I dolcificanti accelerano il declino cognitivo? Berrino: “Più ne mangi, più ti fanno male. E il problema non è solo nella bustina che aggiungiamo al caffè”
- Postato il 18 settembre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Per anni sono stati presentati come alleati della linea e della salute: bibite “zero”, dolci senza zuccheri, caramelle light. Ma un nuovo studio brasiliano, tra i più solidi finora condotti, lancia un messaggio netto: i dolcificanti artificiali non sono affatto innocui e, oltre ad alterare il metabolismo e il rischio di diabete, potrebbero accelerare il declino cognitivo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Neurology e condotta nell’ambito del progetto ELSA-Brasil, ha seguito per quasi dieci anni oltre 12.700 adulti (dipendenti pubblici di sei università), suddivisi in tre gruppi, monitorando il loro consumo di dolcificanti e le performance cognitive. Periodicamente i partecipanti sono stati sottoposti a questionari alimentari dettagliati e a test standardizzati per memoria, linguaggio, attenzione e funzioni esecutive.
Più dolcificanti, più declino
I ricercatori hanno considerato sia i cosiddetti edulcoranti “intensi” (come aspartame, saccarina, acesulfame K) centinaia di volte più dolci dello zucchero, sia i polioli – come eritritolo, sorbitolo e xilitolo – dolci quanto o poco meno del saccarosio, spesso proposti come alternativa “naturale”. I risultati parlano chiaro: chi si collocava nel terzo più alto dei consumatori (oltre 100 mg al giorno) mostrava un declino significativo delle capacità cognitive rispetto a chi ne usava pochissimi. In particolare, peggioravano la memoria e la fluenza verbale – due funzioni chiave per la vita quotidiana – equivalenti a un invecchiamento cerebrale accelerato di circa un anno e mezzo ogni otto anni di follow up. Non si tratta di piccoli dettagli statistici, ma di un impatto concreto sulla salute cerebrale.
I dolcificanti “sotto accusa”
Non tutti gli edulcoranti hanno mostrato lo stesso profilo: aspartame, saccarina, acesulfame K, eritritolo, sorbitolo e xilitolo risultano associati a peggioramento cognitivo, mentre il tagatosio sembra non avere effetti negativi. Colpisce il fatto che le conseguenze peggiori siano state osservate negli adulti sotto i 60 anni, suggerendo che l’esposizione prolungata anticipi processi degenerativi. Lo studio, pur essendo osservazionale e quindi non dimostrando una relazione di causa-effetto, ha corretto per numerosi fattori confondenti: età, sesso, livello di istruzione, stile alimentare complessivo, peso corporeo, presenza di malattie croniche. Questo rende i risultati particolarmente solidi.
L’opinione del dottor Franco Berrino
Abbiamo chiesto un commento al professor Franco Berrino, epidemiologo e già Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto dei Tumori di Milano, che da anni mette in guardia sui rischi legati ai dolcificanti. “Questo studio brasiliano è molto ben fatto e conferma quello che sospettavamo da tempo. Già sapevamo che i dolcificanti intensi come aspartame e sucralosio, oltre ad alterare la glicemia, possono favorire il diabete e in esperimenti sugli animali sono risultati cancerogeni. Adesso si aggiunge la prova che anche i polioli, considerati più ‘innocui’, non lo sono affatto. Eritritolo e sorbitolo, e perfino lo xilitolo, risultano associati a difetti di memoria e linguaggio”. Il richiamo allo xilitolo è particolarmente significativo: “In alcuni Paesi, come l’Australia, era già stato vietato nei prodotti per bambini perché causava diarrea. Eppure lo troviamo ancora in dolciumi, gomme da masticare e perfino nei dentifrici. Ora che emergono anche possibili effetti sul cervello, l’allarme è ancora più forte”.
Una relazione dose-risposta
Uno degli aspetti più convincenti della ricerca è la relazione dose-dipendente. “Nello studio è emerso che il terzo di popolazione che consuma più dolcificanti ha un rischio di declino cognitivo superiore di circa un terzo rispetto a chi ne usa meno – sottolinea Berrino -. Non è una soglia: più ne mangi, più ti fanno male”. E aggiunge: “Il problema non è solo nella bustina di dolcificante che aggiungiamo al caffè, ma nell’enorme quantità nascosta nei prodotti ultraprocessati. Bevande light, merendine ‘senza zuccheri’, yogurt dietetici: spesso contengono più edulcoranti combinati. Finisce che li consumiamo senza accorgercene”.
Nessuna dose sicura
Alla domanda se esista una quantità “tollerabile”, l’epidemiologo è netto: “Non dobbiamo cadere nella trappola di cercare una dose sicura. Il messaggio è semplice: meglio non usarli. Tanto più che non offrono alcun reale beneficio. Gli studi dimostrano che non aiutano a dimagrire e possono addirittura stimolare di più la glicemia rispetto allo zucchero. E non manca pure un appunto al mondo bio: “È grave che sostanze come l’eritritolo siano state perfino proposte da aziende del biologico come alternativa salutare allo zucchero – conclude Berrino -. Oggi sappiamo che può aumentare rischio cardiovascolare e trombosi, e ora vediamo che danneggia anche memoria e linguaggio. Insomma, non vale davvero la pena. Piuttosto, abituiamoci a educare il gusto con cibi meno dolci”.
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