I coloni al raduno estremista con i ministri Smotrich e Ben Gvir: “Ci insedieremo a Gaza, gli arabi hanno perso il diritto di viverci”

  • Postato il 26 ottobre 2024
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Prepariamoci ad un re-insediamento di Gaza“: questo il titolo della conferenza che si è tenuta all’inizio della settimana in Israele, organizzata dall’associazione Nahala che da decenni promuove e incentiva lo sviluppo di colonie nei territori palestinesi occupati. Il giornale +972 Magazine ha partecipato all’evento e raccolto diverse testimonianze. Ed è proprio sulla base delle competenze acquisite negli anni, che la leader dell’associazione che ha promosso l’evento, Daniella Weiss – nota colona estremista -, vuole puntare per costruirne di nuovi, questa volta a Gaza. Star del panel principale, Weiss ha esordito così durante uno dei discorsi fatti in apertura: “Il 7 ottobre ha cambiato la storia. Come risultato del brutale massacro, gli arabi a Gaza hanno perso il diritto di essere qui. Il nostro obiettivo è stabilire insediamenti in tutta la Striscia di Gaza, da nord a sud”. E ha proseguito. “Ci sono centinaia di famiglie pronte a trasferirsi ora.

In occasione della celebrazione della festa ebraica di Sukkot, quest’anno centinaia di coloni israeliani si sono radunati il 21 e il 22 ottobre in una zona militare – solitamente chiusa ai civili – a pochi chilometri di distanza dalla Striscia nei pressi del kibbutz di Be’eri, attaccato durante l’attentato di Hamas. “La soluzione è che ci stabiliamo oltre il confine al posto dei nostri nemici, Hamas e i suoi sostenitori”, ha detto a +972 Noam Toeg, un 35enne di Givatayim che si è presentato come portavoce del movimento “New Gaza“.

E ancora: Shlomo Ahronson, 54enne dell’insediamento di Yitzhar in Cisgiordania, ritiene che l’insediamento di Gaza sia fattibile. “Io appartengo al gruppo che, se Dio vuole, dovrebbe stabilire un insediamento chiamato Oz Chaim sulla costa. Ci sono persone qui che vogliono stabilirsi a Gaza City, il che è fattibile ma richiederà più tempo”. E ha proseguito: “Non stiamo spostando nessun residente, ci stabiliamo dove c’è spazio e aspettiamo gli sviluppi, proprio come hanno fondato i kibbutz in Galilea o nel Negev quando c’erano arabi in giro”.

Nonostante il numero dei convegni sia in aumento così come la violenza dei coloni in Cisgiordania, il primo ministro Benjamin Netanyahu continua a smentire le accuse secondo cui l’obiettivo dello Stato ebraico sia quello di espellere definitivamente i palestinesi per insediare israeliani nella striscia. Per Weiss invece, più il primo ministro definisce l’obiettivo irrealizzabile, più aumenta la convinzione che occupare Gaza sia fattibile: “Irrealizzabile, che parola magnifica. Dissero lo stesso della Cisgiordania dove ora abitano più di 800mila persone“. Proprio a Gaza, prima che venissero smantellati nel 2005, i coloni avevano istituito degli insediamenti, considerati sempre illegali dalla comunità internazionale, dopo aver occupato una parte dei territori.

Se avessero partecipato solo semplici cittadini – molti dei quali ultranazionalisti ed estremisti di destra – probabilmente la conferenza non avrebbe destato grande attenzione. Non è la prima volta infatti, che in Israele si tengono questo tipo di eventi, come è avvenuto per esempio lo scorso gennaio a Gerusalemme quando in migliaia hanno partecipato alla “Conferenza per la vittoria di Israele” mentre a l’Aja la Corte Internazionale di Giustizia iniziava ad esaminare le accuse mosse dal Sudafrica nei confronti dello stato ebraico. In questo caso hanno partecipato alla manifestazione e sono attivamente intervenuti anche il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, il ministro delle finanze Benzalel Smotrich, la ministra dell’uguaglianza sociale May Golan e il ministro dello sviluppo del Negev e della Galilea Yitzhak Wasserlauf. Al termine della conferenza, i politici hanno anche postato su X i loro interventi.

The Times of Israel ha riportato le riflessioni scritte dal ministro Smotrich mentre si recava alla conferenza: “I territori ceduti da Israele in passato si sono trasformati in ‘basi terroristiche iraniane’ che hanno messo in pericolo il paese”. E ha proseguito. “La conferenza odierna intende promuovere un processo pratico di insediamento sionista pionieristico”, ha scritto. Presente all’evento con l’intera famiglia anche il deputato del Likud Ariel Kellner. “Le colonie sono essenziali per ripristinare la sicurezza di Israele. Netanyahu – ha aggiunto – non sta dicendo che non devi stabilirti nella Striscia di Gaza. Sta dicendo che non è realistico, quindi noi dobbiamo renderlo tale”.

Secondo quanto riporta +972, durante le giornate i partecipanti hanno costruito le “sukkah” – tipiche capanne che si allestiscono per la festa del Sukkot – e, in gruppi hanno discusso a lungo su come fondare nuove comunità ebraiche nella striscia. Tra workshop, dibattiti, spettacoli di marionette per i più piccoli, non sono passati inosservati gli stand del partito Likud (lo stesso del Primo ministro) e Otzma Yehudit. Haaretz ha riferito che tra gli sponsor dell’evento c’erano anche partiti di estrema destra Religious Zionist e Jewish Power.

Per decenni la comunità internazionale ha denunciato l’illegalità degli insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi occupati. Ma oltre a denunce verbali, poco o niente è stato fatto – sia da parte della comunità internazionale che da parte dello stesso stato ebraico – per evitarne la diffusione. L’impunità garantita dall’offensiva militare dopo il 7 ottobre e la protezione di cui godono i coloni continua ad alimentare gli obiettivi di molte delle associazioni che da anni promuovono l’occupazione dei territori palestinesi.

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Il Fatto Quotidiano

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