I due indagati, le incongruenze e le cause: cosa si sa sull’inchiesta aperta per la morte di Matilde Lorenzi

  • Postato il 30 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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I due indagati per omicidio colposo dopo l’apertura del procedimento penale per la morte di Matilde Lorenzi sono Lukas Tumler, responsabile della sicurezza delle piste, e l’allenatore della ragazza, iscritto in un secondo momento. A riportarlo è Repubblica. Nella giornata di ieri, 29 ottobre, infatti la procura della Repubblica di Bolzano ha avviato un procedimento penale con incidente probatorio per fare piena luce sulla morte della sciatrice tesserata con il gruppo sportivo dell’Esercito, deceduta lo scorso anno a un mese dal suo ventesimo compleanno a seguito di una caduta durante un allenamento in Val Senales.

La notizia era stata diffusa dalla famiglia della giovane atleta. “La procura ha accolto le nostre richieste e ha dato impulso ad un procedimento penale, ad oggi pendente, in cui è in corso un incidente probatorio che porterà a ricostruire, sia dal punto di vista della dinamica, sia da quello medico, le cause della tragedia che ha colpito tutti noi”, si legge in una nota dei familiari.

L’incidente era avvenuto nel comprensorio Alpin Arena Senales, in Alto Adige. Secondo le ricostruzioni dei soccorsi, Lorenzi stava scendendo lungo la pista Gravand G1 quando i suoi sci si sono divaricati, facendole perdere il contatto con il manto nevoso e causando un violento impatto del volto sul terreno ghiacciato. A quel punto, uno degli sci si è sganciato e la sciatrice è finita fuori pista.

Ma la memoria della difesa mette in evidenza le incongruenze da approfondire nelle prime indagini: tra le tante, il mancato ascolto di alcuni testimoni, la mancata autopsia e il mancato sequestro del luogo dell’incidente. Adesso la Procura – sempre secondo quanto riportato da Repubblica – ha chiesto l’incidente probatorio per due motivi: la necessità di cristallizzare le prove e quella di acquisire due perizie, sui luoghi dell’incidente e sulle cause della morte.

Si lavora per verificare se — come sostenuto dal perito tecnico dei Lorenzi, Ernesto Rigoni — a bordo pista ci fossero cumuli di neve e residui di battitura, lasciati dal gatto delle nevi. Per quanto riguarda la causa di morte, Roberto Testi – direttore di Medicina legale della Asl di Torino incaricato dalla famiglia – ha affermato che Matilde non sarebbe morta per l’impatto del suo viso contro la neve, ma per una forte botta sul dorso che avrebbe provocato un grave trauma toracico e uno “pneumotorace iperteso”.

Il problema sicurezza nello sci

L’apertura del procedimento penale per la morte di Matilde Lorenzi arriva a poco più di un mese da un altro incidente mortale nello sci: quello di Matteo Franzoso, la cui famiglia è peraltro amica di quella di Lorenzi. Franzoso è morto dopo una caduta in Cile – il 14 settembre – affrontando il primo salto del tracciato durante un allenamento, finendo sbalzato in avanti verso le reti. Lo sciatore ha oltrepassato due file di reti e ha sbattuto contro la staccionata posizionata 6-7 metri fuori dal tracciato. Raggiunto dall’elisoccorso, l’azzurro delle Fiamme Gialle, cresciuto sciisticamente al Sestriere, era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva e indotto al coma farmacologico. È morto dopo un giorno.

Quell’incidente – che inevitabilmente ha riportato alla memoria di tanti quello di Matilde Lorenzi – ha anche riportato d’attualità la questione sicurezza nello sci. Il tema della sicurezza nello sci riguarda le piste adeguate e le maggiori reti di protezione, ma anche la velocità sempre maggiore degli sci dovuta ad una ‘estremizzazione’ dei materiali. Tema che in quei giorni aveva affrontato anche Adolfo Lorenzi, padre di Matilde: “Le regole sulla sicurezza delle piste devono essere riviste e adeguate a velocità sempre maggiori che vengono raggiunte soprattutto nelle discipline veloci. È necessario un intervento immediato e chiedo con forza che tutte le Istituzioni facciano la loro parte”, aveva spiegato dopo la morte di Franzoso.

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Il Fatto Quotidiano

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