I dazi minacciano pil e inflazione. L'Ocse prevede una frenata della crescita mondiale
- Postato il 17 marzo 2025
- Di Il Foglio
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I dazi minacciano pil e inflazione. L'Ocse prevede una frenata della crescita mondiale
Dopo il più 3,2 per cento nel 2024 il pil a livello mondiale dovrebbe crescere del 3,1 per cento nel 2025 contro il 3,3 stimato a dicembre. Nel 2026 la crescita del pil dovrebbe essere del 3 per cento contro il più 3,3 stimato a dicembre. È quanto emerge dall'Interim Economic Outlook dell'Ocse pubblicato oggi e intitolato "Mantenere la direzione nell'incertezza".
Il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori si è deteriorato in alcuni paesi e il livello dell'incertezza è cresciuto fortemente nel mondo intero. Si sono verificati cambiamenti significativi nelle politiche commerciali che, se fossero mantenute, "potrebbero influenzare la crescita globale e aumentare l'inflazione", sottolinea l'Ocse. La continua frammentazione dell'economia globale, aggiunge l'Ocse, "costituisce una fonte di grande preoccupazione. Un aumento più forte e più diffuso delle barriere commerciali rallenterebbero la crescita globale e aumenterebbero l'inflazione". Un'inflazione più alta del previsto, osserva, "porterebbe a un inasprimento della politica monetaria e potrebbe causare rivalutazioni destabilizzanti sui mercati finanziari". Al contrario, "un quadro politico più stabile ridurrebbe l'incertezza e gli accordi per abbassare i dazi rispetto ai livelli attuali e riforme strutturali più ambiziose potrebbero rafforzare la crescita". Un aumento della spesa pubblica per la difesa, sottolinea l'Ocse, "potrebbe sostenere anche la crescita a breve termine, ma rischierebbe di pesare sui conti pubblici nel lungo periodo". Secondo l'Ocse "le banche centrali dovrebbero rimanere vigili data la crescente incertezza e la possibilità che l'aumento dei costi commerciali aumenti le pressioni sui salari e l'inflazione". Per l'organizzazione internazionale, inoltre, "una diffusione più rapida delle tecnologie di intelligenza artificiale potrebbe accelerare e migliorare la produttività".
I pericoli per Stati Uniti, Canada e Messico
In particolare i dazi annunciati da Trump promettono di pesare sui tassi di crescita sia degli Stati Uniti sia dei due paesi confinanti con cui sono più alte le tensioni commerciali, cioè Canada e Messico, paese per il quale è ora prevista una pesante caduta in recessione. Per gli Stati Uniti l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si attende un rallentamento della crescita del pil dal più 2,8 per cento del 2024 al 2,2 nel 2025 e addirittura all'1,6 nel 2026.
Riguardo al Canada, la crescita è prevista ora in rallentamento dall'1,5 nel 2024 allo 0,7 sia nel 2025 sia nel 2026, con un taglio dell'1,3 per cento rispetto all'espansione del 2 per cento attesa in precedenza per entrambi gli anni.
Ancora più grave la situazione per quanto concerne il Messico. L'Ocse prevede che l'economia del paese vivrà una recessione, con una produzione in calo dell'1,3 per cento nel 2025 e dello 0,6 per cento nel 2026. "Queste proiezioni - precisa l'Ocse - si basano sul presupposto che i dazi bilaterali tra Canada e Stati Uniti e tra Messico e Stati Uniti saranno aumentati di 25 punti percentuali su quasi tutte le importazioni di merci a partire da aprile. L'attività sarebbe più forte e l'inflazione più bassa in tutte e tre le economie se questi aumenti tariffari fossero più bassi o limitati a una gamma più piccola di beni".
L'Italia
"Fino ad ora non sono stati introdotti dazi aggiuntivi nei confronti dell'Italia e dell'Ue, anche se sappiamo che ci sono state discussioni sulla possibilità di nuovi dazi. Per questo per ora questi dati non hanno avuto un impatto significativo in Italia", ha detto il capoeconomista dell'Ocse Alvaro Pereira durante la conferenza stampa. "Per le nostre stime abbiamo preso in esame solo le politiche commerciali annunciate e già approvate, e finora non è cambiato nulla. Per questo motivo, non prevediamo un impatto sull'economia italiana o su quella europea". "Tuttavia - ha aggiunto Pereira - l'Italia è un paese con una forte vocazione all'export, e se il mondo diventa più protezionista, chi esporta molto ne risentirà. È quindi probabile che questo accada in futuro. Speriamo che non sia il caso".
L'inflazione tendenziale rallenta nella maggior parte dei paesi dell'area dell'Ocse. Dopo il più 5,3 per cento nel 2024 l'inflazione nei paesi del G20 dovrebbe rallentare a 3,8 nel 2025 (più 0,3 punti rispetto alle stime di dicembre) per poi attestarsi a più 3,2 per cento nel 2026 (più 0,3 punti). Dopo il più 2,3 per cento nell'area dell'euro, l'inflazione dovrebbe rallentare a più 2,2 per cento nel 2025 contro più 2,3 stimato a dicembre. Nel 2026 l'inflazione nella zona euro dovrebbe rallentare al 2 per cento come stimato a dicembre.
I dati, paese per paese
Dopo il più 3,3 per cento nel 2024 il pil dei paesi del G20 dovrebbe crescere del 3,1 per cento (-0,2 punti rispetto alle stime di dicembre) nel 2025 e del 2,9 per cento nel 2026 (-0,3 punti).
Dopo il più 0,7 per cento nel 2024 il pil nell'area euro dovrebbe registrare una crescita dell'1 per cento nel 2025 (-0,3 punti rispetto alle stime dicembre) e dell'1,2 per cento nel 2026 (-0,3 punti).
In Germania, dopo -0,2 per cento nel 2024, il pil dovrebbe registrare una crescita dello 0,4 per cento quest'anno (-0,3 punti) e dell'1,1 per cento nel 2026 (-0,1 punto).
Dopo +1,1 per cento nel 2024 il pil della Francia nel 2025 dovrebbe crescere dello 0,8 per cento (-0,1 punto) e nel 2026 dell'1,1 per cento (come stimato a dicembre).
Dopo +3,2 per cento nel 2024 il pil della Spagna dovrebbe crescere del 2,6 per cento nel 2025 (+0,3 punti rispetto alle stime di dicembre e del 2,1% nel 2026 (+0,1 punto).
La crescita del pil della Cina continuerà su livelli elevati sebbene in flessione rispetto al più 4,8 per cento messo a segno per il 2024. Per la seconda economia mondiale, l'Ocse vede ora una crescita al ritmo del 4,4 per cento nel 2025 (+0,1 per cento rispetto alle stime di dicembre) e al 4 per cento nel 2026 (stima invariata).
Per la Russia, invece, l'Ocse prevede un rallentamento dal +4,1 per cento del 2024 all'1,3 per cento nel 2025 (+0,2 per cento) e allo 0,9 per cento nel 2026 (stima invariata).
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