I falsi del caso Orlandi, la grafologa Sara Cordella spiega come si fa
- Postato il 13 luglio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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I falsi del caso Orlandi, la grafologa Sara Cordella spiega come si fa.
DOMANDA – Dottoressa Sara Cordella, a parte il prelevare parole manoscritte e firme dal web con la tecnica del dropping, come si fa per capire se la grafia di uno scritto a mano è autentica o no?
RISPOSTA – Quando ci si approccia a una grafia la prima cosa che va verificata è se ci sono caratteristiche che fanno ipotizzare possa essere frutto di imitazione.
D – Se non si tratta di una imitazione significa sicuramente che la grafia è autentica?
R – Se si tratta di singole o poche parole, c’è un’insidia.
D – Qual è?
R – La grafia può essere autentica, ma le parole possono essere state scritte in tutt’altro contesto e “rubate” per un utilizzo di tutt’altra natura a insaputa del loro autore. Scartata l’ipotesi imitazione, si può iniziare a ragionare sulle modalità di realizzazione dello scritto.
Esistono tre tipi di imitazione che possiamo analizzare direttamente.
D – Quali sono?
I falsi: firmato Emanuela Orlandi

R – Glieli elenco.
1. Imitazione veloce: è un’imitazione di una grafia fatta sulla conoscenza e l’apprendimento di un modello. Questa è piu facilmente attuabile per una firma che si vede molte volte e si impara a replicare allenandosi a rifarla piu volte. In questo caso va scartata perché siamo di fronte a un testo piu lungo.
2. Imitazione lenta: nel caso di imitazione lenta chi imita ha un modello di norma a fianco e cerca di riprodurre le forme rendendo la grafia verosimile. Si scopre perché la grafia è molto lenta, ci sono spesso dei punti di sosta e degli stacchi di penna importanti. Anche questa, visto che la grafia non è lenta, la possiamo scartare.
3. Imitazione per ricalco: come dice la parola stessa, ho un modello, sovrappongo un foglio e ne replico il contenuto solo ripassando ciò che vedo in trasparenza. La grafia in questo caso non è piu un movimento ma diventa un disegno statico. Ci sono stacchi di penna importanti, ripassi, esitazioni dove la mano non sa come seguire il tratto con la penna e si ferma, anche cambiando improvvisamente direzione. Possiamo tranquillamente scartare anche questa ultima ipotesi.
Resta solo la possibilità che lo scritto sia riproduzione di una grafia spontanea, senza alcun tipo di attività imitativa manuale.
D – A questo punto c’è la sicurezza della genuinità?
R – Qui però si pone infatti il problema piu grosso: siamo di fronte, come spesso capita nel caso di Emanuela Orlandi, a una fotocopia. Questo non è un limite tanto per stabilire se la grafia è della mano di Emanuela o meno, quanto se essa sia la riproduzione fedele (fotocopia) di un documento nato così come si vede.
Scrivere sei parole in un unico contesto, per esempio “ Con tanto affetto” su una riga e “la vostra Emanuela” su un’altra riga come nel bigliettino fatto trovare nel luglio del ’93 in un cestino dei rifiuti di piazza del parlamento, deve per forza creare una coerenza nelle categorie della scrittura: siano esse la velocità, il modo in cui la scritta si muove nella riga, il respiro della scrittura. Qui ci troviamo, invece, di fronte a un’incoerenza importante. Le prime cinque parole seguono un ondeggiamento del testo, sono compresse nel senso che c’è poco spazio tra lettera e lettera ed esiste quello che si chiama segno grafologico Accartocciata (lo riconosciamo da quel trattino che taglia la lettera “a” a metà).
Tutte queste caratteristiche sono spesso presenti nelle grafie degli adolescenti (anche di quarant’anni fa) in quanto sono segni di chiusura, difficoltà di scelta, volontà di tenere dentro di sé un mondo interiore complesso e pieno di domande, un mondo nel quale si percepisce di non essere compresi, allora tanto vale tacere.
Firmato: Emanuela
Diversamente, la parola Emanuela, “respira” molto di piu: apre gli ovali, è piu orizzontale sul rigo, dimostrando meno titubanza, ha piu spazio tra lettera e lettera.
La cosa strana è che entrambe le parti di testo sono compatibili con la mano di Emanuela.
D – E quindi?
R – Quindi unendo tutti gli elementi di questo puzzle si può dire che:
– Nessuno ha imitato la scrittura di Emanuela
– Il testo non è stato fatto tutto allo stesso momento.
– Tutte e due le parti di testo sono scritte da Emanuela
– Il testo è disponibile solo in fotocopia
D – Cosa concludere?
R – Se non esiste un documento in originale resta una sola possibilità.
D- Quale?
R – Che il documento sia stato creato assemblando due testi differenti, con una semplice attività di collage meccanico. t
D – Testi autentici che qualcuno ha potuto procurarsi tra gli scritti di Emanuela.
R – Così parrebbe. Ma appurarlo è compito della magistratura.
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