I cani eroi tra le nevi dell'Alaska nella disperata corsa per la vita
- Postato il 23 gennaio 2025
- Di Agi.it
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I cani eroi tra le nevi dell'Alaska nella disperata corsa per la vita
AGI - Un focolaio batterico esploso nel gelo dell'Alaska nell'inverno del 1925 e una corsa disperata contro il tempo e il meteo particolarmente ostile. Il 19 gennaio una violenta epidemia di difterite aveva iniziato a falcidiare soprattutto i bambini della città di Nome e minacciava di espandersi rapidamente con conseguenze facilmente immaginabili, che poteva essere scongiurata somministrando il siero il prima possibile. Solo che le scorte più vicine erano a ben 1.700 chilometri di distanza, nella città di Anchorage, e la stazione dei treni più prossima si trovava a Nenana, a oltre mille. Impossibile utilizzare una nave, perché la sicurezza della via marittima era minacciata dalla presenza di iceberg, e pure quella aerea era preclusa dalle proibitive condizioni atmosferiche con punte di 40° sottozero e vento forte. Quella corsa da Nenana a Nome si poteva fare solo con una mossa disperata e di estremo coraggio, affidandosi alle mute di cani da slitta che solitamente trasportavano la posta lungo il tracciato delle piste. La distanza dai due centri era coperta in media dai corrieri in 25 giorni. Tutto quel tempo, però, non c'era affatto.
Cinque giorni senza un attimo di respiro e a tutta velocità tra i ghiacci
Per l'ultima possibilità di stroncare l'epidemia prima che dilagasse aumentando la già pesante contabilità della morte, venne allora organizzata una staffetta con venti mute di cani, la prima partita il 27 gennaio, l'ultima arrivata a Nome alle sei del due febbraio, ognuna in media con tappe di poco più di 80 chilometri. Uomini e cani ci riuscirono in appena cinque giorni. Il primo musher che trasportava quel pacco vitale di circa nove chili di peso, contenente trecentomila dosi di antitossine, era Edgar Bill Shannon, quello che arrivò alla meta finale Gunnar Kaasen. In mezzo, Edgar Kalland, Green, Johnny Folger, Titus Nikotai, Dave Corning, Henry Pitka, McCarty, Edgar Noller e il fratello George, Tommy Patsy, Koyokuk, Victor Anagick, Myles Gonagnan, Leonhard Seppala nel tratto più ostico e più lungo, Charlie Olson che consegnò i medicinali a Kaasen per l'ultimo sforzo. Ma nella storia non ci entrò un uomo, bensì un cane, un esemplare di husky di nome Balto, di proprietà del norvegese Seppala, accolto a Nome da un tripudio e celebrato subito con un cortometraggio e due anni dopo, nel 1927, con una statua posizionata a Central Park, a New York.
Balto diventato subito famosissimo, ma il vero protagonista si chiamava Togo
Le cose non andarono proprio secondo il racconto nell'immediatezza, e neppure come, in versione romanzata e coinvolgente, ha narrato nel 1995 il celebre e fortunato cartoon prodotto da Steven Spielberg, «Balto», che ha fatto commuovere il mondo. A fornire una versione diversa, ma travolta dall'originaria semplificazione delle cronache, era stato lo stesso Seppala che all'epoca era considerato il miglior guidatore di cani da slitta dell'Alaska, secondo la miglior tradizione degli inuit. Il vero eroe si chiamava Togo (chiamato come l'ammiraglio giapponese che aveva vinto la battaglia navale di Tsushima nel 1905 contro i russi), che sotto la sua guida aveva infatti percorso l'incredibile distanza di 146 chilometri: era il cane da slitta leader, un Siberian husky, il più veloce di tutti e il più tenuto in considerazione dal suo padrone, proprietario e addestratore anche di Balto che però giudicava capace solo di compiti ordinari come recapitare la posta attraverso le piste di sleddog. Ma era accaduto che a portare le antitossine salvavita dopo 127 ore e mezza di un'impresa epica, per l'ultimo tratto, era stato Balto, e così lui e Kaasen erano diventati immediatamente gli eroi della Serum Run da portare in trionfo.
Il trionfo, il tramonto, la leggenda e i film di Spielberg e Disney
Nella prima ondata di celebrità, Balto e il suo conduttore erano stati invitati a fare un giro trionfale per gli Stati Uniti, mentre Kaasen provava a ristabilire i ruoli, avvalendosi anche del supporto del celebre esploratore e connazionale Roald Amundsen che era suo amico. In seguito mentre Togo aveva continuato nella sua attività, Balto era stato ceduto assieme ai suoi compagni di slitta per diventare attrazione di un circo. Quando un commerciante di Cleveland si accorse casualmente del loro scadimento fisico lanciò una sottoscrizione radiofonica per acquistare i sette cani alla quale risposero con entusiasmo i bambini delle scuole. L'husky più famoso della storia finirà così nello zoo di Cleveland, amorevolmente assistito dal veterinario in una vecchiaia costellata di numerosi acciacchi rimediati in una vita avventurosa tra le nevi e i ghiacci dell'Alaska.
Alla sua morte, avvenuta nel 1933 a 14 anni d'età, il corpo di Balto venne imbalsamato e ancora oggi è in esposizione al Museo di storia naturale di Cleveland. Anche Togo, morto a 16 anni nel 1929 per eutanasia, era stato imbalsamato ed era finito in un analogo museo, ma in Alaska, e solo nel 2019 con una produzione Walt Disney e poi di nuovo nel 2020 sarebbe stato celebrato dal cinema. Anche per lui una statua nel Seward Park di Manhattan, ma senza essere popolare come il più fortunato collega dell'impresa del 1924. Seppala si è spento novantenne a Seattle, nel 1967. Il mito della “Corsa del siero” è sopravvissuto a tutti.
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