I filosofi sono morti e la filosofia è una deriva della modernità


Pierfranco Bruni

Ci fu un tempo in cui Omero creò il mito. Gli dei e il tempo del mito. Creò i personaggi dandogli un nome che resiste alla storia. Creò il pensiero e lo fece raccontare con l’oralità della parola. Da qui si inventò il viaggio come antico ritorno.

Poi venne la filosofia. Omero non fu solo Occidente. La Grecia non fu solo Occidente e Mediterraneo. Fu una terra e un mare che trovarono negli Orienti le voci che divennero destino.

Omero venne riletto dai biblici, che tracciarono l’infinito. Il cerchio però restò l’orizzonte di Ulisse, e Virgilio trascrisse il senso del viaggio omerico trasformandolo e trasferendolo in un nuovo luogo, dove l’aurora può regnare passando attraverso il fuoco.

La filosofia nacque dunque dal mito. Seneca capì tutto nonostante Socrate, Aristotele e Platone. Seneca non fu comunque solo filosofo. Portò nella filosofia il sogno della poesia con Lucilio.

Poi le strade si aprirono verso nuovi agorà, che Paolo conosceva bene. C’è una filosofia moderna che potrà fare a meno di tutto ciò? Non credo. Il frammentismo in filosofia può fare a meno di Omero? Non credo.

Non c’è una genealogia della morale senza Seneca.

Nietzsche

Infatti in Nietzsche c’è Seneca che campeggia. Occorre vivere la consolazione per non essere dominati dal tempo. Quando il tempo ci trafigge, la fenomenologia dello spirito ha poco valore, perché lo spirito è condizionato dal tempo. Condiziona tutto.

Se si entra nella dimensione del tempo, abbiamo la necessità di convivere con la consolazione del ricordo, che trova nella memoria la sua sintesi. L’inquieto di Cioran ha la sintesi di tutto ciò.

Alberto Camus

Ma nasce dal Sisifo di Camus, il quale ha il sottosuolo del dritto e del rovescio dei cercatori di verità.

La filosofia disturba le epoche provocando macerie. Omero non ci ha lasciato compiutezza, ma nostalgie indefinite.

Pensare è ritrovare le memorie. Senza la memoria il pensiero diventa ragionamento. La filosofia non è ragionamento. È racchiudere il tempo dell’uomo nel tempo dell’essere. Essere è anche essere stato. Nasce dunque dalla poesia.

M. Zambrano

Machado è il dubbio della verità che Maria Zambrano vive nel suo abitare l’esilio. L’esilio non ha geografia. È coscienza. La filosofia è coscienza? È una cosa? È un ente?

Ma perché si continua a usare un linguaggio filosofico come se fossimo nella tarda età del Seicento? Siamo in una civiltà disperata e in un uomo sradicato, e si continua con un linguaggio di un superato accademismo?

Ci fu un tempo in cui gli dei erano metafisica del destino. Siamo in un tempo lacerato, confuso, dispersivo. La filosofia è finita. È diventata sociologia. I filosofi sono morti e si raccontano nella storia della filosofia che è stata. È diventata una deriva della modernità. Il mito invece è tradizione.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo, direttore del Ministero dei Beni Culturali e, dal 31 ottobre 2025, membro del CdA dei Musei e Parchi Archeologici di Melfi e Venosa, nominato dal Ministro della Cultura; presidente del Centro Studi “Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.

Nel 2024 è stato Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.

Incarichi in capo al Ministero della Cultura:

Presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

Presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

Segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.

È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse” e presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con studi su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e sulle linee narrative e poetiche del Novecento che richiamano le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.

Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale esplora le matrici letterarie dei cantautori italiani e il rapporto tra linguaggio poetico e musica, tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

Studioso di civiltà mediterranee, Bruni unisce nella sua opera il rigore scientifico alla sensibilità umanistica, ponendo al centro della sua ricerca il dialogo tra le culture, la memoria storica e la bellezza come forma di identità.
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