“I Brunoriani preferiscono stare seduti. C’è pigrizia insita in noi”. Siamo stati al concerto di Brunori a Salerno e ci è piaciuto parecchio

  • Postato il 18 luglio 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Uno spettacolo nello spettacolo. Quando Brunori Sas sale sul palco sai già che assisterai a qualcosa che va oltre un semplice concerto. Per quelle due ore di spettacolo, Dario è un grande musicista ma anche un intrattenitore e, sì, un comico. Cabarettistica e satira. Ma anche – insolitamente – un ballerino e una rockstar (anzi un cantautore che intepreta il ruolo della rockstar). Ah certo, sì, canta, con quella voce inconfondibile che fa sobbollire le emozioni.

Sul lungomare di Salerno il clima è familiare. Un palco vista mare e poco più di tremila sedie. “I Brunoriani preferiscono stare seduti. C’è pigrizia insita in noi”, così si presenta Dario al suo pubblico mentre canta “Al di là dell’amore”. È proprio questo il compito di Brunori: accompagnare i suoi – pigri – fan in un viaggio che parta dal disincanto del mondo reale e li porti verso un mondo nuovo, fatto di malinconia, ma con un pizzico di felicità e un barlume di speranza che entra nella stanza come flebile luce del mattino. E sai che quando ti alzerai da quella sedia, ti sentirai più leggero.

Leggero, come Brunori Sas che danza libero per il palco sotto gli squilli di tromba. “Non so se avete notato, ma sono anche un ballerino. Era la mia prima passione prima di cantare. Mi ha chiamato Roberto (Bolle, ndr) implorandomi ‘non entrare nel suo mondo”. E allora le risate si ripetono, con Brunori che diverte e si diverte. E poi, con quell’ironia leggera e pungente, racconto il mondo “Secondo me”. In un tempo in cui l’opinione altrui è sempre meno rivelante. Dario diventa l’anfitrione della piazza e il pubblico pende dalle sue labbra. E allora “Applaudite per riempire il mio ego” grida. Poi torna serio. Il finto fare tirannico dura pochi secondi. Guarda verso l’alto e sorride malinconico. “Come stai”, sussurra. Più che una canzone, è un messaggio al padre Bruno, che sicuramente lo starà guardando divertito.

Spazia, Dario. Prima la chitarra classica, poi quella elettrica e infine il piano. E sai già che quando si siederà sullo sgabello saranno lacrime. Le note lente e malinconiche ti riportano indietro, agli anni passati e ai primi amori. A quelle persone divenute importanti e poi sparite con uno schiocco di dita, a volte loro, a volte tuo. E che ora speri di rivederle fugacemente in un supermercato. Magari mentre compri la verdura. Poi da rockstar vissuta si ferma. “Facciamola la pantomima dell’ultimo brano dai”, ripete divertito. “Me ne posso mai andare senza aver fatto quelle due-tre canzoni lì?” Ne segue il ritorno in pompa magna, accolto dagli applausi di quei pigri Brunoriani che si stanno pian piano sciogliendo mentre si asciugano una lacrima dal viso. Ma il concerto è in famiglia, si sa. “Fiammetta non avvicinarti alle casse”. Un siparietto autentico e non preparato, con la figlioletta ancora sveglia sotto il palco che sente cantare papà (e mamma). Proprio adesso, quando Dario introduce la “canzone più ruffiana che abbia mai scritto”. E lo fa con la solita ironia travolgente. “Con il codice 010, canta l’Albero delle Noci”. Un racconto che lo riporta indietro e lo proietta al futuro, vedendo crescere la musa che lo ha ispirato, proprio quella piccola Fiammetta che brucia di vita ai piedi del palco. Dario è anche sacro. “Nel nome del padre, del figlio, e dello spirito Sas”, si lascia andare. Peccato, comunque, di non aver assistito a una proposta di matrimonio, racconta. Ormai è così usuale ai concerti… “Non scrivo tormentoni, ma tormenti”, ammette. Perché del resto rimane quel cantante con la chitarra classifica che suonava vicino al falò anche se la barba è più bianca. E si sta lì, ‘incollati’ alla sedia a ricordare quegli amori fugaci che puntualmente vanno via, come la fine dell’estate. È la penultima fermata del viaggio. Allora il suo popolo si sveglia, risorge dalla pigrizia e accoglie “La Verità” brunoriana. In piedi. Trionfante. È la fine. Due ore che volate via. “Ci siamo scialati stasera”, dice sorridendo Dario mentre abbraccia la sua Simona. Anche noi, verrebbe da dire.

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Il Fatto Quotidiano

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