I cani resuscitano dopo nove anni e pubblicano a sorpresa l’album “Post Mortem”: “Non se lo aspettava nessuno. Lo stavamo aspettando tutti”

  • Postato il 10 aprile 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nessuna anticipazione, nessun teaser, nessuna intervista. Solo una copertina postata dall’etichetta 42 Records e una frase, semplice ma efficace: “Non se lo aspettava nessuno. Lo stavamo aspettando tutti”. È con queste parole che stamattina è stato pubblicato “Post mortem”, il nuovo album de i cani, scritto d’ora in avanti con l’iniziale minuscola, come indicato dagli stessi autori. Un dettaglio che non è passato inosservato: nei giorni precedenti all’uscita, alcuni fan avevano notato che su Spotify il nome della band era stato modificato da I Cani a i cani, facendo circolare le prime voci su un possibile ritorno.

A nove anni esatti dalla pubblicazione dell’ultimo disco di inediti, “Aurora”, il progetto musicale guidato da Niccolò Contessa torna così con tredici nuovi brani. In mezzo, c’è stata una lunga pausa, ma non un’assenza totale. Contessa ha continuato a lavorare nel mondo della musica, soprattutto dietro le quinte. Si è dedicato alla produzione di altri artisti – tra cui Tutti Fenomeni, Laila Al Habash e Coez – e alla composizione di colonne sonore, come quelle dei film di Pietro Castellitto (“I predatori” e “Enea”). Ha pubblicato alcuni singoli a nome I Cani, seppur in maniera sporadica e senza far presagire un vero e proprio ritorno. A dicembre 2023 era uscito un EP in collaborazione con i Baustelle, contenente brani come “Nabucodonosor” e “L’ultimo animale”. Anche allora, nessuna dichiarazione, solo la musica.

L’uscita di “Post mortem” rappresenta quindi sì un ritorno, ma senza quell’enfasi da “grande evento” che si confà in queste circostanze. Il disco è stato interamente scritto, suonato, cantato e registrato da Contessa al Pot Pot Studio. La produzione è condivisa con Andrea Suriani, che ha curato anche il mix e il mastering. Un lavoro artigianale, fedele allo spirito dell’esordio nel 2011 con “Il sorprendente album d’esordio de I Cani”. In quell’album si trovavano già tutti gli elementi che avrebbero reso il progetto un punto di riferimento della scena indie italiana del decennio successivo: testi generazionali, un’attitudine ironica ma mai superficiale, sonorità sintetiche e un linguaggio riconoscibile, capace di parlare a un pubblico giovane senza risultare artificioso.

Dopo “Glamour” (2013) e “Aurora” (2016), Contessa ha scelto di fare un passo indietro, pur restando nell’ambiente musicale. “Post mortem” è quindi anche il segno di un percorso che non si è mai interrotto del tutto, ma che ora lo rimette al centro della scena. Chi si aspetta un disco nostalgico o il ritorno alle atmosfere sentimentali degli esordi potrebbe rimanere spiazzato. Le tracce sembrano raccontare altro: meno storie di amori tormentati e più riflessioni personali, uno sguardo più maturo e disilluso, coerente con il tempo trascorso e con l’evoluzione dell’autore.

È difficile, d’altra parte, continuare a esprimersi come dieci o quindici anni prima. Anche il contesto musicale è cambiato. Lo suggerisce Willie Peyote nel brano “Mango”: “I cani hanno inventato l’indie / quindi ora tutti lo fanno da cani”.

In questo senso, “Post mortem” suona come un lavoro coerente con il modo in cui Contessa ha sempre concepito la musica: un terreno espressivo personale, non necessariamente legato a una stagione o a una scena. Che il progetto si chiami i cani, e non porti il nome dell’autore, ha sempre avuto anche questa funzione: fare un passo di lato, lasciare che siano le canzoni a parlare

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