I dazi di Trump avvicinano le nemiche storiche Cina e India: il nuovo asse sfida Washington
- Postato il 18 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Le politiche commerciali aggressive perseguite dal presidente statunitense Donald Trump stanno provocando un inatteso effetto collaterale sul quadro geopolitico asiatico in grado di danneggiare, pesantemente, gli interessi di Washington nella Regione. La Casa Bianca ha annunciato, lo scorso 7 agosto, l’imposizione di dazi al 25 per cento per le merci provenienti dall’India che si sommano a un’ulteriore 25 per cento di tariffe imposte a Nuova Delhi per i consistenti acquisti di petrolio russo. Si tratta di una mossa che punta ad allentare gli stretti legami economici tra India e Russia, che è anche la principale fornitrice di strumentazioni militari ed armamenti a Nuova Delhi, ma l’India non pare intenzionata a piegarsi al diktat di Washington e intende continuare a perseguire una politica estera libera da condizionamenti. Le pressioni statunitensi stanno, invece, danneggiando i rapporti bilaterali con l’India, anche a causa del mutato quadro geopolitico globale, che sta perseguendo una linea di riavvicinamento alla Cina.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi si recherà la prossima settimana in India per discutere delle complesse questioni confinarie, degenerate in scontri sanguinosi nel 2020, che dividono Pechino e Nuova Delhi. Si tratta della seconda visita del diplomatico cinese in India negli ultimi cinque anni e a questa notizia si aggiunge la probabile partecipazione del Primo Ministro indiano Narendra Modi al prossimo vertice della Shangai Cooperation Organization, che si svolgerà in Cina tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Modi non si reca in Cina dal 2018 e la sua partecipazione a un vertice di un’organizzazione internazionale anti-americana, dominata da Russia e Cina, non può che preoccupare Washington. India e Cina sono, inoltre, in procinto di far ripartire il commercio terrestre attraverso il confine himalayano, di autorizzare voli diretti tra i due Stati e di concedere visti turistici ai cittadini della controparte. Il volume degli scambi commerciali lungo il confine himalayano non è mai stato particolarmente consistente, ma la decisione di autorizzarli indica che la crisi diplomatica post-scontri del 2020 potrebbe essere alle spalle. Il ministero degli Esteri cinesi, in un comunicato inviato all’AFP e riportato dal periodico The News, indica che “le due parti hanno raggiunto un accordo sugli scambi transfrontalieri e sulla cooperazione, inclusa la ripresa del commercio transfrontaliero”.
Le due nazioni asiatiche non hanno mai intrattenuto relazioni particolarmente cordiali a causa di una serie di divergenze che le hanno contrapposte sin dai tempi della Guerra Fredda. La Cina è uno dei principali alleati del Pakistan, rivale storico dell’India, e ne sostiene le posizioni in Kashmir, mentre Nuova Delhi ha preferito sviluppare ottimi rapporti con la Russia. Pechino ha tentato a più riprese, nello Sri Lanka, nelle Maldive e in Nepal, di espandere la propria sfera d’influenza in Asia Meridionale, considerata un retroterra strategico dell’India. L’appetibilità delle iniziative commerciali cinesi, come la Nuova Via della Seta, e dei prestiti erogati da Pechino, porta d’ingresso per la penetrazione delle aziende cinesi all’estero, hanno eroso a più riprese il peso diplomatico di Nuova Delhi. Resta irrisolta la questione del confine himalayano che, per lunghi tratti, non è demarcato ed è oggetto di pretese contrapposte da parte di India e Cina. Sullo sfondo c’è, poi, l’interesse delle due potenze globali a voler primeggiare nel continente asiatico a scapito della rivale e degli altri competitor internazionali.
I dazi di Trump sono riusciti ad avvicinare due nemici storici, che hanno tutto l’interesse a formare un’alleanza strategica per preservare i propri interessi dalle pressioni esterne. A rimetterci, paradossalmente, sono proprio gli interessi statunitensi a livello regionale e globale. L’India è uno degli Stati membri del Quad, un forum di cooperazione strategica a cui prendono parte Stati Uniti, Giappone ed Australia con l’obiettivo di contrastare l’espansionismo cinese nella regione dell’Indo Pacifico. L’indebolimento dei rapporti con Washington, con cui era stata faticosamente costruita una partnership strategica, mina le basi del Quad perché l’India ne è un membro di primaria importanza. Il volume potenziale degli scambi commerciali tra Cina ed India, le due nazioni più popolose al mondo con una classe media e un fabbisogno energetico in costante espansione, può rivelarsi più forte dei dazi di Trump e trasformazione in un boomerang. A beneficiarne è la Russia, vicina tanto a Pechino quanto a Nuova Delhi, che punta a creare un ordine mondiale alternativo al predominio occidentale e che con due alleati di questo calibro può avvicinarsi all’obiettivo. I rapporti trilaterali tra Mosca, Pechino e Nuova Delhi hanno il potenziale, se consolidati ed inseriti in un quadro di relazioni stabili e non turbate da rivalità reciproche, di plasmare uno scenario globale alternativo a quello dominato da Washington. L’India non è, ovviamente, ancora persa per gli Stati Uniti, ma l’amministrazione Trump sembra non averne capito l’importanza e la sta spingendo tra le braccia dei suoi rivali globali. Una possibile inversione di tendenza non potrà che passare da un ammorbidimento delle politiche commerciali e dal riconoscimento del peso strategico dell’India, sempre che non sia troppo tardi.
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