenti sospetti e le incongruenze
Difficile credere che Mark abbia potuto da solo gestire tutte le operazioni successive all’omicidio: pulire la scena del crimine, infilare il corpo in due sacchi e poi in un trolley, portarlo fino all’auto parcheggiata a cento metri di distanza e poi guidare fino a Poli e Capranica Prenestina, dove il cadavere è stato ritrovato. Tutto questo, secondo la sua versione, in pieno giorno. Ma le autorità sospettano che il trasporto del corpo possa essere avvenuto di notte, in modo da evitare occhi indiscreti in un quartiere molto trafficato come quello Africano. Le trappole fotografiche installate dal Comune di Poli per contrastare lo sversamento di rifiuti hanno immortalato la Ford Puma nera guidata da Mark alle 18:18. Ma resta da capire chi fosse effettivamente a bordo in quel momento.
I depistaggi e i messaggi falsi
Altro elemento inquietante riguarda i messaggi inviati dal telefono di Ilaria dopo la sua morte. Mark ha confessato di aver scritto a nome della ragazza, cercando di far credere che si fosse allontanata volontariamente. Tra questi, anche un post su Instagram del 31 marzo, due giorni prima del ritrovamento del corpo: “Sto bene, grazie a tutti”. Un messaggio che Mark nega di aver scritto. Ma allora, chi lo ha inviato? E soprattutto: quel profilo era autentico o creato ad hoc per simulare che Ilaria fosse ancora viva? Domande senza risposta che aumentano il sospetto che più persone fossero coinvolte nel tentativo di coprire l’omicidio e costruire un depistaggio credibile. La verità, ancora una volta, sembra nascosta dietro una rete di menzogne e omissioni.
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